Difficile, se non impossibile, abbiate mai assistito ad un torneo di calcio FIFA in cui tre dei quattro quarti di finale terminano solamente ai calci di rigore. Difficile, se non impossibile, vi succeda in futuro. Curioso e particolare il fato che gli dei del calcio hanno riservato a questi Mondiali Under 20. Favorite eliminate l'una dietro l'altra: prima i campioni sudamericani (Argentina) ai gironi. Agli ottavi è stato il turno della Nigeria campione d'Africa ed ora ai quarti ci tocca salutare le due finaliste ad Euro 2014, le due squadre sulla carta più forti del lotto, Germania e Portogallo. Oltre a tedeschi e portoghesi devono salutare anche gli USA, che sembravano - insieme al Brasile - l'unica Nazionale in grado di frapporsi fra le favorite di cui sopra ed il titolo.
Mali - Germania 1-1 d.t.s. (4-3 ai calci di rigore)
(Brandt; Souleymane Coulibaly)
Si comincia alle 3.30 italiane. Mali e Germania si affrontano a Christchurch con una chiaro favorita: la Nazionale europea. I tedeschi se la devono vedere contro un enigmatico Mali, che ha ottenuto il superamento della fase a gironi solo nell'ultimo quarto d'ora disponibile, ma ha anche demolito il Ghana per 3-0 agli ottavi. Pronti via e la Germania perde il suo gioiello più prezioso: Stendera (5 gol finora) deve lasciare il campo a Dudziak al 10°. Ne vanno a perdere tutti gli XI in campo, che non trovano più nessuno ad accendere la luce lì davanti. Il Mali, allora, comincia a spingere i campioni europei nella propria metà campo, prendendo in mano le operazioni. Le squadre sembrano già proiettate negli spogliatoi al 38°, quando Brandt mette in rete l'1-0 raccogliendo la respinta della barriera maliana (punizione di Mukhtar) girandola con una volée dalla distanza alle spalle di Djigui Diarra.
Poi si va negli spogliatoi. Evidentemente la Germania ri-organizza bene il piano di conquista da opporre al Mali, visto che al ritorno in campo i tedeschi hanno immediatamente l'opportunità di raddoppiare. Dudziak si guadagna un calcio di rigore. Mukhtar lo batte ma sbaglia. Inutile stare a raccontarvi come quasi per contrappasso il Mali trovi il pareggio nemmeno due minuti dopo. Yussuf Koné batte una punizione crossando in area: Souleymane Coulibaly taglia benissimo verso il primo palo e si tuffa in maniera perfetta. E' 1-1 al 58°. C'è ancora tanto da giocare. Tuttavia nessuna delle due squadre si rende pericolosa, eccezion fatta per la gaffe con cui nel finale Hamidou Maiga stava letteralmente regalando le semifinali alla Germania: un retro-passaggio suicida innesca Mukhtar che sbaglia ancora e manda largo. L'attaccante del Benfica paga la serata di luna storta ed al 91° lascia il campo a Steinmann. Sostituzione conservativa: dentro un mediano per il falso nueve. Adesso come punta c'è Brandt.
La mezzora dei supplementari regala un'occasione proprio all'ala del Leverkusen che sbaglia. Wormuth allora preferisce mandare in campo una punta vera, Lohkemper. A posteriori avrebbe forse evitato la sostituzione visto che l'infortunio di Weigl, impossibilitato a proseguire la contesa, lo costringerà a giocare per quasi un tempo supplementare in 10. Il Mali può approfittarne ma non lo fa e la Germania s'accontenta: i rigori vanno bene, in quanto livellano inferiorità numerica e stanchezza.
Dal dischetto nessuno dei primi sei sbaglia prima che Schwabe ipnotizzi Adama Traoré e consegni a Brandt l'occasione, segnando, di mandare in vantaggio i suoi. Il biondissimo tedesco manda largo, Samassekou indovina il tiro ed è tutto sulle spalle del centrale Niklas Stark. Il difensore del Norimberga non sembra convintissimo ed infatti manda tutto all'aria, consegnando al Mali il pass per le semifinali.
