Sarà il mondiale di Diego Costa?
Gli elementi per azzardare un sì ci sono tutti: una stagione da incorniciare, le polemiche ancora accese sulla scelta della nazionale, le aspettative e la curiosità degli spagnoli, la convocazione last minute e la condizione fisica, la corte del Chelsea… Insomma, sembra proprio che Diego Costa sia destinato ad essere uno dei protagonisti in Brasile.
Destino. Ancora il destino, compagno di vita dell’attaccante di Lagarto, predestinato dalla nascita, da quando il padre decise di chiamarlo Diego in onore di Maradona perché –sostiene- “in Brasile ti comprano un pallone da calcio quando sei ancora nella pancia di tua madre”. Il destino che ha fatto sì che lo notassero, giovanissimo, quando lasciò la sua Lagarto per trasferirsi a San Paolo, dove aiutava suo zio in un negozio di elettrodomestici. Il destino che gli ha riservato un infortunio proprio quando era sul punto di essere ceduto in Turchia ma che ora definisce “provvidenza” perché è grazie a quel trasferimento mancato se è riuscito a sfondare nell’Atlètico Madrid e a diventare l’attaccante da record che è oggi. E infine il destino beffardo, quello degli infortuni che lo hanno costretto a saltare le finali decisive di Champions e Liga, per dirla alla Simeone. Il destino ha voluto che questo mondiale, il primo di Diego Costa con la maglia spagnola, si giocasse in Brasile, proprio la nazionale che in patria gli accusano di avere rinnegato per soldi.
Ricapitolando. La travagliata questione Diego Costa inizia nell’estate del 2013, quando l’attaccante ottenne anche la cittadinanza spagnola. Scolari lo convocava per un’amichevole con la maglia verdeoro (con la quale aveva già giocato) ma Costa rifiutava perché aveva deciso di giocare per la Spagna. Apriti cielo, la vicenda diventa un caso.
La CBF (la federazione brasiliana) ha accusato Diego Costa di aver scelto la nazionale Spagna per ragioni economiche e ha addirittura avviato un processo per togliere al giocatore la nazionalità brasiliana. Lo stesso Scolari non l’ha presa affatto bene e ha azionato un domino di polemiche e giudizi sul giocatore, a cui venne imputato anche di “rovinare il gruppo di Scolari dal momento che non ha a cuore il Brasile. Diego Costa non è una persona grata in nazionale e gli stessi calciatori non reagiranno bene a questa storia”. È intervenuto persino Pelè, cercando di minimizzare con un “rispetto la sua decisione, ha avuto coraggio”.
Alla fine Diego Costa ha chiarito “Voglio che la gente capisca che non rinuncio al Brasile. Ho parenti in Brasile, è dove sono nato e dove vivrò quando smetterò di giocare a calcio. E’ stata una scelta complicata, per tutto quello che significa scegliere tra il paese in cui sei nato è quello che ti ha dato tutto, che è la Spagna. Ci ho pensato a lungo ed è giusto che giochi con la Spagna perché è qui che ho fatto tutto. Tutto quello che ho nella mia vita me lo ha dato questo paese, a cui mi sento molto legato. Qui mi sento stimato per quello che faccio quotidianamente e avverto l’affetto della gente”.
Modulo. Una volta giustificata pubblicamente la decisione e placata, almeno momentaneamente, la bufera, Diego Costa si è potuto concentrare sulla Spagna. Il suo esordio in nazionale, nel match amichevole contro l’Italia, non ha convinto e ha mostrato che c’era ancora tanto lavoro da fare per adattare il gioco del talento di Lagarto al tiqui-taca dei compagni ma Del Bosque ha invocato calma e fiducia.
E se invece fosse il modulo ad adattarsi a Diego Costa? Chi si aspetta la solita Spagna-Barça, con il tiqui-taca che ha reso grande i blaugrana, forse dovrà ricredersi. Del Bosque aveva partecipato all’Europeo in Polonia e Ucraina, e l’aveva vinto, senza una prima punta (il chiacchieratissimo falso nueve!). Per quest’anno però il tecnico spagnolo sembra intenzionato a sfruttare il pezzo pregiato di cui può disporre, un nueve che più che falso è tipico, che alle caratteristiche dell’attaccante di razza coniuga un grande spirito di sacrificio, sempre pronto a dare una mano dietro.
Dicono e dice. Nell’occhio del ciclone, eppure Diego Costa sembra il più sereno: “un calciatore gioca sempre con molta pressione, ormai sono abituato e sono contento di essere guarito dopo l’infortunio”. Nell’ultimo anno, con il successo, le indiscrezioni sull’attaccante di Lagarto si sono sprecate ma lui ha continuato a
I maligni già pregustavano poco entusiasmo da parte dei compagni di nazionale, rivali in Liga e spesso protagonisti di vere lotte (e botte) ma Diego Costa sembra inattaccabile anche sotto questo aspetto: “una delle cose più importanti è il gruppo, è uno degli elementi fondamentali per uno spogliatoio e per il rendimento di una squadra. Ho chiarito subito alle persone con cui ho parlato e all’allenatore che l’importante era il gruppo. Se la squadra era d’accordo e credevano che fosse la decisione corretta per il bene di tutti (la convocazione ndr), io sono onorato”.
Più che le parole, forse troppe, bisognerebbe lasciare parlare i numeri, che, nel suo caso, sono particolarmente eloquenti: 27 gol in 35 partite in campionato, 8 in 9 scontri di Champions League. Dunque lasciamo da parte le polemiche e le chiacchiere sterili e godiamoci le giocate di Diego Costa, un attaccante intrepido e aggressivo per una Spagna che cerca la conferma puntando sulla novità. I tifosi attendono trepidanti e così gli appassionati di tutto il mondo. Nella sua Lagarto hanno creato una maglietta speciale: una metà è quella della maglia del Brasile, l’altra è della Spagna e dietro il nome Diego Costa.
Nel caso ne servissero ancora, ecco un altro motivo per seguire il mondiale brasiliano!