Al 44' minuto del primo tempo dell'andata dei quarti di finale di Champions League contro il Bayern Monaco all'Allianz Arena, il Real Madrid di Zinedine Zidane fronteggiava un calcio di rigore (inesistente), concesso dall'arbitro Rizzoli per fallo di mano di Dani Carvajàl su tiro di Frank Ribery. Dal dischetto Arturo Vidal, già autore del gol del vantaggio dei bavaresi, con un colpo di testa imperioso sul malcapitato Nacho. Tiraccio del cileno, palla in curva e punteggio che rimane sull'1-0.
Il più classico dei momenti sliding doors, quelli che orientano una qualificazione da una parte e dall'altra. Sbagliato il penalty, il Bayern di Carlo Ancelotti ha arretrato il baricentro, fino a rimanere in dieci per l'espulsione del lentissimo Javi Martinez, poco dopo aver subito il gol del pari, un colpo da attaccante consumato di Cristiano Ronaldo. Proprio il fuoriclasse portoghese avrebbe poi raddoppiato per i merengues, sfondando il muro di gomma rappresentato da Manuel Neuer, oppostosi in tutti i modi alla marea montante degli avversari (decisive e fantastiche le parate sullo stesso CR7, Bale e Benzema). Ecco come un Real che poteva chiudere il primo tempo sotto 2-0, ha finito per espugnare ancora una volta l'Allianz Arena, facendo un bel passo avanti verso la qualificazione alle semifinali. I campioni d'Europa hanno dimostrato di essere squadra esperta, con un tasso di talento diffuso attualmente estraneo alle altre big della competizione. Basti pensare che in panchina, al fianco di Zidane, c'erano Isco, James Rodriguez, Kovacic, Morata, Marco Asensio (in tribuna Lucas Vazquez, assenti Pepe e Varane). I merengues hanno sofferto le accelerazioni di Robben (e Lahm) sulla corsia di Marcelo (e Ronaldo), sbandato vistosamente, si sono aggrappati alle corde, ma sono rimasti in piedi, per poi piazzare i colpi del k.o. nella seconda parte della sfida. Fondamentali, in questo senso, le giocate in velocità di Cristiano Ronaldo e Karim Benzema, a lungo imprendibili per Jerome Boateng e Javi Martinez (si è sentita eccome per il Bayern l'assenza di Hummels). Ma è stata tutta la squadra merengue a cambiare passo dopo l'intervallo, alzando il baricentro soprattutto grazie al lavoro dei terzini, Carvajàl e Marcelo.
L'espulsione di Javi Martinez ha fatto il resto, consentendo a un Real sceso in campo con il tradizionale 4-3-3 (mancava solo Varane, o anche Pepe, per completare l'once de gala) di dilagare contro un avversario in dieci. Il Bayern si è trovato in balia delle accelerazioni dei blancos, nella loro miglior versione, quella concentrata e attenta che fa paura al resto d'Europa. Persino Nacho non ha più sbagliato un intervento dopo i balbettii iniziale, mentre sono saliti in cattedra a centrocampo Luka Modric e e Toni Kroos, altro ex di serata, con Casemiro nel ruolo di diga mobile. La differenza l'ha fatta ancora Ronaldo, che ha rotto il digiuno in Champions con uno-due da bomber di razza, che ne conferma l'evoluzione in attaccante d'area e fantastico realizzatore, con Benzema splendido nel ruolo di sparring partner in grado di aprire gli spazi. L'unica nota negativa è giunta da Gareth Bale. Il gallese, ancora alle prese con il difficile recupero dall'intervento chirurgico alla caviglia, è uscito dal campo dopo un'ora di gioco, per un'infiammazione all'articolazione infortunata. Al suo posto Marco Asensio, il giovane maiorchino che ha stregato Zidane e superato James Rodriguez nelle gerarchie della Casa Blanca. L'1-2 finale sta stretto al Real, che avrebbe dovuto dilagare per mettere al sicuro la qualificazione, anche se il Bayern visto ieri - tra assenze (Lewandowski su tutti), errori difensivi e poca brillantezza negli uomini chiave - non sembra essere in grado di ribaltare l'esito dell'eliminatoria al Santiago Bernabeu.
Ribery e Robben hanno mostrato il peso degli anni e del chilometraggio, in particolar modo una volta rimasti in dieci contro undici, Muller ha confermato di essere un incursore, ma non un centravanti di ruolo, Boateng e Javi Martinez di comporre una coppia difensiva non all'altezza del livello della competizione. E' stata in definitiva la vittoria di Zinedine Zidane, ingiustamente considerato solo come un mero gestore di campioni, in realtà ottimo tecnico, in grado di individuare nel turnover l'arma in più della sua squadra, e di presentare Ronaldo e Benzema in condizioni smaglianti nella fase più calda della stagione.