Mali (4-2-3-1) : Djigui Diarra; Aboubacar Doumbia, Hamidou Maiga, Souleymane Coulibaly, Yussuf Koné; Falaye Sacko, Samassekou; Souleymane Diarra (71° Hamidou Traoré), Adama Traoré, Dieudonne Gbakle (90° Malick Touré); Mohamed Diallo (99° Saliou Guindo)
Germania (4-2-3-1) : Schwabe; Akpoguma, Kempf, Niklas Stark, Bauer; Promel, Weigl; Oztunali, Stendera (10° Dudziak, 106° Lohkemper), Brandt; Mukhtar (91° Steinmann)
Brasile - Portogallo 0-0 d.t.s. (3-1 ai calci di rigore)
Ed i favoriti diventarono loro, i brasiliani. La sorte sorride ai verde-oro, chiamati ad affrontare il Portogallo nel piatto forte di questi quarti di finale. La Seleçao non potrà certo incolpare la malasorte, qualunque sarà l'esito del torneo. Dopo lo 0-0 e la seguente vittoria ai rigori contro l'Uruguay, i brasiliani di Micale ottengono il secondo lascia-passare consecutivo senza segnare nemmeno un gol ed affidandosi ai tiri dal dischetto. Va fuori il Portogallo, una delle Nazionali più interessanti di questo torneo, forse ingiustamente.
Le formazioni titolari cominciano a raccontarci tutt'altra storia rispetto a quanto visto sul campo. Il Brasile si era scoperto (per la seconda consecutiva fuori Alef e dentro un trequartista in più, stavolta Jean Carlos) ed il Portogallo coperto (fuori un trequartista e dentro il mediano Estrela) ma sul manto erboso ad esser più temibile è la Nazionale lusitana. Chance per Joao Nunes ma sopratutto per Gelson Martins e André Silva, che sprecano gli assist di Marcos Lopes e di Gelson stesso. Reagisce al 22° il Brasile: Danilo conferma le sue capacità di saltatore e va ad impattare di testa in maniera perfetta, ma scorretta per la terna arbitrale.
Tante le occasioni per schiodare dallo 0-0 il risultato anche nel secondo tempo. Il Portogallo comincia a vivere la maledizione madre della Nazionale maggiore: un vero 9 che metta dentro ogni dannato pallone vagante. Nuno Santos ce l'ha e si chiama André Silva ma quando chiamato in causa, stanotte, il centravanti del Porto B ha fallito. Come nel secondo tempo, quando un secondo invito di Gelson Martins è stato nuovamente sprecato dall'ariete di Baguim do Monte. Il gol sembra nell'aria ma Marcos Lopes due volte - sul lancio di Rapha Guzzo (finalmente chiamato in causa nei supplementari) e su passaggio di André Silva (palo) - e Gelson Martins (buona parata di Jean) non troveranno la fortuna necessaria. La situazione diventa esasperante nel momento in cui ancora Gelson Martins, ancora innescato da Marcos Lopes, sparerà largo.
Si entra nella spirituale stanza dei rigori con il Brasile chiaramente sconfitto ai punti ma calcisticamente in vita, a differenza di quanto visto con l'Uruguay, quando la Seleçao aveva dominato senza trovare il tiro giusto, Proprio come successo al Portogallo oggi. E' forse per questo che Micale a fine gara ammetterà :" Meritavano di vincere". Dal dischetto Andreas Pereira e Marcos Lopes non sbagliano. Lucao è il primo a sbagliare ma Guzzo rimedia con un cucchiaio improbabile. Danilo conferma la leadership e segna il 2-1, André Silva sbaglia. 2-1 brasiliano. Sul dischetto Gabriel Jesus segna. Nuno Santos ha il Portogallo U20 sulle spalle e lo tradisce. Passa il Brasile.
Brasile (4-1-4-1) : Jean; Joao Pedro, Marlon, Lucao, Jorge (85° Caju); Danilo; Jajà, Boschilia (76° Malcom), Jean Carlos (46° Andreas Pereira), Marcos Guilherme; Gabriel Jesus
Portogallo (4-3-3) : André Moreira; Riquicho, Joao Nunes, Domingos Duarte, Rafa Soares; Podstawski, Estrela (68° Nuno Santos), Francisco Ramos (91° Raphael Guzzo); Gelson Martins (114° Ivo Rodrigues), André Silva, Marcos Lopes
USA - Serbia 0-0 d.t.s. (5-6 ai calci di rigore)
Nel rivedibile spettacolo regalatoci dal quarto di finale fra Serbia e USA sono i primi ad avere la meglio, ancora una volta ai calci di rigore. Non son bastati 120 minuti di gioco per godere della grazia di una rete che sbloccasse la gara dallo 0-0. Ha vinto chi avrebbe meritato, la squadra che ha fatto meglio nel corso della disputa.
