Marko Pjaca saluta la Juventus, perlomeno temporaneamente. Il croato ha ormai pienamente recuperato dalla rottura del crociato della seconda parte della scorsa stagione, ma per lui non c'è spazio nello scacchiere di Max Allegri; perlomeno, non quanto necessiterebbe per poter tornare al top in tempi brevi, con l'obiettivo di esserci per la propria Nazionale in occasione dei prossimi Mondiali. Ecco che è spuntata dunque la soluzione del prestito secco per i bianconeri, che per sei mesi hanno scelto di parcheggiare il croato allo Schalke 04, con l'obiettivo di valutare nuovamente il tutto al termine della stagione.
Gli Knappen occupano il secondo posto in Bundesliga, dove distano ben undici punti dal Bayern Monaco capolista, e grazie alla guida di Domenico Tedesco hanno costruito un sistema particolarmente moderno, che inizialmente si disponeva con un 3-4-2-1, ed in seguito si è evoluto un 3-5-2. Nel reparto offensivo, in particolare, a fare le spese di questo cambiamento è stato Amine Harit, nelle ultime settimane spesso in panchina in favore di Franco Di Santo; in questo modo Leon Goretzka è potuto tornare nella sua posizione abituale, da "semplice" mezzala. Il giocatore fondamentale negli schemi è però l'altro centravanti, Guido Burgstaller, giocatore dalle grandi doti associative, che di recente ha migliorato anche le proprie abilità all'interno dell'area di rigore (fra tutte le competizioni, nel 2017-2018 sta tenendo una media di un gol ogni 175'). Si tratta di un sistema abbastanza prolifico (1,64 reti a partita), che va in gol consecutivamente dal 23 settembre, data fra l'altro dell'ultima sconfitta (arrivata contro l'Hoffenheim, per 0-2).
Un contesto che sembra insomma l'ideale per un giocatore come Pjaca, che potrà inserirsi insieme a Konoplyanka, Embolo e gli altri attaccanti già citati per garantire una maggior qualità nelle rotazioni. Lo slavo potrebbe facilmente acquisire i movimenti per muoversi nel duo alle spalle del centravanti nel sistema più "vecchio", per cui forse lui stesso è più adatto: posizionandosi nell'half-space di sinistra, l'ex juventino potrebbe trovare gli spazi favorevoli per liberare la sua combinazione di tecnica ed esplosività fisica. Guardando invece più realisticamente al suo inserimento nel 3-5-2, egli dovrebbe un po' adattarsi per prendere il posto da seconda punta, sostituendo Di Santo con caratteristiche completamente diverse, molto più associative ma al contempo meno adatte alla fase più strettamente realizzativa, quella in cui il classe 1995 ha mostrato i maggiori limiti finora; fosse questo il contesto in cui trovare spazio, per il giovane l'obiettivo potrebbe essere più arduo del previsto.
C'è comunque da dire che lo slavo rappresenta un inedito rispetto a tutti i calciatori a disposizione di Tedesco: il suo arrivo, se accompagnato finalmente da un fisico al 100%, potrebbe anche cambiare un po' le carte in tavola. Già a Torino, in diversi allenamenti, l'allora numero 20 è stato provato da punta; chissà che a Gelsenkirchen non venga riproposta questa situazione, per dare ancora minori riferimenti, ma senza rinunciare alla fisicità di un centravanti classico, di cui Pjaca sicuramente dispone. La cosa importante, comunque, è che il ragazzo trovi spazio: il resto, vista la quantità di talento, verrà da sé, anche grazie alle eccezionali doti del suo nuovo allenatore, nei prossimi sei mesi.