Ora possiamo dirlo: l'arrivo di Ronaldinho in Turchia sarebbe piaciuto solamente dalle parti del Bosforo. Con il ritorno in patria, a difendere i colori del Fluminense, nella grande vetrina del Brasileirao, non si scontenta nessuno. Anzi.
Sembrava tutto fatto con l'Antalyaspor, l'ambizioso club turco che ha provato a ricongiungere Dinho con Eto'o dopo quasi dieci anni, ma a sorpresa il più grande numero dieci del millennio brasiliano ha deciso di vestire la Tricolor del Flu. In Brasile, o Gaucho ha esordito con la maglia del Gremio, con cui si è messo in mostra prima di vivere una splendida carriera europea tra PSG, Barcellona e Milan. Poi il ritorno in patria, al Flamengo, dove vince un campionato Carioca e se ne va litigando con la società, proprio come con il club di Belo Horizonte. Nel 2012 si accasa all'Atletico Mineiro, vincendo la Copa Libertadores, il Campionato Mineiro e la Recopa Sudamericana, e, di conseguenza, toccando il proprio picco storico in Brasile. Ora Dinho è tornato, dopo una deludente stagione messicana tra le fila del Queretaro, e si prepara a incantare la torcida del Fluzao per tutta la durata del Brasileirao, al fianco di giocatori come Fred (da valutare diversamente nel proprio contesto) e Gerson.
A 35 anni, compiuti il giorno dell'equinozio di primavera, Ronaldinho torna a indossare la sua numero dieci. Descriverlo tecnicamente sarebbe superfluo, basta immaginare qualcosa che vada molto oltre a ciò che si può fare con un pallone tra i piedi. Fisicamente non è uno dei migliori atleti del Sudamerica, ma il futebol è il teatro ideale per chi riesce a lasciare a bocca aperta chiunque, anche da fermo.
Ronaldo de Assis Moreira al Fluminense. Un'altra preziosa occasione di vedere all'opera uno dei più spettacolari giocatori della storia del calcio.