Sei partite, tante emozioni e soprattutto tantissime sorprese hanno caratterizzato questa quattro giorni di Copa America. Cinque le grandissime favorite ai nastri di partenza: l'Argentina, il Brasile, l'Uruguay campione in carica, il Cile padrone di casa e la Colombia. Ebbene, i primi verdetti hanno evidenziato una costante difficoltà delle cinque sorelle nel battere le rispettiva avversarie che sono sembrate più in forma, meglio messe in campo e molto più organizzate e tatticamente quadrate delle big.
La costante necessità della ricerca delle giocate dei singoli da parte delle nazionali ben più blasonate si impone da una precaria condizione fisica di tutti quei giocatori che arrivano dai campionati Europei. E' inevitabile che una competizione che inizia soltanto una settimana dopo la finale di Champions e dopo due la fine dei maggiori campionati, possa condizionare a livello fisico quei giocatori che non hanno avuto il tempo di staccare la spina. Non solo, giocare in Cile porta numerosi vantaggi alle squadre che, per fisionomia e caratteristiche, sono già abituate ad alture e pressione atmosferica, prerogativa a dir poco destabilizzante per i calciatori europei.
Inoltre, le cosiddette underdog hanno confermato non solo i progressi tecnici intravisti nelle ultime stagioni, ma anche mantenuto alta concentrazione dal punto di vista tattico, oltre a mostrare la solita garra. Fattori che hanno portato agli exploit che abbiamo visto e dei quali parleremo ampiamente. Detto ciò, passiamo all'analisi di quei fattori che, per un motivo o per un altro, hanno portato le big a sudare oltremodo nelle partite inaugurali dei rispettivi cammini.
CILE - Voto 7 - La Roja è stata la prima a scendere in campo in questa Copa America nel lotto delle pretendenti allo scettro e davanti al proprio pubblico in delirio non ha esitato affatto nel battere 2-0 l'Ecuador. La squadra di Sampaoli ha messo in mostra una discreta fluidità di manovra, soprattutto nel primo tempo, quando Isla sulla destra sembrava essere tornato ai fasti friulani di un tempo. Tuttavia, la pressione e un pò di sfortuna non gli ha permesso di sbloccare il risultato. Nella ripresa l'ex allenatore della U. De Chile ha dovuto cambiare modulo per ottenere i primi dividendi e con Vargas s'è vista una Roja ben più quadrata e compatta, con meno sbavature in difesa (anche se non ha concesso moltissimo) ed anche più cinica in attacco, dove Sanchez ha dimostrato di essere il solito furetto. In attesa di sfide ben più importanti, il Cile è riuscito a confermare le previsioni della vigilia e portare a casa i tre punti e mostrando anche un discreto gioco.
BRASILE - Voto 6 - Massimo risultato con uno sforzo nemmeno tanto minimo, anzi. Per avere la meglio dell'ostico e splendido Perù sceso in campo ieri sera, la Seleçao di Dunga ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per conquistare i tre punti. Alla fine è quello che contava per riportare fiducia ed entusiasmo ad un gruppo che vive ancora di fantasmi e paure (l'albergo in via Alemania di certo non aiuta). Ansie e preoccupazioni che l'inizio del match non aveva aiutato a spazzare via, anzi: David Luiz ed il suo solito errore con la complicità di un approssimativo Jefferson mandava avanti i peruviani. Neymar ha poi fatto il resto, pareggiando poco dopo e, durante tutto l'arco della gara, mettendo in mostra tutto il repertorio fatto di dribbling, conclusioni (sfortunate) e assist deliziosi, uno dei quali per il gol vittoria. Il meglio deve ancora venire, ma la solidità del pacchetto arretrato preoccupa e non poco.
Uruguay - Voto 5.5 - Una squadra forse appagata dal successo nella scorsa manifestazione, seppur lontano nel tempo, è riuscita ad ottenere il bottino pieno contro un'indomita Giamaica, che s'è presentata al cospetto di Cavani e compagni senza alcun timore reverenziale, anzi. Forse l'assenza di Suarez non basta a giustificare la squadra di Tabares, apparsa stanca e svogliata nel possesso palla, lenta e macchinosa nel far girare la sfera e nel muovere la pimpante retroguardia giamaicana che fino al gol di Rodriguez era riuscita a resistere senza patemi d'animo. Servirà ben altro per superare l'Argentina e superare i quarti di finale, quasi ipotecati.
Argentina - Voto 5 - La media aritmetica tra il bellissimo ed esaltante primo tempo e il deludente ed abulico secondo tempo dell'albiceleste del Tata Martino fotografa in pieno la gara della squadra di Messi e compagni, devastanti nel primo tempo quanto supponenti e poco cinici nella ripresa. L'Argentina resta la favorita assoluta per questa competizione, a patto però che la squadra svesta i panni di predestinata legata alle individualità e giochi in maniera corale mettendo in condizione i propri gioielli di fare la differenza. L'albiceleste è uscita troppo presto dalla gara contro il Paraguay, convinta sul 2-0 di aver portato a casa la gara. Di contro, la grinta e la voglia di non mollare mai dei paraguaiani hanno fatto la differenza nella ripresa, raggiungendo il pari all'ultimo minuto beffando Romero e la retroguardia dei biancoazzurri. Ci si aspettava di più, ma il potenziale messo in mostra nel primo tempo, fa ben sperare.
Colombia - Voto 4 - Inguardabile la prestazione dei cafeteros contro lo splendido Venezuela. La Vinotinto è una squadra organizzata, priva di talenti, che però ha speso tutte le energie per portare a casa il risultato, ingabbiando tatticamente e mentalmente le stelle della squadra di Pekerman, che dal suo canto non ha fatto nulla per porre rimedio ad una Colombia troppo brutta per essere quella vera ammirata al Mondiale. Il 4-4-2 senza un play dei cafeteros lasciava presagire le folate di James e Cuadrado, pronti al riscatto e vogliosi di imbeccare davanti Bacca e Falcao, che però non hanno mai trovato lo spazio e il tempo per impensierire la difesa venezuelana. La Colombia s'è affidata spesso a lanci dalle retrovie e cross dalla trequarti che, senza la presenza di un centravanti (alquanto dubbiosa la scelta di lasciare Jackson Martinez in panca per 80 minuti), sono risultati stucchevoli e improducenti. Inoltre, è quasi impresentabile un centrocampo con due medianacci che non riescono quasi mai ad effettuare un passaggio smarcante o a velocizzare la manovra. Pekerman avrà molto su cui lavorare.