E' dall'accoppiata 1991-1993, da quando la Copa America si giocava in Cile (sarà un caso) e successivamente in Ecuador che la Nazionale argentina non solleva il trofeo. Più di vent'anni. Decisamente troppi per una squadra che, anno dopo anno, ha annoverato tra le sue fila campioni del calibro di Cambiasso, Milito, CrespoJ. Zanetti giusto per citarne alcuni.

Il cammino degli uomini di Martino poi, a parte il mezzo passo falso del match di esordio contro il Paraguay è stato piuttosto lineare. Forse meno spettacolare e ricco di marcature di quello che ci si aspettava ma comunque fatto di due vittorie e un pareggio nel girone che hanno fruttato sette punti utili per qualificarsi come prima del girone.

Punti di forza - Indubbiamente il reparto avanzato. Sono poche, pochissime le squadre che possono contare su nomi del calibro di PastoreDi Maria, Lamela, Messi,  Aguero, Tevez, Higuain. Attualmente l'attacco dell'albiceleste, però, sembra non riuscire ad esprimere al massimo quello che è il suo potenziale. Infatti sono soltanto quattro le reti messe a segno durante questo torneo. Due portano la firma del Kun Aguero (contro Paraguay e Uruguay), una della Pulce Messi e una del Pipita Higuain. C'è da dire, però, che dopo le due reti subite nella gara inaugurale ad opera dei paraguaiani Valdez e Barrios, la retroguardia guidata da Romero e Garay sembra aver imparato la lezione e così ha abbassato il bandone rendendo vani gli attacchi degli avanti giamaicani e uruguaiani, chiudendo così le ultime due partite del girone senza subire gol. Se l'attacco comincia a girare come deve e la retroguardia regge per le altre sono dolori.

Punti deboli - La tenuta nervosa è una dei fattori che mette duramente alla prova ogni partecipante a questa competizione. Ogni partita può trasformarsi in una "corrida", ne è un esempio la sfida contro l'Uruguay. Inoltre, il pericolo di sottovalutare l'avversario è sempre dietro l'angolo come dimostra il dialogo tra Messi e Di Maria poco prima dell'inizio del secondo tempo della sfida con il Paraguay. "Cosa stava dicendo il mister negli spogliatoi? Che non sarà una partita facile?" E giù risate. Sappiamo tutti poi com'è andata a finire.

Chiave tattica - Il Tata Martino sa bene quelle che sono le caratteristiche della sua squadra. E' ovvio, quindi, che lo stratega argentino cerchi di sfruttare a pieno il potenziale offensivo schierando una punta centrale (Higuain o Aguero) con tre fantasisti a supporto (Di Maria - Messi - Pastore). Per riequilibrare la squadra si affida ad una difesa a quattro composta da Garay e Otamendi come centrali (Demichelis la prima alternativa) con Rojo e Zabaleta sulle fasce. Oscuri quanto fondamentali sono i due mediani, i veri aghi della bilancia: Biglia e Mascherano, il quale, all'occorrenza può anche fungere da centrale di difesa. La panchina può essere il vero asso nella manica dell'albiceleste. Lamela, Higuain e Carlitos Tevez sono tre giocatori che, con il loro ingresso in campo, possono cambiare la partita. L'ormai ex centravanti della Juventus, soprattutto, ha sempre dimostrato di riuscire ad entrare in partita nel giro di un battito di ciglia ed il gol, per adesso, è mancato soltanto per pura casualità. Magari se li è tenuti per le partite che contano. Non sarebbe giusto, però, dimenticarsi la funzionalità di pedine come Banega e Pereyra che, inseriti in corsa nel 4-2-3-1 di partenza possono garantire corsa e fisico unite ad una notevole tecnica.

Giocatori chiave - Inutile e fin troppo facile dire Leo Messi, colui che con una giocata può decidere le sorti di una partita, di una squadra, di una Copa. Senza contare che Maradona e Pelè non l'hanno mai vinta. Per "La Pulce" è un'occasione niente male. In più il fuoriclasse argentino costringe, almeno, due difensori avversari su di lui creando così spazi dove gli altri due trequartisti si possono inserire a supporto della punta centrale sfruttando i lampi di genio del numero dieci. Fondamentale è anche Mascherano, vero leader dentro e fuori dal campo: uno di quelli a cui l'allenatore della Seleccion non rinuncerebbe mai.

Forma della squadra - La Colombia è probabilmente l'avversario peggiore che poteva toccare all'Argentina in questi quarti di finale. I vicecampioni del mondo, però, ci arrivano con la testa giusta e, soprattutto, con la giusta condizione fisica, complice anche il turn-over effettuato nell'ultima partita contro la Giamaica. Cosa che non si può dire dei Cafeteros di Pekerman.

Obiettivo - Inutile spendere troppe parole per descrivere l'ovvio: la Copa. Tutto il resto è noia e, forse, è un fallimento.