Alvaro Morata è una fantastica utopia. Un giocatore dalla sue caratteristiche tecniche è infatti un unicum nel panorama calcistico. Classe '92, racchiude in sè tutte le qualità migliori che un attaccante possa avere: forza, velocità, istinto del goal, abitudine a reggere la pressione,  intelligenza e altruismo. L'unica pecca riguarda il  numero di segnature, 79 goal in 205 partite, un goal ogni 3 partite, giustificato da un utilizzo a singhiozzo. Facile, per un giocatore con questo repertorio, montarsi la testa e commettere alcuni errori in grado di compromettere una carriera.

Alvaro Morata non è uno di questi calciatori e dalle interviste appare sempre come un tipo tranquillo, un normale ragazzo di 24 anni. Questa volta l'emozione è forte, si ritorna in quello che è stato lo stadio che lo ha amato negli ultimi 2 anni: "Una grandissima emozione. Ho una gran voglia di giocare a Torino e se mi lasceranno un minuto libero lo passerò in città. Sono stato felice, ho vinto e sono stato vicinissimo ad altre vittorie ancora più grandi e a fare la storia."

Dell'Italia l'attaccante madrileno ha solo buoni ricordi: "È la mia seconda casa, lì ho trovato l’amore e l’Italia è sempre nei miei pensieri: in casa con la mia ragazza parliamo italiano e appena posso vado a Torino o a Mestre e Venezia, lei è di lì. Faccio le vacanze da voi, ormai sono quasi italiano…". Qulacuno ha paventato l'ipotesi di un suo ritorno a Gennaio alla Juve, ma lui smentisce il tutto "È la prima volta che sento una cosa del genere. Impensabile. Sono al Madrid… Detto questo, è chiaro che spero che la Juve vinca sempre, che sono molto juventino e lo sarò sempre. Però non credo sia possibile tornare". A Morata l'esperienza alla Juve non è affatto dispiaciuta (2 scudetti,2 coppe Italia e una finale di champions) e rimangono ancora grandi legami con i suoi compagni di spogliatoio: "Ho una gran voglia di rivedere Giorgio (Chiellini) Leo (Bonucci), Andrea (Barzagli), Gigi (Buffon). Siamo sempre in contatto, ci mandia­mo video, foto, messaggi, voglio loro un gran bene perché io sono arrivato lì che praticamente ero un canterano del Madrid e mi hanno trattato in maniera incredibile. Sarò sempre grato. Chiello, Leo, Andrea mi hanno aiutato tanto."

Lo spagnolo elogia anche il campionato italiano, usando le parole di un altro grande campione passato per Torino, sponda bianconera: "Un giorno Tevez mi disse che per un attaccante andare a giocare in Italia è come andare all’università e laurearsi. Da voi ho imparato a muovermi in maniera più complessa, mi sento più forte fisicamente, mi ha fatto benissimo".

I pensieri vanno poi alla sfida contro l'Italia di giovedì sera e ai cambiamenti che ha portato il nuovo ct spagnolo Lopetegui: "Soprattutto l’aspetto tattico. Dobbiamo portarci al vostro livello. L’Italia di Conte all’Europeo era una macchina perfetta tatticamente: i laterali giocavano con gli attaccanti senza nemmeno doverli guardare perché le due punte facevano sempre quel movimento tipico degli attaccanti di Conte, e chi veniva da dietro andava a memoria. All’Europeo tatticamente eravate superiori a noi e queste sono cose che ti permettono di vincere una partita. Non vi volevamo incontrare, ci siete toccati e ci avete mandato a casa. Quello però è il passato, ora speriamo di essere più preparati".

Qualcuno parla addirittura di rivoluzione rispetto all'era Del Bosque, ma Morata non si vuole sbilanciare: "L’idea di gioco è sempre quella, ora però lavoriamo molto di più a livello tattico e la cosa ci rende una squadra più completa". La chiosa finale è per la nuova avventura a Madrid: "È chiaro che mi piacerebbe stare sempre in campo, ma al Real non si può pretendere di giocare ogni partita. Io lavoro al massimo, poi non dipende da me".