Chi cercava emozioni già dalle primissime battute è stato più che accontentato. La Copa America entra nel vivo, la notte tra il 3 e il 4 giugno si comincia ufficialmente con USA-Colombia, ma i riflettori del primo turno sono soprattutto puntati sul girone D. Il più equilibrato? No, affatto, se mai l’opposto. Eppure i rematch hanno sempre un sapore speciale, anche in amichevole, figurarsi in una competizione come questa. Chiedetelo a Cile e Argentina, le finaliste della scorsa edizione e probabilmente anche le favorite per la prossima, insieme alle solite note Brasile, Colombia e Uruguay: il sorteggio ci ha regalato, il 7 giugno alle 4.00 ora italiana, una sfida tra queste due compagini, inserite appunto entrambe nel gruppo D.

Ovviamente non sono sole, ma diciamo che il resto del piatto è più un contorno leggero, rappresentato dalla piccola Panama e dalla Bolivia. Never say never, anche perché il primo aprile 2009 a La Paz l’albiceleste di Messi e compagnia ricevette sei sonori schiaffi dalla nazionale che torna ad essere avversaria. Difficile il miracolo si ripeta, non si gioca più a 3600 metri nell’aria rarefatta della capitale boliviana, ma una finestrella lasciamola sempre aperta…

Messi, Vidal e Medel in azione nell'atto finale del 2015. (fonte immagine: Bleacher Report)
Messi, Vidal e Medel in azione nell'atto finale del 2015. (fonte immagine: Bleacher Report)

IL CALENDARIO DEL GIRONE (orari italiani)

7 giugno (Orlando, FL), ore 1.00: Panama – Bolivia

7 giugno (Santa Clara, CA), ore 4.00: Argentina – Cile

11 giugno (Foxborough, MA), ore 1.00: Cile – Bolivia

11 giugno (Chicago, IL), ore 3.30: Argentina – Panama

15 giugno (Philadelphia, PA), ore 2.00: Cile – Panama

15 giugno (Seattle, WA), ore 4.00: Argentina – Bolivia

CILE, ALLA CACCIA DEL BIS

Cosa significa togliersi un peso come vincere il primo trofeo dopo 4 finali perse e 5 terzi posti? Chiedetelo alla Roja, la squadra campione in carica, che vola negli Stati Uniti partendo di fatto tra le favorite, nonostante l’agguerrita concorrenza e l’assenza del fattore campo, presente l’anno scorso. I rigori della passata edizione che hanno permesso di aver la meglio dell’Argentina in finale hanno liberato il Cile, che si presenta ai nastri di partenza della Copa edizione 2016 con qualche cambiamento nella rosa e in panchina, ma anche senza più il gorilla sulla spalla. L’avvicendamento principale riguarda il CT: dal 30 gennaio 2016 non c’è più l’eroe del 2015 Sampaoli, dimessosi per qualche attrito con la federazione, ora tocca a Pizzi, ex attaccante che ha macinato reti su reti negli anni ’90 e ha saputo dire la sua anche da allenatore, ma ora è atteso dalla missione più complicata: non far rimpiangere l’allenatore che ha portato il Cile nella storia.

Per la maggior parte, i 23 che sono volati negli States sono gli stessi dell’anno scorso, con alcune modifiche apportate al modulo, agli schemi di gioco e alle seconde linee. L’obiettivo comune resta quello di replicare la corsa dell’anno scorso, con la coscienza di non essere da meno rispetto alle concorrenti, seppur più agguerrite.

PORTIERI: Claudio Bravo (Barcelona, ESP), Johnny Herrera (Universidad de Chile, CHI), Christopher Toselli (Universidad Católica, CHI).

DIFENSORI: Paulo Díaz (San Lorenzo, ARG), , Mauricio Isla (Marseille, FRA), Gonzalo Jara (Universidad de Chile, CHI), Gary Medel (Inter Milan, ITA), Eugenio Mena (São Paulo, BRA), Enzo Roco (Espanyol, ESP).

CENTROCAMPISTI: Charles Aránguiz (Bayer Leverkusen, GER), Jean Beausejour (Colo Colo, CHI), Marcelo Díaz (Celta de Vigo, ESP), Mark Gonzalez (Sport Recife, BRA), Pedro Pablo Hernández (Celta de Vigo, ESP), Arturo Vidal (Bayern Munich, GER), Erick Pulgar (Bologna, ITA), Francisco Silva (Chiapas, MEX), José Pedro Fuenzalida (Universidad Católica, CHI).

