Una giornata di Copa America è già alle spalle. Cosa ci rimane di questo tourbillon di giocate, colori ed emozioni? La certezza, sempre costante negli anni, che la Copa America è il torneo più imprevedibile del calcio. Se le grandi hanno disatteso le aspettative con prove opache o addirittura disastrose, ci sono tre squadre che finora hanno dimostrato di poter andare contro ogni pronostico. Saranno loro le outsider della competizione? Ecco le rivelazioni di questa prima giornata.

VENEZUELA - Il Clasico tra Colombia e Venezuela, tradizionalmente, è la riprova che a Caracas si privilegia il baseball, mentre a Bogotà la religone è il fútbol. Dopo la serata di ieri, in cui la Vinotinto ha interdetto completamente i cugini Cafeteros, tutti si sono ricordati di trovarsi in Sudamerica, e che il vero imprevisto è che tutto vada come da programma. Noel Sanvicente, il tecnico più vincente della storia del fútbol venezolano, ha preso in mano la selezione classificatasi quarta alla scorsa Copa America, con il peso della straordinaria impresa compiuta nel 2011 da Cesar Farias: il ct ha puntato su una maggioranza di reduci dalla scorsa edizione, più vari innesti sbocciati in questi quattro anni, e si è presentato a Cile 2015 con un posto nel girone di ferro. L'esordio contro una lanciatissima Colombia era la partita su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo a favore della Vinotinto, ma si è rivelata la gara che ha lanciato il Venezuela in testa con il Brasile. Sebbene la Cafetera sia di per sè da rivedere, la squadra di Sanvicente è scesa in campo, oltre che con l'atteggiamente giusto, con la corretta disposizione, e con gli uomini adatti. Rincon in mezzo al campo comanda, aggredendo i portatori di palla avversari e conducendo in avanti la squadra. Juan Arango, nonostante le 35 primavere alle spalle, continua a deliziare il Subcontinente con il suo meraviglioso sinistro. Guerra e Vargas danno fantasia. Baroja diventa Superman e infiamma i tifosi febbricitanti. E infine Josè Salomon Rondon. il 9 di questa ben assortita Vinotinto, che si carica sulle spalle il peso dell'attacco e trascina l'aratro dei sogni venezuelani nei contropiedi solitari per le praterie della metà campo Cafetera. El Nueve salirà in cattedra e segnerà il gol che farà scoppiare di gioia una popolazione. Il Venezuela batte la Colombia, con ordine tattico, una difesa un po' traballante ma con un centrocampo super-presente. Fin dove si spingerà la Vinotinto? Per ora, non ci è dato saperlo, ma la prima giornata ha regalato tante gioie dalle parti di Caracas.

PARAGUAY - La Nazionale Guaranì vive una situazione di rinnovamento: Ramon Diaz ha accettato la poltrona nell'ufficio di commisario tecnico del Paraguay con la garanzia che tutto, dal settore giovanile allo staff tecnico, fosse selezionato e approvato da lui. L'Albiroja che giunge in Cile a difendere il secondo posto di quattro anni fa è una squadra quasi incontaminata dal progetto di Diaz, per questioni di tempo ancora in stato embrionale. Infatti, nella lista dei 23 troviamo ancora personaggi mitici della storia della selezione Guaranì, come Nelson Haedo Valdez e Roque Santa Cruz. Il valore tecnico dell'undici titolare è piuttosto esiguo, nonostante le alternative offensive siano molte, e il pareggio ottenuto contro l'Argentina, dopo essere finiti sotto di due reti, ha scosso gli animi dei tifosi paraguayani e di tutti gli amanti del fútbol. Sotto la morsa albiceleste, il Paraguay ha incassato solo due reti ed è riuscito a sfruttare con concretezza spietata le occasioni capitate a Valdez e a Lucas Barrios. Non ci sentiamo di indicare i Guaranì come mina vagante del torneo, salvo colpi di scena sempre dietro l'angolo, perchè non hanno dimostrato grandi doti di squadra che abbiamo rilevato nel Venezuela o nella prossima squadra di cui parlermo. Buonissima concretezza, un Derlis Gonzalez assoluto asso nella manica di Don Ramon, forse un po' di fortuna, ma per essere l'outsider di Copa America serve di più.

PERU' - La scorsa notte, qualsiasi appassionato di calcio degno di questo nome avrebbe voluto abbandonare il divano per prendere il primo volo per il Cile, irrompere all'Estadio German Becker di Temuco e stringere la mano a Ricardo Gareca, per il modo in cui il suo Perù stava in campo contro il Brasile. Pressing intenso ai danni dei centrali difensivi avversari, giro-palla di personalità, ordinato, rapido e preciso, atteggimento grintoso e contrasti difficilmente negoziabili: questo è il disegno del Tigre, che schiera una Blanquirroja sorprendente. Non tutti i singoli sono un inno alla qualità, ma le individualità riescono a emergere in un ottimo contesto di squadra: Jefferson Farfan, uomo di maggior caratura degli Incas, sembra quello dei tempi migliori, Christian Cueva stupisce e segna subito sugli sviluppi di una palla rubata in pressing altissimo, per poi giocare la propria gara dimostrando buonissimi mezzi tecnici, Luis Advincula, terzino destro, non fa mai mancare nulla sul piano dell'intensità. In più, un opaco Barbaro Paolo Guerrero, che potrà trovare più occasioni nei match restanti, un Carrillo impiegato solo nel finale nonostante sia fra le stelle degli Incas, e un Yordi Reyna con poco tempo per emergere: tutte individualità che avranno modo di mettersi in mostra. il 2-1 incassato contro il Brasile è sintomo di diverse situazioni: la sfortuna incessante che affligge il fútbol peruano, il talento incontenibile di Neymar, sempre più campione in grado di fare la differenza in ogni contesto, e una difesa un po' traballante, che ha lasciato libero proprio l'attaccante del Barça in occasione del gol del pareggio. Il rimpianto è che Venezuela e Perù siano state accoppiate nello stesso gruppo, e che, salvo disfatte tra le grandi, una delle due dovrà inevitabilmente abbandonare la competizione. Il Perù ha perso nel finale un preziosissimo punto contro il Brasile, ma lotterà con la Vinotinto in un duello all'ultimo punto.