Domani, venerdì 16 giugno, inizierà il Campionato europeo di Calcio under 21. Come ben sappiamo si giocherà in Polonia, dove hanno potuto accedere solamente 12 delle 52 squadre ammesse alla qualificazione. Tra queste, c’è anche l’Italia di Luigi Di Biagio, che anche se qualificatasi in terza fascia solo l’11 ottobre 2016, ha tutte le intenzioni di arrivare sino alle battute finali della competizione.
È ragionevole sperarlo, è doveroso crederlo: la nazionale under 21 che si accinge ad affrontare questa sfida è senz’altro una delle maggiori potenze sul campo, e detiene serie possibilità di arrivare tra le prime 4 del torneo (come ribadito dalle dichiarazioni del Presidente della FIGC Carlo Tavecchio, che segna la semifinale come obiettivo minimo). In tutta onestà, anche se possono risultare piuttosto opprimenti, le parole di Tavecchio possiedono una loro legittimità. Questo gruppo è uno dei più “esperti” del palinsesto (i ragazzi insieme hanno già scavalcato le 1000 presenze in Serie A), e può vantare singoli elementi che di certo superano la media qualitativa dei giocatori militanti in questo europeo. Talento, esperienza, qualità, e carattere: questi sono gli ingredienti in cui la nazionale cadetta di Di Biagio abbonda, ma anche se il tecnico sa bene di avere un’arma potentissima tra le mani, preferisce ghiacciare (giustamente) l’ambiente con un “ci vuole umiltà” chiaro e tondo, timbrato nella conferenza stampa pre-partenza.
Ma cerchiamo di mettere ordine: da chi è formato questo gruppo di giovani promesse? Molti di loro li avrete senz’altro potuti osservare quest’anno in Serie A, altri invece provengono dalla cadetteria.. ma generalmente sono ragazzi di cui si sente parlare più o meno spesso. Il punto forte di questo blocco è sicuramente l’omogenea distribuzione della qualità, mi spiego meglio: se quasi in tutte le altre pretendenti abbiamo qualche scintilla, isolata, di puro talento, nel nostro caso (come quello di Inghilterra, Spagna e Portogallo su tutte), possiamo disporne in tutti i settori del campo, e non solamente avere qualche macchia a sé stante. Questo è un enorme vantaggio, perché possiamo pensare di controllare la partita attraverso il possesso del pallone, e di far girare a vuoto l’avversario grazie alla tecnica superiore in ogni zona del campo, da parte dei nostri.
Ora, dopo aver parlato piuttosto generalmente della situazione, addentriamoci per sviscerare più nel dettaglio le cellule dell’organismo degli azzurrini.
PORTIERI: una botte di ferro
Tra le stelle più scintillanti della competizione, c’è sicuramente il portiere titolare della nostra nazionale: Gianluigi Donnarumma. Da tempo un europeo under 21 non ospitava un portiere di livello simile, e dire che il giovane goalkeeper del Milan è stato strappato dal gruppo della nazionale under 20 - che in Corea del Sud ha da poco terminato i Mondiali - per una causa ritenuta più delicata, come l’imminente europeo. 18enne da appena qualche mese, titolare nel Milan da un anno e mezzo a questa parte, 68 presenze in Serie A, e addirittura 4 apparizioni anche nella nazionale maggiore di Giampiero Ventura. Viene considerato, al momento, l’erede principale di Gianluigi Buffon, e questo per quanto mostrato in termini di carisma, talento, e personalità, nella sua breve (ma precoce) carriera.
A completare il trio, disponibili Simone Scuffet ed Alessio Cragno: il primo reduce da una stagione a fari spenti, causa Karnezis; l’altro, uno degli eroi della promozione del Benevento in Serie A. Scuffet però, al momento, parte da secondo portiere: ha già esordito nella nazionale maggiore, ha 2 anni in più del collega fiesolano, e può vantare 24 presenze in Serie A.
DIFESA: la tradizione continua
La scuola italiana è sempre stata nota, storicamente, per essere una delle migliori fucine di talenti, quando si parla di difensori. A tenere alta la bandiera di questa gradevole nomea, ci saranno giocatori dall’enorme potenziale, sia atletico che tecnico, come Rugani e Caldara (coppia centrale, entrambi di proprietà della Juventus), supportati sulle fasce da veri e propri mezzofondisti come Conti e Barreca, entrambi affermatisi positivamente nella stagione appena terminata, rispettivamente con Atalanta e Torino.