ATTACCANTI: Nicolás Castillo (Universidad Católica, CHI), Fabián Orellana (Celta de Vigo, ESP), Mauricio Pinilla (Atalanta, ITA), Edson Puch (LDU Quito, ECU), Alexis Sánchez (Arsenal, ENG), Eduardo Vargas (Hoffenheim, GER).

Le star sono le stesse: Medel, Bravo, Sanchez, Vidal, senza dimenticare giocatori fondamentali come Edu Vargas o Aranguiz, oltre che la buona dose di giovani che Pizzi ha deciso di portare. Qualche esclusione potrebbe fare notizia, ad esempio quelle di Angelo Henriquez e Junior Fernandes, i due attaccanti della Dinamo Zagabria, per fare spazio a Puch, oppure l’assenza di Felipe Gutierrez in mezzo al campo. Obbligata invece la rinuncia a Mati Fernandez, causa problemi fisici dell’ultimo minuto, con Mark Gonzalez subentrato al suo posto.

Idealmente, Pizzi insisterà sulla sua idea di 4-3-3, marcando dunque una prima differenza rispetto a Sampaoli. Davanti a Bravo ci sarà ancora Medel da centrale difensivo, probabilmente con Jara, con Mena e Beausejour a contendersi il posto a sinistra. Marcelo Diaz agirà in cabina di regia con l’opportunità anche di invertire il triangolo di centrocampo inserendo Hernandez da trequartista, con le due ali fisse e la punta variabile: velocità con Vargas o fisicità con Pinilla.

ARGENTINA, TEMPO DI VENDETTA

Maledetti supplementari nel 2014, maledetti rigori nel 2015. C’è un popolo intero che si augura che nel 2016 l’Argentina non continui la serie di delusioni e beffe che in realtà va avanti dal 1993, anno dell’ultimo trofeo conquistato, la Copa America per l’appunto. In mezzo ci sono tre finali sempre di Copa perse, la scorsa e le due col Brasile (2004, 2007), oltre che la delusione mondiale in casa degli acerrimi nemici verdeoro.

Anche questa volta l’Albiceleste si presenta in veste di strafavorita, non c’è nemmeno bisogno di spiegare le motivazioni, basta semplicemente leggere la rosa dei 23 convocati per capire che potrebbe non esserci nemmeno competizione:

PORTIERI: Mariano Andújar (Estudiantes La Plata, ARG), Nahuel Guzmán (Tigres UANL, MEX), Sergio Romero (Manchester United, ENG).

DIFENSORI: Milton Casco (River Plate, ARG), Ramiro Funes Mori (Everton, ENG), Jonathan Maidana (River Plate, ARG), Gabriel Mercado (River Plate, ARG), Nicolás Otamendi (Manchester City, ENG), Marcos Rojo (Manchester United, ENG), Facundo Roncaglia (Fiorentina, ITA), Victor Cuesta (Independiente, ARG).

CENTROCAMPISTI: Éver Banega (Sevilla, ESP), Lucas Biglia (Lazio, ITA), Augusto Fernández (Atlético Madrid, ESP), Matías Kranevitter (Atlético Madrid, ESP), Javier Mascherano (Barcelona, ESP), Javier Pastore (Paris Saint-Germain, FRA), Erik Lamela (Tottenham Hotspur, ENG), Nicolás Gaitán (Benfica, POR), Ángel Di María (Paris Saint-Germain, FRA).

ATTACCANTI: Sergio Agüero (Manchester City, ENG), Gonzalo Higuaín (Napoli, ITA), Ezequiel Lavezzi (Hebei China Fortune, CHN), Lionel Messi (Barcelona, ESP).

Andando oltre ai soliti problemi tra i pali, con Romero che, com’è noto, non è ancora una garanzia totale (ma Rulli sta crescendo bene, per il prossimo futuro), sembra esserci qualcosa in più in difesa. Mercado a destra, Rojo a sinistra e Otamendi con Funes Mori in mezzo: la linea titolare dovrebbe assumere queste sembianze, con Mascherano a schermare e a nascondere le eventuali lacune. Al fianco del Jefecito, Banega e verosimilmente Augusto Fernandez, essendo Biglia infortunato. Il capitano della Lazio è però rimasto in rosa, con l’obiettivo di rientrare dai quarti in poi. Davanti, ovviamente, Messi e Di Maria, con uno tra Aguero e Higuain.

