Il vero valore degli uomini salta fuori quando la loro vita è appesa ad un filo. Il loro coraggio e la loro forza di volontà risplendono sotto la luce della grande impresa. Ed è proprio un'impresa epica, quella che serve all'Italia di Ventura per accedere ai Mondiali in Russia senza passare dai temuti play-off. Gli azzurri hanno dato prova di essere squadra in più occasioni, dal pareggio interno con gli iberici alla vittoria in extremis con la Macedonia. La Spagna ha dalla sua il coltello della differenza reti, che si insinua nelle viscere di un'Italia priva di rimpianti, ma che dovrà fare i conti con le Furie Rosse nel loro tempio prediletto: il Santiago Bernabeu. E' un' arena che evoca sempre ricordi dolci, ma il 2 settembre sarà solo battaglia all'ultimo sangue.
In uno dei gironi più difficili, l'Italia targata Gianpiero Ventura ha saputo destreggiarsi alla grande. D'altronde, un risultato simile non poteva essere scontato dopo la fine del "mini-ciclo" di Antonio Conte. Di quella nazionale sono rimasti in pochi, complice un processo di rinnovamento necessario e tuttavia fertile, ma quel manipolo di fedeli rappresenta ora il pilastro del nuovo corso. Parlo dei vari Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, De Rossi, Candreva ma aggiungerei anche Eder e Darmian. L'impresa spagnola dovrà passare necessariamente da loro, che hanno guardato più volte in faccia la sconfitta e le hanno sussurrato di volersi divertire ancora un po'. Il carisma, la personalità e l'attaccamento ad una causa non sono valori alla portata di tutti, o acquistabili in un supermercato, ma rappresentano la spada e lo scudo migliori che un campione possa pretendere.
La Spagna è forte, davvero. Gli iberici hanno dato nuova linfa ad un ciclo che pareva terminato (e infatti Del Bosque ha pagato per tutti il disastro al Mondiale brasiliano), attraverso il rinvigorimento di alcuni elementi più avanti con l'età, e inserendo in pianta stabile quei giovanotti che andavano solo lanciati. Parliamo di Isco, Thiago Alcantara, Bellerin, Saul e chi più ne ha più ne metta. Accanto a loro, non smette mai di brillare la classe di Busquets, Iniesta, Silva e Ramos. Alcuni sempreverdi, altri addirittura devastanti con l'avanzare dell'età. Per fare lo scherzetto a questa Spagna, l'Italia deve rispondere con la stessa moneta, nonostante alcuni dei nostri punti fermi siano ultimamente piuttosto allergici agli spagnoli e ai loro surrogati. Il trend è quello giusto, mix di giovani pronti e punti fermi d'esperienza, a fare da chioccia in un discorso già ben avviato. E' vero, non bisogna esaltarsi per una vittoria contro il Liechtenstein, ma per noi italiani (non proprio avvezzi alle goleade) la partita di ieri sera è stata una bella boccata d'ossigeno. Ci ha ricordato che la nostra Serie A è ancora capace di dar lustro a tanti grandi campioni, e che altri ancora sono già in cammino sulla retta via. Insigne, Bernardeschi ma anche Belotti e Ciro Immobile. Questa Italia è davvero spregiudicata, la Spagna andrà messa in difficoltà col nostro entusiasmo, col cuore che abbiamo dimostrato anche in un quarto di finale di un Europeo, con una squadra non propriamente superiore, ma che ci ha permesso di interrompere una maledizione che al cospetto degli iberici sembrava invulnerabile.
La Spagna andrà attaccata e chiusa all'angolo, la verve dei nostri sulle fasce potrà fare la differenza, se è vero che il reparto difensivo degli azzurri non ha davvero eguali. Molto importante sarà la scelta del compagno di fianco a De Rossi, per comporre la diga di centrocampo, a meno che Ventura non voglia optare per un 4-3-3 più speculare rispetto ai nostri avversari. La paura non dovrà toccare il cuore degli azzurri durante i novanta minuti, ma ci vorrà una buona dose di rispetto ed umiltà, valori che un giovane di belle speranze potrebbe trascurare di fronte alle prime vittorie.
La grande impresa si costruisce passo passo, mattone dopo mattone, pezzo dopo pezzo. Probabilmente subentreranno anche molti fattori esterni (la preparazione estiva, la forma fisica, il Santiago Bernabeu, la pressione della vittoria a tutti i costi), ma noi italiani siamo tagliati ad hoc per le sfide impossibili. Il pericolo play-off riguarda più l'imprevedibilità dello scontro da dentro o fuori, che la reale portata dei possibili avversari. Ma l'Italia di Ventura è stata forgiata sulle ceneri di una grande impresa, e come tale ha le ossa e il carattere per compiere ciò che nessuno immagina. Sarebbe il giusto coronamento di un percorso iniziato con una sconfitta (in amichevole contro la Francia), ma capace di prendere una piega inimmaginabile quando le cose si sono fatte più serie. Sarebbe il giusto premio per un popolo che anche ieri, alla Dacia Arena, ha dimostrato tutto il suo valore e che, dal 2006, aspetta un'altra occasione per cantare a squarciagola i nomi dei propri beniamini.