Il pareggio inaugurale del Rose Bowle di Pasadena (teatro di un trionfo dei tempi che furono, USA 1994) contro l'Ecuador ha mostrato tutti i limiti tecnici e di personalità del Brasile edizione 2016, allenato ancora da Carlos Dunga. La Seleçao ha infatti deluso all'esordio californiano nella Copa America del Centenario, terminando con uno scialbo 0-0 una prestazione ampiamente negativa sotto l'aspetto della fluidità del gioco e delle occasioni da gol. 

La chance del riscatto per i verdeoro si presenta stanotte (ore 1.30 italiane) contro gli abbordabili caraibici di Haiti, sconfitti al debutto dal Perù di Guerrero. Sarà dunque la seconda giornata del gruppo B della Copa a delineare meglio le prospettive future del Brasile, che ha bisogno di una vittoria per poi giocarsi le sue chances di primo o secondo posto nel turno successivo. Contro l'Ecuador Dunga ha schierato una formazione da battaglia, lontana dalla tradizionale qualità della sua nazionale, ma al momento espressione fedele delle difficoltà del movimento. Tra infortuni e forfait eccellenti (Thiago Silva, Neymar e Kakà), la Seleçao non ha infatti stelle luminose cui affidarsi in campo, punti di riferimento tecnici ben identificabili, ma solo ottimi giocatori, buona parte dei quali mai testati a livello europeo. Con il nuovo portiere della Roma Alisson tra i pali (che ha rischiato la figuraccia a Pasadena, graziato dal guardalinee su una papera clamorosa), il solo Dani Alves garantisce un minimo di classe in un reparto che ha in Marquinhos il suo miglior esponente tra i centrali difensivi, affiancato dall'inesperto Gil, preferito a Miranda e Fabinho. Sull'altra fascia ecco Filipe Luis dell'Atletico Madrid, mai realmente convincente con la maglia verdeoro. Ma è a centrocampo che a Dunga mancano alternative di qualità: il mediano Casemiro può garantire equilibrio a una squadra per sua natura sbilanciata come il Real Madrid, ma non è in grado di dettare i tempi del gioco in una formazione che naviga a vista come questo Brasile. 

Vicino al pivote dei merengues è stato schierato contro l'Ecuador Elias, mentre più avanti ha agito Renato Augusto, proveniente dal calcio cinese, con le alternative Ganso e Lucas Lima non ancora convincenti (il primo non è nemmeno entrato a gara in corso). Ad accendere la luce dovrebbe essere Willian del Chelsea, a lungo dirottato sull'out destro e preferito a Lucas Moura del PSG, mentre dall'altra parte Philippe Coutinho non ha brillato, se non con il suo caratteristico tiro dalla distanza. In attacco rimane in dubbio Hulk: il giocatore dello Zenit San Pietroburgo ha subito un colpo in allenamento e la sua presenza in campo è in discussione anche per il match di stanotte in Florida. Al suo posto potrebbe vedersi Gabriel Barbosa dal primo minuto, meglio noto come Gabigol, subentrato a Jonas contro l'Ecuador e attualmente il miglior attaccante giovane a disposizione di Dunga. Avversaria della Seleçao a Orlando Haiti, cenerentola del girone B, ma già in grado di costringere agli straordinari il Perù di Guerrero, impostosi per 1-0 all'esordio. Match dal canovaccio tattico scontato, con il Brasile a fare la partita e a cercare varchi per sbloccare il risultato, principale problema dei verdeoro, che fanno enorme fatica a trovare la via della rete. Dunga rimane criticatissimo in patria per il suo gioco tutt'altro che spumeggiante, ma il suo ritorno è stato giustificato nel 2014 per dare una scossa con un sergente di ferro a una nazionale reduce dal disastro del Maracanazo contro la Germania. Non è cambiato molto nella scorsa edizione della Copa America, un anno fa, quando i brasiliani furono eliminati dal Paraguay: oggi fallire non è ammissibile, non a questo punto della competizione.