Vista anche la qualità della riserve e contemporaneamente la lunga lista di assenti per scelta tecnica, il Tata Martino non casca malissimo. Il problema che impedisce all’albiceleste di dominare in lungo e in largo sembra più di natura mentale che tecnica, ed è proprio da quest’aspetto che passerà il destino anche in questa edizione. Chissà che sia l’anno buono per Messi, dopo le tante delusioni, con un pizzico di destino: negli States, dove Maradona fallì nel 1994 per le note vicende, Leo potrebbe finalmente alzare un trofeo con la Nazionale.

BOLIVIA, CONTA ESSERCI

La Nazionale più alta del mondo ci vuole riprovare in un ambiente diametralmente opposto alle abitudini. Dall’aria rarefatta della capitale La Paz (a quota 3600 metri) alle metropoli degli Stati Uniti, diverse delle quali affacciate sul mare, con in testa l’unico successo in Copa, quello di 53 anni fa. Non un caso che si giocasse proprio in Bolivia, come nel 1997, quando una delle versioni migliori della nazionale riuscì ad arrivare fino in finale per poi arrendersi di fronte allo strapotere del Brasile di Ronaldo e compagni. La verde è ormai piuttosto nota ai più, essendo una presenza fissa in Copa America da diversi anni, nonostante i risultati piuttosto esigui. Sono solo tre le partecipazioni al Mondiale, condite peraltro da scoppole abbastanza memorabili. Insomma, una squadra storicamente episodica, che sfrutta particolarmente l’altitudine e l’abitudine a giocare a certi climi.

Reduce dal quarto di finale conquistato lo scorso anno, anche con una buona dose di fortuna che non si nega comunque a nessuno, la Bolivia ha cambiato guida tecnica, passando da Soria a Baldivieso (che nel 1997 era in campo), per ora con risultati piuttosto scarni, tant’è che lo score dal 28 agosto 2015, data della firma, racconta di una vittoria e 7 sconfitte, con 24 reti subite in totale e solo 3 punti in 6 partite nel girone di qualificazione. La Copa del Centenario potrebbe rappresentare una buona occasione per il riscatto, affidato a questi ventitré:

PORTIERI: Carlos Lampe (Sport Boys, BOL), Rómel Quiñónez (Bolívar, BOL), Guillermo Viscarra (Oriente Petrolero, BOL).

DIFENSORI: Diego Bejarano (The Strongest, BOL), Marvin Bejarano (Oriente Petrolero, BOL), Nelson Cabrera (Bolívar, BOL), Ronald Eguino (Bolívar, BOL), Luis Gutiérrez (Ironi Kiryat Shmona, ISR), Mario Saavedra (Bolívar, BOL), Edward Zenteno (Wilstermann, BOL).

CENTROCAMPISTI: Pedro Azogue (Oriente Petrolero, BOL), Jhasmani Campos (Kazma, KUW), Raúl Castro (The Strongest, BOL), Samuel Galindo (Petrolero, BOL), Alejandro Meleán (Oriente Petrolero, BOL), Fernando Saucedo (Wilstermann, BOL), Martín Smedberg-Dalence (Goteborg, SWE), Wálter Veizaga (The Strongest, BOL).

ATTACCANTI: Juan Carlos Arce (Bolívar, BOL), Yasmani Duk (New York Cosmos, USA), Bruno Miranda (Universidad de Chile, CHI), Rodrigo Ramallo (The Strongest, BOL).

Immediate tre assenze notevoli che balzano all’occhio: Sebastian Gamarra, mediano di proprietà del Milan classe 1997, che in una nazionale con tanti giovani avrebbe meritato spazio; Alejandro Chumacero, centrocampista costretto al forfait a causa di un problema al menisco; Marcelo Moreno, escluso per scelta tecnica e qualche dissidio con il CT, nonostante sia nettamente il miglior giocatore della Nazionale. Senza questi tre, l’impresa di ribaltare le gerarchie del girone non fa che complicarsi sempre di più. Con una difesa non propriamente ferrea e nemmeno dei fenomeni in squadra, Baldivieso si affiderà all’esperienza di Arce, alle spalle larghe di Duk, alla corsa di Smedberg-Dalence e al talento di Jhasmani Campos. Attenzione al baby Miranda, dell’U de Chile, classe ’98 e voglia matta di mettersi in luce.

