Tra il calcio dei “grandi”, quello che si vede tutti i giorni in televisione e si legge sui giornali, e quello fatto di partite imbarazzanti tra celibi e ammogliati passa una vera e propria “terra di nessuno”.

Perché non ci sono solo i ragazzini, il calcetto durante la settimana, le categorie minori e via dicendo: nell'infinito universo del pallone esistono anche le squadre delle “entità territoriali non riconosciute a livello internazionale come Stati sovrani”.

È tutto vero: vere e proprie “Nazionali” di Stati che non sono riconosciuti da nessuno si sfidano in alternative edizioni della Coppa del Mondo, con formazioni provenienti da tutto il mondo.

E l'Italia non poteva certo mancare, o meglio, non è mancata la Padania: nel 2008 debuttò in VIVA World Cup, la coppa del mondo dedicata dalle nazioni non riconosciute, tenutasi in Lapponia. All'epoca potè contare su giocatori professionisti del Treviso e altri con trascorsi in Serie A.

Arrivò in finale contro gli Aramei, un popolo nomade semitico molto presente in Svezia, e li battè 2-0, aggiudicandosi il torneo e la possibilità di ospitare l'edizione successiva.

L'anno successivo poi fece doppietta, sconfiggendo in finale la selezione del Kurdistan con una squadra trainata dall'ex Milan Maurizio Ganz e Giampietro Piovani, ex colonna del Piacenza per dieci anni. Anche l'annata dopo trionferà, sempre contro i Kurdi, sull'isola maltese di Gozo.

Ma com'è nata la “Nazionale padana”? Precisamente, dal 2013, si chiama Padania Football Association A.S.D. ed è affiliata alla ConIFA (Confederation of Independent Football Associations), che raccoglie squadre che rappresentano le nazioni, le dipendenze, gli Stati senza un riconoscimento internazionale, le minoranze etniche, i popoli senza Stato, le regioni e le micronazioni non affiliate alla FIFA. Oggi, la Padania è allenata da Arturo Merlo e quest'anno ha vinto l'Europeo ConIFA, in Ungheria.

Ci sono poi dettagli che colorano a tal punto la storia, già assurda di suo, che tu non puoi crederci: come la partecipazione, con i biancoverdi, di Enock Barwuah, fratello di Balotelli, alla Coppa del Mondo ConIFA 2014 in Svezia. Un giocatore ben lontano dal prototipo di “padano doc” che all'epoca Umberto Bossi sfoggiava sulle rive del Po, non c'è che dire.

E, infatti, dopo lo scandalo di qualche anno fa sui fondi della Lega Nord, il Carroccio ha smesso di finanziare la squadra. Che è ripartita da zero, grazie a un gruppo di tifosi, debuttando agli Europei poi vinti con i “nemici” di sempre: i Rom.

“La partita inaugurale – scriveva Luca Pisapia beffardamente sul Fatto Quotidiano, il 9 giugno 2015 - sarà proprio tra Nazionale della Padania e la Nazionale dei Rom: una nemesi storica per la squadra il cui politico di riferimento Matteo Salvini non manca ogni giorno di insultare Rom e Sinti”.

Tra i numerosi capitoli “strani” del calcio, quello legato alla Padania calcistica è sicuramente uno dei più curiosi. Perché, anche se apparentemente assurdo, ha visto stringersi la mano persone completamente agli antipodi e giocare insieme in modo pulito.

Certo, l'idea che una fetta d'Italia abbia la “sua” rappresentativa e si discosti da quella italiana fa rimanere perplessi, ma in fondo è come se un quartiere creasse la propria squadra, oltre a quella cittadina.

A stupire ulteriormente è il nutrito organico: non solo una “squadretta”, ma anche la compagine femminile, il Beach Soccer, Diversamente Abili, a 5 e Under21. Da tutto ciò non si può che sperare esca passione e amore per lo sport, senza razzismi o becerismi politici, per poter costruire un futuro migliore. Dove italiano e padano sono la stessa cosa.