Brasile, patria del futebol, di sole, allegria. Patria di talenti, di fenomeni, di prospetti. Patria che si porta dietro una grande tradizione nel partorire non solo eccellenti attaccanti ma anche ottimi terzini (Djalma Santos, Cafu, Roberto Carlos e Dani Alves per citarne alcuni). Alvaro Da Cruz Junior, detto “Auro” potrebbe seguire le orme dei suoi predecessori. Nasce il 23 Gennaio 1996, a Jau, nello stato di Sao Paulo. Cresce calcisticamente tra le strade brasiliane ed a quattordici anni (nel 2010) approda nella Primavera del Sao Paulo – che oltre tutto è tutt'ora il suo club. Il ds del Sao Paulo, Gustavo Vieira de Oliveira, lo battezza subito con queste parole: “Auro è un giovane di grande qualità e con grande personalità. Uno che porta il DNA del Sao Paulo nella vene. Assieme ad altri giocatori della nostra Accademia (Boschilia e Abner, ndr) rappresenta il futuro del nostro club”.
Auro cresce tranquillamente per i primi tre anni nelle giovanili del Tricolor, ma è con la maglia della Nazionale U17 che si afferma con grande autorità (5 presenze ed un assist). Nel Sao Paulo Under 17 diventa uno dei punti cardine intorno a cui ruota tutta la squadra assieme al centrale di difesa Lucas Silva, alla punta Joanderson, a Gustavo Hebling e soprattutto a Gabriel Boschilia. Sempre nel 2013, durante il Mondiale U17 svoltosi negli Emirati Arabi (vinto dalla Nigeria), la Nazionale brasiliana (e che Nazionale: Doria e Marquinhos in difesa...) sfoggia sulle corsie esterne due armi letali, due giovani che seminano il panico negli occhi avversari: uno porta il numero due sulle spalle e si chiama Auro, l'altro è un suo compagno di squadra e si chiama Abner. Quel Brasile fu eliminato ai quarti di finale dal Messico ai rigori (11-10), è vero, ma successe quando Abner, fedele compagno di Auro, dovette stare fuori per infortunio.
Muricy Ramalho, tornato l'anno scorso ad allenare il Sao Paulo, salvandolo dalla zona retrocessione e portandolo, nell'attuale campionato brasiliano (ancora in corso, siamo alla 28° giornata) al secondo posto, lo incorpora alla prima squadra dall'estate 2014. Il 7 Settembre 2014, contro lo Sport, arriva la sua occasione: Paulo Miranda, terzino destro saopaulino, si fa male al 14°. Ramalho lo guarda e gli fa un cenno col capo. E' il suo momento. Tre giorni dopo sarà nella formazione titolare contro il Botafogo.
Auro è il tipico terzino di spinta brasiliano, un treno sulla fascia, lucido in fase di appoggio dell'azione offensiva. Lo si trova sempre nella metà campo avversaria e non stupitevi se a volte lo troverete nell'area di rigore dei rivali. Il suo cavallo di battaglia, da buon sudamericano, è il dribbling secco, sia in velocità che da fermo. Riceve molti falli proprio perché il povero sventurato che se lo ritrova sulla sua strada è costretto alle maniere forti per fermarlo. I suoi cross sono una delizia per gli occhi e per gli attaccanti della sua squadra. Nonostante prediliga la fase offensiva, risulta affidabile nelle chiusure difensive, bravo a leggere le azioni ed i movimenti in anticipo. Ama dialogare con i compagni con tocchi di prima per trovare gli spazi necessari per arrivare al cross dal fondo o per cercare l'azione personale con tagli centrali. E' nella statura però (168 cm di altezza) il suo debole e nel suo fisico. Se vuole approdare in Europa deve sicuramente rafforzare la sua struttura fisica. Su di lui ha già messo gli occhi il Barcellona (che tuttavia ha il mercato bloccato per due stagioni) e dall'Italia, la Roma, ha chiesto informazioni. Tuttavia il livello atletico del campionato italiano è diverso da quello brasiliano, il giovane del Tricolor faticherebbe, mentre si troverebbe meglio nel campionato spagnolo (o portoghese), tornei che prevedono un gioco palla a terra e meno agonismo.