È uno dei migliori talenti del Borussia Dortmund di Jurgen Klopp, trascina i gialloneri al doppio titolo di Germania nel 2011 e nel 2012 e diventa un idolo della Sudtribune. Poi, nel 2013, lo sgarbo del passaggio ai rivali del Bayern Monaco, pensando di fare il definitivo salto di qualità. Tuttavia Mario Gotze non fa i conti con Pep Guardiola, con il quale nasce un rapporto conflittuale che complica i piani del trequartista tedesco.
La prima stagione è altalenante dal punto di vista personale, ma vince campionato, coppa di Germania, Supercoppa Europea e Mondiale per Club al primo colpo. L’estate 2014 può rappresentare un nuovo trampolino per entrare nelle grazie di Guardiola: stadio Maracanã, finale di Coppa del Mondo contro l’Argentina, Mario entra a 2 minuti dalla fine dei tempi regolamentari. Si va ai supplementari, mancano solo 7 minuti ai calci di rigore. Cross dalla sinistra di Schurrle, stop di petto e girata in diagonale di Gotze che batte Romero e permette alla Germania di issarsi sul tetto del mondo.
Dopo quella notte, le offerte di trasferimento fioccano, ma lui decide di rimanere in Baviera. La situazione non cambia. La filosofia di Guardiola non fa per Gotze che sembra sempre spaesato nonostante il minutaggio concessogli sia abbondante. Anche in quella occasione il Bayern vince il campionato, ma esce in semifinale di Champions per la seconda volta consecutiva. In estate i bavaresi acquistano Arturo Vidal dalla Juventus e si apre uno scenario interessante per il tedesco: l’approdo in bianconero. Alla fine il trasferimento non si perfeziona e Gotze inizia la terza stagione agli ordini di Pep.
Questa volta anche la sfortuna ci mette lo zampino ed un infortunio muscolare gli fa saltare gran parte dell’annata. Arriva un’altra Bundesliga ed una seconda coppa di Germania, ma la Champions League sfuma per la terza volta in semifinale. Guardiola lascia Monaco per Manchester ed in Baviera arriva Ancelotti. Potrebbe essere l’ennesima svolta, ma il tecnico italiano acconsente alla cessione di Gotze al Borussia Dortmund.
Il ritorno a casa non è affatto facile: Thomas Tuchel riceve dalla società diversi trequartisti molto talentuosi, come Pulisic, Emre Mor, Dembelè e Guerreiro, e l’inserimento del figliol prodigo è tutt’altro che semplice. Trova la via della rete a Varsavia nella prima in Champions, mentre in Bundes manca ancora il timbro. Nonostante le parole di elogio verso il tecnico, attenzione alle evoluzioni di gennaio, un nuovo addio è alle porte.