Estati impegnate tra calciomercato e ricostruzioni interne, per cancellare una stagione che è sembrata piuttosto una macchia di inchiostro sulla pagina della storia. Le tre grandi deluse della scorsa annata di Bundesliga, tarando aspettative, svolgimento della stessa e talento a disposizione, sono state Wolfsburg - salvatosi addirittura al playout, ma alle prese con questioni forse più ampie rispetto al solo campo di calcio - Schalke 04 e Bayer Leverkusen. Queste ultime due in particolare hanno storie simili, quasi parallele, sia nella caduta che nella ricostruzione e nel tentativo di rilancio, squadre vicine non solo geograficamente (un'ora di macchina separa Gelsenkirchen da Leverkusen), ma anche come pensiero, almeno per il momento.
Il primo punto in comune, come detto, è rintracciabile nel rovinoso calo che ha contraddistinto le due realtà nella stagione scorsa, in quella che doveva essere per entrambe una sorta di punto di partenza, rivelatosi invece tutt'altro, piuttosto una fine. Il Bayer di Schmidt impazzisce del tutto ed entra in un vortice negativo insieme al neo-tecnico Tayfun Korkut, il "normalizzatore" che piuttosto porta danni e non benefici a una squadra che forse non si sarebbe più ritrovata. Poco più a nord, invece, prendeva il via a settembre - con cinque sconfitte in fila - l'esperienza di Weinzierl sulla panchina dello Schalke, un inizio dannoso per il morale della squadra, la quale assapora il crollo e continua le proprie prestazioni altalenanti, fallendo l'accesso all'Europa con un misero bottino finale di 43 punti, due in più dei vicini di casa.
L'estate ha portato novità da ambo le parti, soprattutto in panchina. Entrambe le società avevano però messo gli occhi sullo stesso uomo, Domenico Tedesco, il trentenne originario della Calabria, ex ingegnere alla Mercedes: sceglierà Gelsenkirchen, le aspirine si accontentano di un altro uomo proveniente dalle basse categorie, l'ex stella del Dortmund Heiko Herrlich, reduce da una doppia promozione (dalla quarta alla seconda serie) con il Regensburg. Un po' poco, forse, per una squadra di Bundesliga, ma l'esperienza a livello di campo fa la sua parte, così come il coraggio è un'arma determinante per Tedesco, nel prendere le decisioni anche impopolari.
L'ex ingegnere ha ad esempio detronizzato il capitano Benedikt Howedes, togliendogli la fascia e rilegandolo ad un ruolo di comprimario, così il numero quattro ha scelto di passare alla Juventus. Una scelta fortissima che non è stata particolarmente digerita dalla tifoseria, la quale può però aver cambiato idea notando l'ottimo lavoro di Tedesco nelle prime uscite stagionali, sebbene al momento i risultati non abbiano ancora raggiunto una certa costanza. Lo stesso vale dall'altra parte per il Bayer, che in estate ha di fatto perso i due pezzi più pregiati all'interno del proprio roster, Hakan Calhanoglu e Javier Hernandez, coloro che spesso e volentieri toglievano le castagne dal fuoco nei momenti di difficoltà, oltre a certezze come Kampl e Toprak. Una ricostruzione forse differente rispetto a quella di Gelsenkirchen, basata però, allo stesso modo, su un gruppo giovane e solido.
Tra i veterani da rivitalizzare - Konoplyanka allo Schalke, Bellarabi a Leverkusen - e le giovani promesse da lanciare in definitiva e da portare ad uno status di star - Goretzka, Meyer ed Embolo, così come Brandt, Havertz ed Henrichs - si inseriscono anche le incognite che diventano chiavi: Lucas Alario per le aspirine, Amine Harit tra i minatori. Pezzi nuovi, costati cifre differenti, nomi e prestigio opposti, ma con un chiaro punto in comune, la possibilità entro breve tempo di tenere in mano, attraverso il loro rendimento, la squadra ed i risultati che può conseguire.
Partono da loro due tutti gli auspici sul futuro, sia a Gelsenkirchen che a Leverkusen: la costruzione di un futuro con una rosa attualmente giovane, che tollererebbe la perdita di elementi chiave anno dopo anno (Goretzka e Brandt indiziati principali) è l'obiettivo comune di entrambe le dirigenze, per tornare così ad essere tra le principali realtà di Bundesliga, non solo a livello di piazza, ma anche tecnico. Il passo è però lungo: pochi chilometri distanziano le due città, ancora molti il ritorno al vertice delle due squadre di calcio.