La Danimarca cerca la partita della vita, l'Italia vuole soltanto evitare una brutta figura. A Copenaghen scendono in campo due formazioni con obiettivi chiaramente diversi. Prandelli sceglie di mischiare le carte a sua disposizione: a destra rilancia De Silvestri e Balzaretti, che tornano in azzurro rispettivamente dopo 37 e 11 mesi; fa rifiatare Bonucci per dare spazio a Ranocchia e sceglie Thiago Motta come vice Pirlo; in attacco, a causa dell'assenza di Balotelli, opta per Osvaldo affiancato da Candreva e Diamanti. Nei padroni di casa Olsen preferisce Bjelland a Kjaer al centro della difesa e conferma Bendtner come terminale offensivo.

L'avvio veemente dei nordici è un fuoco di paglia, un falso allarme: l'Italia è brava ad addormentare il gioco con il possesso palla espressamente richiesto dal commissario tecnico. Poche occasioni per due squadre che non sembrano ancora destinate a farsi male: Krohn Dehli non trova la porta, Candreva è propositivo ma impreciso, Bendtner si batte poco per la squadra ed è restio ad effettuare la fase difensiva. Così passano gli azzurri al 28': splendido lancio di Thiago Motta per Osvaldo, che con uno stop a seguire supera Agger e con un bel destro trafigge Andersen sul palo lontano. Un gol di pregevole fattura quello dell'attaccante del Southampton, che torna a segnare in nazionale dopo la doppietta alla Bulgaria dell'anno scorso. La partita non cresce d'intensità ma un sussulto improvviso la scuote all'ultimo secondo della prima frazione: buona giocata di Krohn Dehli sulla sinistra, cross al centro dove Bendtner stacca su Balzaretti e schiaccia in porta, sul palo di Buffon, il pallone dell'1-1. Si va quindi al riposo con un risultato bugiardo, dopo una più che buona amministrazione del gioco da parte dell'Italia.

Prima frazione di studio, secondo tempo subito scoppiettante: la Danimarca si espone con troppa facilità ai contropiedi che gli azzurri cercano di sfruttare con la velocità degli esterni. Montolivo sbaglia a servire Diamanti (c'era Candreva solo dall'altra parte), il capitano del Bologna da posizione non ideale coglie l'esterno della rete. Inizia a carburare anche la squadra di Olsen e lo fa con il suo giocatore più rappresentativo: Eriksen, dopo 45 minuti di nulla, centra il palo direttamente da calcio di punizione, con Buffon immobile. Ancora chance per l'Italia in contropiede: stavolta Marchisio, servito da Diamanti, è in posizione favorevole ma calcia centrale ed Andersen lo ringrazia. Sale d'intensità la Danimarca che fa male sulle palle inattive: sugli sviluppi di un angolo Bjelland prende la traversa, poi il rimpallo tra il legno ed Osvaldo chiama Buffon al miracolo. Servono forze fresche per gli azzurri e Prandelli le individua in Aquilani (fuori Marchisio). I padroni di casa continuano a macinare, ma in ripartenza Candreva impegna Andersen. Continua a brillare Eriksen e arriva il meritato vantaggio: ancora Krohn Dehli, ancora Bendtner, ancora di testa, ancora su Balzaretti, ancora pigro nell'intervento Buffon.

Gioia infinita per il Parken e per il centravanti tornato all'Arsenal, ma Prandelli non ci sta: dentro allora anche Gilardino, via al disperato assedio finale. Proprio l'attaccante del Genoa è in ritardo su una palla di Candreva. Nel recupero prezioso lavoro di Osvaldo, che difende palla e lascia partire il destro: Aquilani tocca con il ginocchio e spiazza Andersen per il 2-2 che inguaia seriamente i danesi (per la qualificazione devono sperare in una sconfitta della Bulgaria contro la Repubblica Ceca). Il dio del calcio ci ha visto bene, dato che lo stesso risultato ci condannò agli Europei 2004. La strada per il Mondiale 2014 però si accorcia e Prandelli ha bisogno di maggiori garanzie: dell'Italia vista oggi non si può salvare moltissimo.