Al termine di una gara tiratissima, sono i padroni di casa del Cile a imporsi nel derby del Pacifico della semifinale della Copa America 2015, sconfiggendo il Perù per 2-1. La Roja è ora esattamente dove sperava di essere, in finale e con il fattore campo a proprio vantaggio, in attesa di conoscere chi tra Argentina e Paraguay sarà sua avversaria domenica 4 luglio a Santiago.

Il Perù di Gareca recriminerà a lungo per le decisioni arbitrali sfavorevoli che hanno determinato l'espulsione dopo venti minuti di gioco di Zambrano (storie tese con Alexis Sanchez e Arturo Vidal) e per il fuorigioco non segnalato nell'azione che ha portato al primo gol di Edu Vargas. La corsa del Perù si arresta così nel modo più amaro possibile, con la sensazione di non essere stata messa nelle migliori condizioni per giocarsi l'accesso alla finale, difficilmente impronosticabile a inizio torneo. Nonostante l'inferiorità numerica la Blanquirroja ha giocato l'ennesima partita di corsa e carattere, affidandosi ai colpi dei suoi esponenti più rappresentativi, Guerrero e Farfan, e all'organizzazione tattica imposta dal commissario tecnico Gareca.

Dopo lo svantaggio iniziale, il Perù ha reagito con enorme personalità, sfidando gli avversari su un campo ostico come quello di Santiago e riuscendo persino ad acciuffare il pareggio grazie all'autogol dell'interista Medel, scaturito dall'ennesima galoppata sulla fascia destra di Advincula conclusasi con un cross per il generosissimo Carrillo. La strategia difensiva di Gareca è stata immediatamente modificata a causa dell'espulsione per doppia ammonizione di Zambrano al ventesimo minuto del primo tempo. Passato a un inevitabile 4-4-1, il Perù ha retto l'onda d'urto cilena, prima di capitolare sul secondo gol-capolavoro di Edu Vargas, mattatore della notte cilena. Ancora una volta la Blanquirroja è andata oltre i propri limiti tecnici, come accaduto per l'intero corso del torneo, sino ad arrendersi solo nel finale di gara, al termine di un assedio infruttuoso alla porta di Claudio Bravo. Al netto delle recriminazioni per alcune rivedibili decisioni arbitrali, Gareca può comunque essere soddisfatto del comportamento della sua squadra, di cui Guerrero si dimostra essere sempre più leader tecnico e Advincula prospetto più interessante messosi in mostra durante la Copa. Il Perù è ora atteso dalla finalina valida per il terzo posto della competizione, ma il reale banco di prova per la Blanquirroja sarà costituito dalle prossime qualificazioni mondiali, obiettivo da centrare per sancire l'ingresso nell'elite del calcio sudamericano.

Il Cile di Jorge Sampaoli prosegue invece nel sogno di vincere la prima Copa America della sua storia davanti al proprio pubblico. Il furore agonistico di Vidal e compagni sta caratterizzando questa fase della manifestazione, mettendo in buona misura in ombra le indiscutibili qualità tecniche della Roja. Ancora una volta, come nei quarti di finale contro l'Uruguay, la tensione e la voglia di strafare potevano costare il passaggio del turno agli uomini di Sampaoli, beneficiari per due gare consecutive di decisioni arbitrali favorevoli. In un contesto in cui la componenne agonistica sta prevalendo su quella tecnica, rimangono tuttavia negli occhi alcune giocate di puro talento come quelle del Mago Valdivia, trequartista vecchio stampo, del solito Alexis Sanchez e della versione 2.0 di Edu Vargas, autore ieri di un gol eccezionale - il secondo - per potenza e precisione balistica. Il Cile giunge dunque in finale come da pronostico, agevolato da un girone iniziale abbordabile e da alcuni episodi delle gare a eliminazione diretta. Squadra veloce e aggressiva, la Roja sembra inoltre giungere all'atto conclusivo della Copa in una forma atletica invidiabile, dettaglio non trascurabile in una manifestazione di fine stagione in cui altre selezioni, Colombia e Uruguay su tutte, hanno mostrato di patire il ritmo elevato del gioco avversario.