La storia si avvicina. Il Cile guadagna l'accesso alle semifinali di Copa America 2015, coronando il sogno del pubblico che colora di rosso per la quarta volta l'Estadio Nacional di Santiago e di un popolo intero. Fatica, sudore e più calci che calcio non precludono alla Roja il cammino verso le semifinali, dove incontreranno una tra Bolivia e Perù. Decide Mauricio Isla, al termine di una gara che ha visto protagonista anche l'arbitro brasiliano Ricci, inadeguato per una gara di questo livello.
Sampaoli decide per il 4-3-1-2 classico, con Valdivia ad azionare le due punte Sanchez e Vargas. Vidal è il collante tra mediana e reparto offensivo, Aranguiz e Diaz i due che danno equilibrio e quantità. Dietro la solita retroguardia davanti a Bravo. Tabares recupera Cavani dopo gli spiacevoli episodi legati al padre, e l'ex Napoli fa coppia con Rolan. Dietro di loro otto mastini pronti più ad interrompere il gioco dei cileni che a costruire.
La partita richiama la battaglia delle Termopili fin dai primi istanti di gioco. Leonida Godin ed i suoi sono arroccati nella propria trequarti, in attesa di creare varchi in contropiede nella difesa ballerina del Cile. I primi minuti sorridono agli uomini di Tabarez che sfruttano un inizio visibilmente emozionato degli avversari: Rodriguez è il primo che ci prova dal limite, con scarsa fortuna. L'Uruguay entra meglio in partita, la Roja soffre pressione fisica dei mastini della Celeste e psicologica dell'ambiente. Sale in cattedra il Mago Valdivia, che prova a mettere in ritmo i compagni lanciandoli in profondità e sfruttando un Isla in vena. Il Cile c'è ed inizia ad insidiarsi nella trequarti difensiva dell'Uruguay con insistenza e arroganza, senza però creare problemi a Muslera. La gara non si sblocca, anzi. Iniziano a volare i primi calci, con gli uruguagi che non si fanno pregare. Ricci non tiene la gara in mano, ammonendo poco e fischiando meno. Certo, era presumibile aspettarsi una gara del genere, ma il fischietto brasiliano non fa nulla per placare gli animi roventi. Valdivia è l'unico dei ventidue in campo che prova a dare un tocco di classe alla gara, ma i compagni di squadra sono più preoccupati dagli interventi avversari che ad impensierirli: Vidal ci prova prima col sinistro, poi col destro, con l'ex portiere della Lazio che controlla agevolmente. Tra un fallo ed un altro si torna negli spogliatoi, con Cavani che rimedia un giallo per un intervento su Vidal sul quale, in questo caso, Ricci poteva ampiamente soprassedere.
Il secondo tempo vede gli uomini di Sampaoli entrare in campo con un piglio diverso, con la voglia di schiacciare la Celeste nell'area come accaduto nei primi quarantacinque minuti, ma con un cinismo diverso. Sanchez prova ad entrare in gara, ma gli viene negata ogni idea di dribbling sul nascere; Vargas non pervenuto, troppo leggero per una partita da sciabola come questa. Valdivia si spegne alla distanza, complice una pressione sempre maggiore degli uomini rioplatensi e con gli spazi che si intasano sempre più. L'Uruguay rispetta il piano tattico e man mano che la gara viaggia verso i rigori, la Celeste assapora l'impresa: Rolan va vicino al vantaggio in contropiede, sfiorando soltanto la sfera su cross velenoso di Rodriguez, prima di lasciare il posto ad Hernandez; ancora Sanchez (il mediano uruguagio) è pericoloso con un destro dal limite che fa tremare le gambe a tutta Santiago. L'episodio che però cambia la gara è al 63': Cavani ingenuamente sfiora Jara che si tuffa a terra. Ricci espelle il Matador, che non ci vede più. La pressione del Cile si fa sempre più asfissiante. Prima Vidal, poi Sanchez dal limite, ma la Roja sbatte sulla muraglia Celeste eretta da Gimenez e compagni. I cambi di Sampaoli non danno i risultati sperati: Pinilla non trova palloni giocabili, Sanchez ancor meno. Servirebbe un colpo di genio, che arriva all'81' dai piedi dell'unico in grado di trovarlo: Valdivia imbecca Isla al limite dell'area, destro rasoterrra che beffa l'Uruguay e Muslera. Cile in delirio. Gli animi si riscaldano ancor più, gli uruguagi perdono la testa e non riescono a rispondere complice l'inferiorità numerica. La Garra tuttavia non manca: Fucile si prende il secondo giallo della sua gara e raggiunge Cavani.
Sulla rissa che si scatena finisce di fatto la gara, con i quattro minuti di recupero che allungano soltanto l'agonia della squadra di Tabarez, che torna mestamente a casa non riuscendo a ripetere l'impresa fatta quattro anni fa in Argentina. Passa il Cile. Passa la Roja. Con pieni meriti, dal momento che dal primo all'ultimo minuto quantomeno ha provato a giocare a calcio e non solo a tirar calci. Un gol storico quello di Isla, che scaccia via la maledizione cilena mai vincente in una sfida da dentro o fuori. Il sogno Copa si fa sempre più vivo.