Per anni presa ad esempio dalle altre franchigie NBA come modello di programmazione, gli Oklahoma City Thunder si ritrovano ancora una volta a fine stagione con un pugno di mosche in mano. Dopo l'addio di nel 2016 di Kevin Durant e il conseguente choc, il general manager Sam Presti ha fatto tutto il possibile per trattenere Russell Westbrook a OKC, non solo con un rinnovo al massimo salariale, ma anche con una campagna particolarmente aggressiva sul mercato dei free agents, conclusa con gli arrivi di Paul George e Carmelo Anthony.
Un esperimento, si è detto da più parti, dati i contratti in scadenza di Melo e PG13, una risposta emotiva alla costruzione di altri superteam, per avvicinare gli ormai "odiati" Golden State Warriors, campioni NBA in carica. Esperimento fallito, perchè la chimica in campo tra i Big Three di Oklahoma City non c'è mai stata. L'attacco della squadra di Billy Donovan, ultimo dei responsabili, non è cambiato rispetto allo scorso anno, nè poteva farlo, date le caratteristiche dei giocatori. Inspiegabile l'ingaggio di Carmelo Anthony, prima donna che in carriera ha accumulato delusioni in successione, non funzionale quello di Paul George. I Thunder erano e sono la squadra di Russell Westbrook, nel bene e nel male. Nel bene, quando il prodotto da UCLA segna quei canestri che ti tengono in vita quando la tua pallacanestro non offre null'altro, nel male quando si trasforma in uno contro tutti che alla fine giova agli avversari. Westbrook è un clamoroso realizzatore, un atleta straordinario e un agonista ancora migliore, ma non è il miglior compagno di squadra possibile per l'attacco di una contender. Ne sa qualcosa Kevin Durant, via dopo essersi stufato delle continue sgasate senza controllo del suo ex compagno di squadra. Ne hanno avuto un assaggio ora George e Anthony, ridotti al rango di comparse in gara-5 e 6 contro gli Utah Jazz, squadra organizzata e senza stelle di grido, che ha posto fine alla corsa di OKC. George e Anthony, due giocatori di isolamento messi al fianco di un fantastico solista, ma pur sempre un solista, come in una raccolta di figurine. Ne è derivata un'orchestra con un solo violino, con gli altri musicisti mai sullo stesso spartito.
L'obiezione più comune alla tesi del Westbrook contro tutti è che in realtà l'MVP della scorsa stagione si veda "costretto" a fare tutto da solo, causa scarso contributo ricevuto dai diversi compagni di squadra che ha avuto al fianco nel corso degli anni. Poteva essere vero la scorsa stagione, anche se il 2017/2018 rivaluta il Victor Oladipo intristito di Oklahoma City e rifiorito a Indianapolis. Non può valere ora, con due superstar in quintetto. Le stelle aiutano a vincere, ma non bastano. Come insegnano i Golden State Warriors (e non LeBron James, che è un sistema di per se stesso), è necessario avere alle spalle un solido sistema di pallacanestro e una continuità offensiva completamente mancati ai Thunder. Nella gara-6 che è costata a OKC l'eliminazione dai playoffs, il primo possesso contro i Jazz è stato esemplificativo: palla ferma fino agli ultimi secondi dell'azione, poi isolamento per Anthony ed airball dal gomito sinistro. Un copione già visto per l'intera stagione regolare, e che rende l'eliminazione dei Thunder un evento non così sorprendente, anche contro una Utah priva di Ricky Rubio nel momento del bisogno. Il significato tecnico della serie va molto oltre il 4-2 finale, serve piuttosto a togliere la foglia di fico della mistica della tripla doppia a una squadra senza gioco, che ha faticato a raggiungere i playoffs per problemi strutturali. Anche perchè, per inserire Anthony e George, OKC ha ridotto all'osso il suo roster, rendendolo cortissimo e con una panchina pressochè inesistente ad alti livelli.
Ecco dunque spiegato il fallimento dei Thunder, un cortocircuito - forse un'agonia - durato un anno, al quale potrebbe esserci però rimedio. I report NBA raccontano di un ottimo rapporto tra i Big Three di OKC (OK3) e della loro voglia di provarci ancora insieme, ma sia George che Anthony sono in scadenza: assodato che la franchigia non vuole privarsi di Westbrook, fare spazio salariale cercando giocatori più funzionali al modo di giocare di Russell (tiratori e lunghi di verticalità, non molto altro) potrebbe essere una strada per ripartire. Ancora una volta, ancora da una sconfitta.