Il grande assente è Alessio Romagnoli, difensore centrale del Milan, che salterà preventivamente il torneo dopo i ripetuti problemi al ginocchio sinistro accusati nell’ultimo mese. Mancanza pesante, è vero, ma le alternative agli azzurrini non mancano: sulle fasce sono pronti a subentrare Murru e Calabria, due giocatori dall’età e dall’esperienza differente: il cagliaritano ha già raggiunto quota 70 presenze in Serie A, mentre il terzino destro milanista si ferma a 19. In mezzo, per far rifiatare la coppia titolare, ci saranno Alex Ferrari (reduce dalla promozione con l’Hellas Verona) e Biraschi, che ha ben figurato nell’ultimo spezzone di stagione con il suo Genoa.
CENTROCAMPO: l’imbarazzo della scelta!
I problemi, qui, sono tutti per Di Biagio. Il modulo prediletto dal mister romano è il 4-3-3, che, in questa nazionale, taglierà fuori sicuramente alcuni giocatori di assoluto valore. Parliamoci chiaro, questo non è un delitto: l’Italia potrà avere, nel suo reparto mediale, un'ossigenazione costante e di qualità, che alla lunga, in tornei con impegni ravvicinati di questo genere, potrebbe rappresentare un fattore decisivo. Uno di questi “sacrificati” è il talentuoso 18enne Manuel Locatelli, che come Donnarumma è stato sottratto all’under 20 di Evani per preparare al meglio questo europeo. Il giovanissimo centrocampista del Milan, che quest’anno ha totalizzato 27 presenze in Serie A (condite anche da due splendidi gol), ha già messo sul piatto le sue qualità tecniche e personalità, dimostrando di potersi affermare ad un certo livello. Un altro escluso d’eccezione potrebbe essere Danilo Cataldi, centrocampista della Lazio, in prestito al Genoa, che nonostante i suoi 22 anni ha già compiuto 3 stagioni nella massima serie (60 presenze). Cataldi avrebbe di certo le carte in regola per giocare come titolare, come dimostrano le 19 volte con gli azzurrini, ma probabilmente, in questo contesto, rischia di scalare a “prima riserva”. A completare il ventaglio delle riserve ci saranno Grassi e Garritano (utilizzabile anche come esterno d’attacco), rispettivamente militanti all’Atalanta ed al Cesena, che senza dubbio se chiamati in causa, potranno alleggerire le mansioni dei titolari con una buona qualità. Grassi è una mezzala moderna, dinamica ed intelligente, mentre il cosentino è decisamente più estroso, elettrico, fantasioso.
Ma ora, veniamo al trio titolare, che dovrebbe essere formato da Gagliardini, Pellegrini, e Benassi. Gagliardini è esploso nella stagione appena conclusasi, la sua prima vera in Serie A, dato che in quella 2015/16 il 23enne talento orobico disputò solo una gara, con la sua Atalanta. Evidentemente Gasperini deve aver toccato i tasti giusti, perché Gagliardini, dopo sole 14 partite di Serie A, è stato acquistato dall’Inter per la cifra 25 milioni di Euro, e sin da subito si è ritagliato un ruolo da titolare inamovibile anche nella formazione di Pioli.
