Il titolo riporta le parole di Al Horford nell'intervista postpartita e rispecchia sostanzialmente quello che hanno detto tutti i Celtics (e non solo) in seguito. Non è la prima volta che mi sento in dovere a scrivere appositamente sul talento di Brad Stevens nelle ATO (after time-out) plays (le azioni eseguite in uscita dal time-out), e questo già la dice lunga. Ciò detto, non si può non dedicare un'analisi esclusivamente alle due rimesse, entrambe decisive, disegnate dal 41enne coach biancoverde nel finale del quarto quarto e del supplementare.
Partiamo dalla prima, disegnata in un time-out che Stevens chiama provvidenzialmente con la sua squadra sotto di 2 con 8 secondi sul cronometro dei 24 e 25.8 secondi alla fine del quarto quarto. «Provvidenzialmente» perchè alla fine di un attacco da cui non era venuto fuori nulla, Morris stava per forzare un arresto e tiro col difensore in faccia. Stevens quindi non solo evita questo, ma disegna anche la rimessa che porta a 2 punti che valgono il pareggio.
Tatum effettua la rimessa, Horford è il primo a sfruttare il blocco di Morris, e la difesa cambia. Poi sembra toccare a Brown sfruttare il blocco di Morris, ma in realtà è Brown a bloccare Morris per permettergli di uscire in angolo. La difesa cambia anche su questo blocco, ma è proprio questo il momento chiave:
Ilyasova (che marcava Morris) e Redick (che marcava Brown) cambiano, ma Ilyasova - come potete vedere dal fermo immagine - dato che seguiva Morris da dietro, non può essere tra Brown e il canestro perché non ha la prontezza di spostarsi subito dopo il cambio per prendere posizione interna. Horford nel frattempo porta un blocco per Rozier, ma tutto questo è in realtà finto, perchè l'obiettivo era avere l'area libera in modo da poter servire Brown con il lob. 2 punti e punteggio sull'87-87.
L'altra rimessa è con 8.4 secondi da giocare nel supplementare e i Celtics sotto di 1, e Morris è il rimettitore. Il principio è lo stesso della rimessa già analizzata: liberare l'area, stavolta o o per l'1contro1 di Horford o per un altro passaggio lob. Brad Stevens sapeva che Phila avrebbe cambiato sui blocchi e quindi non si sarebbe trovato Embiid su Horford (come hanno dichiarato anche alcuni giocatori di Boston), e ha sfruttato ancora una volta i cambi della difesa a proprio vantaggio.
Qui però, rispetto all'altra rimessa c'è una collaborazione maggiore della difesa, perché Covington (che è stato più dannoso che altro durante l'arco della partita) aveva posizione interna dopo i blocchi. Vistosi però costretto a marcare un lungo, che in realtà è solo 3 cm più alto ma con 10 kg in più, cerca di negare il passaggio mettendosi davanti. Questa è una strategia usata spesso per difendere i mismatch sotto canestro, ma è un qualcosa che puoi permetterti se c'è l'aiuto dal lato debole. E qui ovviamente non può esserci, perché Stevens ha disegnato la rimessa proprio in modo da lasciare Horford e il suo difensore totalmente isolati - stesso dicasi per la prima situazione. È quindi questo, quando Covington si mette davanti, il momento che decreta la fine dei sogni per Philadelphia.
Notate inoltre come, infatti, Horford non faccia alcuna opposizione sul tentativo di Covington di mettersi in posizione di anticipo. Il risultato è lo stesso della rimessa del quarto quarto. Lob verso il ricevitore e 2 punti da sotto che valgono la vittoria.
I 76ers avrebbero in realtà l'ultima replica, ma - a differenza dei Celtics - eseguono male e arriva solo una palla persa. In particolare è Belinelli - proprio lui che è stato il salvatore della patria negli ultimi secondi del quarto periodo - a non portare un buon blocco per Embiid. E la conseguenza di questo cattivo blocco, oltre che della mancata presa di posizione di Embiid che non tiene a distanza il difensore aiutandosi col corpo, è che Horford possa anticipare il passaggio diretto a Embiid e recuperare il pallone decisivo.