Non saranno più i Boston Celtics di Bill Russell e Red Auerback, così come non saranno più i Philadelphia 76ers di Wilt Chamberlain, ma la serie di semifinale della Eastern Conference che vedrà opposte le franchigie allenate da Brad Stevens e da Brett Brown richiama i fasti di quel lontano 1967, quando le due squadre si davano battaglia per l'anello. Cinquant'anni dopo è la volta di Al Horford e Jayson Tatum, di Ben Simmons e di Joel Embiid, loro devono scrivere le pagine della propria storia, con i giovani rampanti in maglia Sixers pronti a prendersi un altro scalpo importantissimo dopo quello di Dwyane Wade e dei suoi Miami Heat.
Il passaggio del turno ottenuto in cinque partite contro i ragazzi di Spoelstra ha implementato fiducia ed autostima di un gruppo sostanzialmente nuovo e vergine a certi appuntamenti, il quale ha dimostrato tuttavia di essere pronto dal punto di vista caratteriale per essere protagonista assoluto già nel presente e non solo in futuro. Ritmo ed intensità, agonismo e spensieratezza i cardini del gioco di Brett Brown, il quale ha dato le redini in mano ad un sontuoso Ben Simmons e sfruttato il ritorno in campo a Miami di Joel Embiid per archiviare la prima pratica di questi playoffs nel modo migliore possibile.
Non c'è alcun dubbio che alla serie di semifinale i Sixers (due sconfitte nelle ultime 22 partite giocate tra Regular Season e playoffs) ci arrivino in condizioni psico-fisiche decisamente migliori rispetto ai Boston Celtics, i quali oltre agli infortuni dei vari Irving, Hayward e Theis potrebbero e dovrebbero fare a meno per qualche partita anche di Jaylen Brown. Al netto delle assenze, il cuore e l'orgoglio dei Celtics è l'arma in più per gli uomini di Stevens, galvanizzatisi nel corso della serie-maratona contro i Milwaukee Bucks dal ritorno in campo di Marcus Smart, la cui foga agonistica ha rappresentato un boost di intensità e di energia che sono risultate di fondamentale importanza nel conseguimento del 4-3 conclusivo contro Antetokounmpo e soci. Tuttavia, i sette appuntamenti della serie appena conclusasi hanno lasciato chiaramente scorie negative dal punto di vista fisico, le quali dovranno essere necessariamente messe da parte.
I roster a confronto - Due roster molto simili per costruzione, i quali poggiano - poggiavano nel caso dei Celtics - sul talento individuale di Irving e Simmons, oltre che sulla solidità dei vari Hayward, Tatum, Brown ed Horford da una parte, Embiid, Redick, Belinelli e Saric dall'altra, senza dimenticare il resto. Gli infortuni hanno sicuramente condizionato e non poco la stagione della squadra di Brad Stevens, la quale in corso d'opera ha dovuto chiedere uno sforzo fisico ed una crescita immediata ai vari Rozier, Tatum e Brown, i quali non solo hanno risposto presente, ma hanno letteralmente trascinato la squadra alla semifinale di Conference. Adesso, tuttavia, viene il difficile, perché nonostante il 3-1 in stagione regolare contro i Sixers, l'atletismo di Philadelphia sembra difficile da reggere in una serie playoffs ed al crepuscolo dell'annata. Stevens si appoggerà sicuramente all'esperienza di Al Horford ed alle qualità dei suoi esterni, oltre a chiedere uno sforzo enorme ai vari Smart, Morris e Ojeleye dalla panchina.
Molti meno problemi per quanto riguarda coach Brett Brown, il quale dopo aver recuperato appieno Joel Embiid ha potuto gestire al meglio le energie nella serie contro i Miami Heat. Al centro camerunese si è affiancato molto bene Amir Johnson, sempre puntuale nelle due metà campo nei minuti in cui è stato chiamato in causa. Hanno risposto presenti anche Dario Saric ed Ersan Ilyasova, abilissimi nell'aprire il campo alle scorribande nel pitturato di Embiid e di Ben Simmons. Perfetti inoltre gli esterni, in difesa come in attacco ed in transizione: guidati dalla sapiente gestione del playmaker tuttofare australiano, i vari Redick, Belinelli e Covington, ma anche McConnell è riuscito a dare il suo apporto alla causa, sono risultati decisivi nello spostare l'ago della bilancia in favore dei Sixers, soprattutto all'American Airlines Arena. Insomma, il roster è completo ed è integro: a Brown il compito di mettere in condizione gli interpreti di rendere al meglio.
Le chiavi della serie - Una, su tutte, la chiave che verosimilmente sposterà gli equilibri della serie: il ritmo. Se Philadelphia dovesse riuscire a tenere altissimi i battiti delle singole partite, difficile per Boston tenere il passo e reggere l'urto a campo aperto di Simmons e compagni e soprattutto di controbattere in attacco contro la difesa di Brown, una delle migliori del lotto. L'intensità e le energie residue dei Celtics risulteranno molto più decisive dei matchups che si creeranno in campo, anch'essi discretamente a favore di Philadelphia. Se Tatum dovesse essere impiegato in marcatura su Simmons, mentre ad Horford l'incombenza di tenere d'occhio Embiid, saranno gli accoppiamenti con Redick e Saric - soprattutto in mancanza di Brown - a preoccupare Stevens. Se il prodotto di Berkeley invece dovesse recuperare, probabile un accoppiamento difensivo con Simmons, mentre a Tatum l'onere di tenere a bada le conclusioni perimetrali dell'ex Clippers in una serie molto più equilibrata per valori tecnici e tattici.
Difficile per Stevens rispondere come fatto contro i Bucks ad un eventuale quintetto piccolo dei Sixers: di tutt'altra pasta e solidità la qualità individuale e corale dell'attacco di Brown, uno dei migliori dell'intera NBA nell'ultimo mese di stagione. Di contro i Celtics potranno sicuramente contare sul fattore casa, con il Boston Garden da sempre fortino quasi inespugnabile per qualsiasi squadra. Di scarsa rilevanza i quattro precedenti in stagione regolare, giocati tutti prima della pausa per l'All Star Game: 3-1 in favore dei Celtics, trascinati tuttavia da Irving. Altra versione di Boston, altra versione di Philadelphia. Si riparte da zero, si riparte dal TD Garden. Primo appuntamento della serie stanotte, ne vedremo già delle belle.
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