Eroe per caso. Così come Bernie Laplante (Dustin Hoffman), è un ladruncolo che sta vivendo un periodo molto difficile della sua vita, la Copa America ci racconta in questi primi giorni di partite, una storia di un attaccante ritrovatosi un pò per caso, come il protagonista del film, al posto giusto nel momento giusto. Caparbietà e abnegazione sono le caratteristiche di questi eroi, che noncuranti delle circostanze avverse vanno avanti per la loro strada, senza timori reverenziali nè dando troppa importanza alle chiacchere da bar che ne circondano il proprio nome. 

E' la storia di un oriundo, uno dei tanti del calcio moderno, difficilmente accettato da un popolo orgoglioso come tanti: quello messicano. La storia di Matìas Vuoso nasce proprio da qui, frutto della rapida successione della Copa America con la Gold Cup, alla quale la Federazione Messicana da maggiore prestigio ed importanza credendo di poter raggiungere più facilmente questo obiettivo. 

Prende vita proprio per questo motivo il Messico B, quello dei giovani talenti, come Corona e tanti altri, contaminata però da un centravanti un pò misterioso, sconosciuto ai più, che non ha quasi mai giocato con la maglia della Tricolor messicana. Classe '81, natio di La Plata in Argentina, Vuoso si ritrova nel Manchester City che va in cerca di talenti in Sudamerica, ma la sua carriera europea finirà presto. Torna in patria, anzi in Messico, dove Santos Laguna e Club America se lo dividono per dieci anni prima che passi definitivamente all'Atlas, dove gioca attualmente. 

Crede in lui Sven Goran Eriksson (sì, lo stesso che ha allenato la Lazio Campione d'Italia), che gli affida una maglia da titolare e tanta fiducia. La critica è però feroce, un naturalizzato non viene ben visto al centro dell'attacco della Tri, ma il Toro va avanti per la sua strada: 12 partite, 4 gol, anche se la sua parentesi con la Nazionale si chiude dopo queste poche partite. Fino ad oggi.

Fino alla scelta della Federazione di relegare la Copa America in secondo piano. El Piojo Herrera lo sceglie come chioccia del gruppo, perché in cuor suo sa che può contare sul carattere forgiato da mille battaglie del Toro, che non lo deluderà. "So bene quel che dice la critica, ma non m'importa. Noi andiamo avanti per la nostra strada, questa è la nostra storia, quella della Seleccion B. Non ci interessa nulla, se non dimostrare che teniamo a quel che facciamo. La verità è che non m'interessa quello che dicono sulla nazionalità, io scendo in campo e dò il massimo". 

Chissà se la critica avrà da ridire qualcosa al Toro Vuoso dopo la doppietta di ieri sera che ha spento gli entisuasmi di un paese intero, quello padrone di casa. Il Cile era in delirio, come tutta Santiago attorno, in ascesa dall'inferno del doppio svantaggio e risalita fino al 3-2 di Vidal su rigore. Sembrava finita. Già, sembrava. 

Il Toro, del resto si sa, quando vede Roja...