Dopo una lunga ed estenuante stagione fatta di tanti alti, ma anche qualche caduta, i Golden State Warriors si sono imposti nuovamente come campioni NBA, per la seconda stagione consecutiva e la terza volta in quattro anni, con ancora Kevin Durant nominato MVP delle Finals. Un trionfo che tuttavia non nasconde un percorso nettamente meno agevole rispetto allo scorso anno dove la squadra di Oackland era parsa virtualmente imbattibile per chiunque. A rappresentare questa tendenza del resto della lega ad adeguarsi allo strapotere Warriors sono gli Houston Rockets, arrivati davvero ad un passo, in questa annata, a strappare il pass per le finali, a discapito dei campioni in carica che l’hanno spuntata solo in gara 7, con Chris Paul purtroppo per i texani fermo ai box per infortunio.

In merito al dominio della Dub-Nation sulla lega si è espresso anche il commissioner Adam Silver, intervistato da un programma radiofonico di ESPN, partendo innanzitutto dal controvertissimo approdo da free agent di Kevin Durant alla corte di Steve Kerr e sull’effetto di disparità che esso avrebbe creato: “Riesco a capire il ragionamento riguardante Kevin Durant. È stato uno stravolgimento del sistema; abbiamo avuto un picco nel salary cap e questo ha dato a Golden State dello spazio addizionale per firmarlo. Gli Warriors comunque sostengono che avrebbero trovato un modo per ottenerlo in ogni caso”. In seguito Silver si è espresso sulla politica NBA, che non si propone di “disgregare delle squadre per ottenere una sorta di parità innaturale”, ma bensì di discutere su possibili modifiche sul sistema che prevede lo spostamento dei giocatori. L’attuale accordo CBA (Collective Bargaining Agreement)  tra lega e associazione giocatori avrebbe una durata prevista di altri cinque anni, tuttavia entrambe le parti in gioco hanno la possibilità di uscire dall’accordo nella stagione 2022-23 per rinegoziare. “C’è il prossimo CBA e nel corso degli anni abbiamo pensato a un rafforzamento del cap – ha aggiunto Silver – l’NFL ha un cap molto più restrittivo del nostro, il nostro è piuttosto elastico. Permete alle squadre di sforare anche di molto il monte salari e il tax level e questo è il caso sia di Golden State che di Cleveland”.

Dichiarazioni seguite dalla precisazione riguardante le piogge di proteste ricevuto non solo dai fans, ma anche da molti addetti ai lavori: “Le lamentele arrivano principalmente dalle altre 28 squadre, riguardo al fatto che queste due squadre si sono scontrate nelle ultime quattro finali. Ma alla fine le 30 franchigie sono collettivamente responsabili, assieme ai giocatori, del sistema vigente. Comunque i giocatori di 29 squadre vogliono sempre avere chance di titolo indipendentemente da dove sei scambiato o draftato, e questo è quello che si vuole ottenere”. Successivamente il commissioner ha precisato che non è la prima volta che una situazione simile si palesa all’interno della lega cestistica più importante del mondo, precisando la perenne presenza, all’interno della storia della stessa, di dinastie durature che hanno destato malcontento tra le altre squadre, citando una copertina di sports illustrated del 1997 che recitava la domanda provocatoria “I Bulls sono un male per l’NBA?” facendo riferimento alla supremazia di Jordan e compagni, autori di sei successi in otto anni.

“Non mi ricordo tanto clamore in quel periodo o in altre occasioni, forse perché non c’era il fattore Kevin Durant. Tutto questo succede perché una squadra già da titolo ha aggiunto Durant nel proprio roster. Non vi era una situazione analoga a Chicago. Riguardo al sistema vigente, prendo questa situazione come un problema nella misura in cui noi, attraverso il CBA, ci riuniamo assieme all’associazione giocatori con l'obiettivo di trovare il miglior modo di mantenere la competizione all’interno di questa lega”.

Parole chiare di Adam Silver che non condanna assolutamente i Golden State Warriors per il loro operato, effettuato nel pieno del rispetto delle regole, ma che tuttavia capisce le preoccupazioni destate da un' egemonia ancora lontana dall’abdicare. L’obiettivo del prossimo CBA è chiaro, ideare un modo per livellare maggiormente la possibilità di spesa delle varie franchigie, ponendo limitazioni ben più vincolanti, per ristabilire una maggior competitività e diminuire il dislivello creatosi all’inteno della lega dopo l’innalzamento del cap di qualche stagione fa.