Nella testa del tecnico, la squadra dovrebbe essere messa in campo con un 5-4-1 molto difensivo, con Duk unica punta e qualche rinuncia in mezzo al campo, a partire dall’allargamento di Campos in fascia. La priorità resta affinare il sistema difensivo, unica soluzione per evitare imbarcate dalle due regine e sperare (parecchio) in un miracoloso passaggio ai quarti.

PANAMA, LA SORPRESA

La storia indubbiamente più attrattiva, forse più misteriosa, è indubbiamente quella riguardante Panama. Il calcio non è stata proprio una priorità per lo stato centramericano, conosciuto più per il canale e per i celeberrimi Papers che hanno dominato le prime pagine delle cronache nelle scorse settimane. Ultimamente però la Nazionale ha subito uno scossone che ha portato a un secondo e un terzo posto, rispettivamente nel 2013 e nel 2015, in Gold Cup. Soddisfazioni enormi per una squadra senza particolari pretese e ancora meno stelle, specialmente dopo l’era Dely Valdes, la punta passata da Cagliari e da Parigi (sponda Saint-Germain), oltre che da altri club quali Nacional di Montevideo, Real Oviedo e Malaga, lasciando sempre ottimi ricordi e una buona dote di gol all’attivo.

L’attuale formazione della Nazionale di Panama è basata perlopiù su giocatori d’esperienza che hanno girovagato per l’intero continente americano, con qualche capatina in Europa o in medio oriente. Come anticipato, risulta complicato trovare un elemento di spicco nella rosa dei 23 che il CT Hernan Gomez, forse la vera star, ha scelto di portare con sé negli Stati Uniti. Questo l’elenco:

PORTIERI: José Calderón (Plantense, HON), Jaime Penedo (Saprissa, CRC), Alex Rodríguez (San Francisco, PAN).

DIFENSORI: Felipe Baloy (Atlas, MEX), Harold Cummings (Alajuelense, CRC), Éric Davis (DAC 1904, SVK), Fidel Escobar (Sporting, PAN), Luis Henríquez (Tauro, PAN), Adolfo Machado (Saprissa, CRC) Roderick Miller (San Francisco, PAN), Martin Gomez (San Francisco, PAN).

CENTROCAMPISTI: Ricardo Buitrago (Juan Aurich, PER), Armando Cooper (Árabe Unido, PAN), Aníbal Godoy (San José Earthquakes, USA), Gabriel Gómez (Cartaginés, CRC), Amílcar Henríquez (América, COL), Valentín Pimentel (La Equidad, COL), Alberto Quintero (San José Earthquakes, USA).

ATTACCANTI: Abdiel Arroyo (RNK Split, CRO), Roberto Nurse (Mineros de Zacatecas, MEX), Blas Pérez (Vancouver Whitecaps, USA), Luis Tejada (Juan Aurich, PER) Gabriel Torres (Zamora, VEN).

Tra i ventitré selezionati non risulta Ismael Diaz, attaccante classe 1997 costretto al forfait da un infortunio al ginocchio. Il giovanissimo ha trascorso l’ultima stagione nel Porto B, in seconda divisione portoghese, cogliendo un bottino di 13 gol e 9 assist che gli varranno la conferma coi Dragoes, essendo il cartellino attualmente di proprietà del Tauro. Dei presenti, i migliori giocatori sono senza dubbio il recordman di presenze Gabriel Gomez, il centrale difensivo Baloy e le punte Perez (vice-cannoniere in Libertadores 2007) e Tejada, miglior marcatore della storia della nazionale a quota 42.

Il fuoriclasse reale è però il commissario tecnico, Hernan Gomez, colui che ha messo la vera firma sul miracolo Panama: formatosi alla scuola di Pacho Maturana, tra nazionale colombiana e Atletico Nacional de Medellin, vanta una buona serie di imprese quali la qualificazione dell’Ecuador al mondiale 2002 e per l’appunto il terzo posto in Gold Cup nel 2015. Sulla panchina di Panama dal 2014, ha impostato una squadra quadrata, una sorta di 4-4-1-1 adattabile a seconda della posizione delle ali e del trequartista, puntando soprattutto a difendersi. Senza dubbio, contro avversarie quali Argentina o Cile, c’è ben poco da attaccare, se quantomeno si vuol cercare un miracolo che sembra quasi impossibile. In ogni caso, essendo la prima Copa America in assoluto, ci si può accontentare…