Cento minuti di sofferenza per la Roja. Basta Arturo Vidal, provvidenziale come spesso gli capita, assieme ad un regalo del direttore di gara quando nemmeno l'assedio nel finale sembrava bastare al Cile per avere la meglio su un'ostica Bolivia. La Roja campione in carica fatica oltremodo anche contro i modesti boliviani, catenacciari fin dai primi minuti di gioco: la squadra di Pizzi mette in mostra un possesso palla sterile e raramente ficcante e pungente, con Sanchez e compagni che si accendono raramente. L'agonismo dello scorso anno sembra scomparso; il furore negli occhi dei protagonisti sopito quasi del tutto, complice forse l'appagamento da successo dell'ultima edizione. Fatto sta che anche un'organizzazione discreta ed attenta della retroguardia boliviana, mista ad un pizzico di buona sorte nel finale, ha contribuito al pareggio finale, con la chicca del gol di Campos a sigillare l'1-1 finale. 

Pizzi vara un 4-3-3 prettamente offensivo, consapevole che è necessaria l'artiglieria pesante per scardinare il bunker boliviano: Pinilla è il centravanti, al posto di Vargas, con Sanchez ed Orellana ai suoi lati. I terzini sono di spinta, più che di contenimento, con Beausejour da una parte ed Isla dall'altra. Baldivieso risponde con una folta rappresentanza di uomini nelle due linee difensive e di mediana, con Smedberg ed Arce ad appoggiare Duk in avanti. 

Inizio a rilento dei cileni, che complice una manovra fin troppo compassata non riescono ad impensierire la difesa della Bolivia, che di contro si presenta ordinata e compatta. Le folate di Sanchez ed Orellana, sulle corsie laterali, sono prevedibili, così come i lanci lunghi che intendono scavalcare la linea Maginot boliviana alla ricerca di Pinilla. La squadra di Baldivieso rinuncia, di fatto, a ripartire, arroccandosi nella propria metà campo nella prima metà di gara: l'attaccante atalantino ha sul mancino l'occasione per sbloccare il match, ma la pressione di Zenteno lo costringe all'errore. Gli ospiti mettono la testa fuori dal guscio, dopo aver reso vane tutte le offensive cilene, snaturando l'attacco di Pizzi arginando soprattutto le corsie laterali: è Arce, sulla destra, a creare l'occasione più pericolosa per i verdi, che con Duk sfiorano il clamoroso colpaccio. Dopo lo spavento, torna lenta e prevedibile la manovra cilena, con Beausejour ed Isla che non trovano sfoghi sulla trequarti offensiva, pregna di maglie boliviane che riescono a fare ottimamente densità e spazzare l'area quando occorre. 

La ripresa si apre con un altro piglio da parte dei cileni, che al primo di gioco vanno in vantaggio: Pinilla sfonda sull'out mancino, confezionando l'assist per l'accorrente Vidal che a botta sicura non sbaglia dall'altezza del dischetto del rigore. La pecca della Roja, oggi in bianco, è quella di sedersi sul vantaggio, lasciando la porta aperta ad un'eventuale rimonta boliviana, che puntualmente arriva alla prima occasione. La punizione beffarda quanto velenosa di Campos si insacca laà dove Bravo non può arrivare. Il pareggio acuisce le difficoltà di manovra cilene, riportando il piano tattico sui binari del primo tempo, con la Bolivia che torna a difendere l'area di rigore come un fortino. Gli assalti nel finale sembrano sterili, soprattutto quando Lampe diventa protagonista assoluto prima su una punizione di Sanchez, poi sulla respinta di Puch. L'estremo difensore si salva, successivamente, con un po' di fortuna su Vidal, prima di capitolare definitivamente al centesimo di gioco. Già, centesimo, perché l'arbitro concede otto di recupero a causa dell'infortuno occorso a Zenteno (rovesciata di Vargas in pieno volto), ed all'ultimo minuto regala il rigore della vittoria ai cileni.

Vidal ringrazia e trasforma, Pizzi tira un enorme sospiro di sollievo per i tre punti, arrivati con scarsi meriti e pochissime idee di gioco. Contro Panama, probabilmente, la fortuna non basterà. La Bolivia lascia la competizione con un'enorme prova di sacrificio, che non è sufficiente però a tenerla in vita per il prosieguo della competizione.