Che era forte e giovane si sapeva, ma nessuno si aspettava così tanto da lui. Ieri pomeriggio al Westfalenstadion il muro giallo e il Bayer Leverkusen hanno assistito alla prima da grande protagonista di Jadon Sancho. Il nativo di Londra, ex Manchester City e classe 2000, diciotto anni compiuti giusto lo scorso mese ha dominato il match contro le Aspirine con una prestazione da trascinatore e da vera stella di questo gioco: un gol, due assist, sette key passes (ovvero passaggi che hanno portato ad un tiro). Numeri da Messi o Cristiano Ronaldo, tanto per intenderci.
Peter Stöger gli ha sempre dato fiducia sin dal suo arrivo in panchina e a Gennaio aveva iniziato a lanciarlo da titolare ottenendo buone prestazioni soprattutto in fase di creazione del gioco, mentre in fase di rifinitura si erano già intraviste alcune pecche. Pecche che si sono ripresentate anche ieri pomeriggio, quando tutto solo davanti a Ozcan si è fatto neutralizzare il tiro che valeva l'1-0, ma che si sono dissolte pochi minuti dopo, quando in una situazione più complicata è riuscito a battere il portiere delle Aspirine con un bel tiro a giro sul secondo palo. Il gol ha sbloccato il risultato e soprattutto ha sbloccato Jadon, che da lì in poi è salito in cattedra con numeri d'alta scuola, ma mai fini a sé stessi, sempre utili a raggiungere uno scopo, che fosse il tiro o l'assist poco importa. Clamoroso, in questo senso, la serie di finte fatte per ubriacare i difensori del Leverkusen attirandoli tutti a sé e liberando così Götze, che poi spreca aspettando troppo prima di tirare.
Tecnica, rapidità nelle giocate e velocità sul lungo. Jadon Sancho ha tutto per diventare il dominatore dei prossimi quindici anni, a partire dalla testa e dall'ambiente che si è scelto per crescere. Dortmund è da anni una fucina di talenti non indifferente e la tranquillità con cui si può giocare nel Nord-Est della Germania fa tutta la differenza del mondo. L'impressione è che Sancho sia il nuovo oro dei gialloneri e dell'Inghilterra, nazione pronta a dipendere dai suoi piedi negli anni a venire e che lo avrebbe potuto utilizzare già nei prossimi Mondiali di Russia, se i problemi ai legamenti non lo avessero tormentato per gran parte della stagione.