Parecchie attenuanti ha Tab Ramos, C.T. statunitense, che stanotte non ha potuto contare sul terzino sinistro Acosta e sulle ali Jamieson, Maki Tall (infortunati) e Jordan Allen. La limitata rosa a disposizione dell'ex centrocampista del Betis è riflessa anche nell'unica sostituzione effettuata. Gli USA non riescono a sopraffare le assenze e nel primo tempo subiscono le offensive serbe. Due gli occasioni importanti: il tiro del terzino sinistro Antonov sventato da Steffen ed il tiro alto di Milinkovic-Savic su assist del mai domo Gacinovic. Sarà solo un intermezzo scenico l'opportunità capitata sui piedi di Thompson (sprecata), prima che la Serbia torni ad imporre la propria superiorità odierna.
Nel secondo tempo sale in cattedra Steffen, portiere americano già eroe del passaggio ai quarti: due parate di ottima fattura sul talentino Andrija Zivkovic ed una su Mandic (ancora lui il 9 titolare e non Saponic). Serbia superiore anche nei supplementari: Milinkovic-Savic e Saponic sprecano e gli USA ringraziano l'arrivo dei rigori. Emozioni per cuori forti durante la serie: Rubin sbaglia, Zdjelar segna. Payne segna e Mandic sbagliando ristabilisce la parità. Arriola, Hyndman e Zelalem da una parte e Grujic, Babic e Zivkovic dall'altra portano il conto sul 4-4. Si va ad oltranza. Sonora sbaglia e segnando la Serbia può vincerla, ma il portiere Rajkovic sbaglia. Si prosegue. Marco Delgado ed Antonov non si perdono nel bosco dei tentennamenti, cosa che succede a Carter-Vickers e clamorosamente anche a Veljkovic. Pare che nessuno voglia vincere prima che Nemanja Maksimovic punisca l'errore di Requejo e scateni la gioia serba.
USA (4-3-3) : Steffen; D.Payne, Miazga, Carter-Vickers, Requejo; Hyndman, Marco Delgado, Zelalem; Tommy Thompson (103° Sonora), Rubio Rubin, Arriola
Serbia (4-2-3-1) : Rajkovic; Miladin Stevanovic, Veljkovic, Babic, Antonov; Nemanja Maksimovic, Zdjelar; Andrija Zivkovic, Milinkovic-Savic (111° Grujic), Gacinovic; Mandic (68° Saponic)
Uzbekistan - Senegal 0-1
(Mame Thiam)
L'unica gara che non ha bisogno di più di 90 minuti per consegnare agli almanacchi la propria vincitrice è quella fra Uzbekistan e Senegal, vinta dagli africani, che quindi raggiungono le semifinali come il Mali, rinnovando un vecchio andare che faceva "L'Africa dominerà il calcio negli anni a venire", pronunciato mentre si osservavano i giovani prospetti africani negli anni 90. E' ciò che ci porta a pensare un torneo che ha nelle Nazionali del continente nero l'esatta metà delle squadre ancora in corsa: dopo 10 anni l'Africa porta due semifinaliste ad un Mondiale Under 20. Da quello di Messi, Silva, Pellé e Llorente a quello di Kovalenko, Mervò, Stendera ed André Silva. E pensare che il Senegal è alla prima apparizione ad un Mondiale Under 20: era dal 1987 che una debuttante non arrivava così in fondo.
A regolare un modesto Uzbekistan, giunto fino ai quarti grazie ad un girone in cui Honduras e Fiji hanno concluso con lo stesso numero di punti ma con peggior differenza reti, è Mamadou Thiam, centravanti del Dijon. Dopo un'ora di gioco alla pari il Senegal comincia ad imporsi con Thiam e Nassalan sugli scudi. I due combinano al 64°: Thiam scende sulla fascia ma Nassalan spreca un rigore in movimento. I due allora provano ad invertire i ruoli. E fanno briscola. Nassalan entra in area da destra, effettua un doppio passo con il quale si libera di uno dei pochi difensori uzbeki rimasti a protezione di Khamraev durante il contropiede senegalese e serve a Thiam un pallone impossibile da sbagliare. La prossima sfida di Sy e compagni è il Brasile.
Uzbekistan (5-3-2) : Khamraev; Ashurmatov, Tursunov, Giyosov (84° Kosimov), Abdullaev (89° Sidikov), Komilov; Sokhibov, Hamrobekov, Shukurov (88° Khursanov); Urinboev, Shomurodov
Senegal (4-2-3-1) : Sy; Moussa Wague, Eli Cissè, Mouhamet Sané, Alhassane Sylla; Roger Gomis (95° Moussa Ba), Alassane Sow (76° Serigne Fallou Niang); Remi Nassalan, Sidy Sarr, Moussa Koné (85° Anda Correa); Mahamadou Thiam