È stata la stagione che ha acceso la scintilla, in maniera similare a Lorenzo Pellegrini, 20enne centrocampista del Sassuolo, in prestito dalla Roma, che quest’anno è salito in cattedra totalizzando, in 34 presenze, ben 8 gol ed altrettante assistenze (ha trovato la gioia della prima rete anche in Europa League, contro il Rapid Vienna). È probabilmente uno dei prospetti più solidi per il futuro della nazionale maggiore di Ventura, che lo osserverà senz’altro con estrema attenzione nel corso di questo torneo. Infine, ecco il capitano, Marco Benassi: classe ’94 come Gagliardini, scuola Inter, gioca nel Toro, già a quota 111 presenze in Serie A, e 29 con la nazionale under 21. La sua esplosione è riconducibile alla stagione 2013/14, in prestito al Livorno, quando in 20 partite un 19enne Benassi riuscì a segnare 2 gol ed a fornire 4 assist. Non bastò per salvare la squadra toscana, che retrocesse, ma le sue prestazioni furono sufficienti per convincere il Torino che su di lui si poteva investire. Ci vide giusto Cairo, perché adesso Benassi è uno dei centrocampisti più giovani e completi in circolazione. È dotato anche di una personalità fuori dal comune, perché già a 23 anni, nel suo Torino, gioca con la fascia di capitano incollata al braccio. Un ragazzo (quasi uomo) dal carisma smisurato, che senz’altro sarà il leader della rosa in questa missione polacca.
ATTACCO: forza e fantasia
Anche qui, siamo pieni zeppi di talento e creatività. A dominare la scena sono nomi pesanti come quelli di Berardi e Bernardeschi: i due si contenderanno un posto da titolare sull’out di destra, essendo entrambi mancini, abili dribblatori, ed eccezionali nel tiro dalla distanza. Berardi viene da una stagione controversa, che frena leggermente il suo vertiginoso andamento, dopo i mesi autunno-vernini passati ai box, ed il successivo risveglio primaverile; i 10 gol messi a segno in totale (5 in Serie A, e 5 nelle qualificazioni di Europa League) sono un bottino leggermente povero per un talento simile, che ha dimostrato però di saper incidere profondamente, quando conta per davvero (suoi 5 degli 8 gol contro Stella Rossa e Lucerna, che hanno portato il Sassuolo in Europa per la prima volta nella storia).
Bernardeschi invece ha probabilmente trovato il suo picco di maturità in quest’annata turbolenta, sotto la guida di Paulo Sousa. Trascinatore e faro della sua Fiorentina, il giovane numero 10 ha portato nello zainetto parecchie pressioni e responsabilità, esaltandosi in questo ruolo di leader in campo. Infatti, la sua stagione ha fatto registrare numeri senza precedenti: non ha mai segnato così tanto, trovando per 14 volte la via del gol, tra Campionato, Coppa Italia, ed Europa League. Il suo marchio di fabbrica, così come per Berardi, è il mancino a giro dalla distanza. Non è inoltre da escludere che Di Biagio possa far esibire in concomitanza le due stelle azzurrine, dato che Bernardeschi ha un lieve, brevissimo passato come esterno sinistro.
Bernardeschi però non è il solo giglio viola ad esser sbocciato: quest'anno abbiamo potuto ammirare la crescita di Federico Chiesa, giovanissimo talento classe 1997 cresciuto nella Primavera della Fiorentina. Quest'anno per la prima volta viene portato nella squadra maggiore, ed è lì che farà vedere il meglio di sé: personalità impressionante, giocate frizzanti ed imprevedibili, palloni lavorati con grande qualità ed enorme conoscenza del gioco. Avrà davanti a sé due mostri, come il suo omonimo compagno di squadra, e Domenico Berardi, ma siamo piuttosto sicuri che Chiesa saprà dire il suo quando verrà chiamato in causa.
Così come abbondano gli esterni offensivi (anche Garritano può ricoprire quel ruolo), anche i centravanti di peso non mancano: i due nomi che hanno avuto la meglio su tutti sono Andrea Petagna dell’Atalanta e Alberto Cerri della Juventus Primavera (che abbiamo visto in azione con le maglie di SPAL e Pescara). Sono due attaccanti similari, dal fisico granitico e dall’elevata forza muscolare. Hanno entrambi armi importanti come il colpo di testa, ma a dire il vero non sono prime punte goleador, dato che insieme quest’anno hanno totalizzato solamente 9 reti. Amano maggiormente servire le esigenze della squadra, tenere il pallone per far risalire il gruppo se questo è in difficoltà, e sfruttare il gap atletico con il difensore avversario. L’attacco degli azzurrini è un mix (speriamo letale) tra forza e fantasia, tra braccia e cervello, tra sudore e talento.
Con una squadra del genere, puntare in alto non è sfacciataggine, è ambizione. Che la caccia al sesto europeo abbia inizio! Buona fortuna azzurrini!