È giunta l’ora di rompere gli equilibri anche per quel che riguarda la serie al momento più incerta della eastern conference, Cleveland Cavaliers vs Indiana Pacers. Due gare a testa conquistate e una terza tutta da giocarsi, fino all’ultimo canestro. Da gara quattro non ci sono cambiamenti significativi: per i Cavs rimane presente la titolarità di José Calderon, il quale sostituisce un George Hill acciaccato per via dei problemi alla schiena. Il resto del quintetto di Tyronn Lue viene colmato da Kyle Korver, Kevin Love, LeBron James e Jr Smith. Gli Indiana Pacers sono al completo e schierano il solito scheletro di giocatori, con Victor Oladipo a gestire i ritmi, Bojan Bogdanovic a tentare di limitare James, Thaddeus Young il quale si è rivelato una sorpresa della serie, Darren Collison e infine Myles Turner.
L’inizio di gara vede da ambo le parti una partenza aggressiva, da non considerarsi per quel che riguarda la difesa Cleveland, il quale è sempre molto spettatrice sulle penetrazioni avversarie o sui vari aiuti da portare. Un atteggiamento alla quale ormai siamo abituati ma che, viste le difficoltà, non porterà lontano i Cavs se tenuto con questa frequenza. Se la fase difensiva è pigra quella offensiva risponde all’appello, anche se lo fa sentenziando il nome univoco di LeBron James. Oltre al “23” di Akron sono poche le armi offensive dei Cavaliers, considerando che la “co-star” o “secondo violino” è Kevin Love, di certo non in forma smagliante, non solo in questa gara ma da qui a qualche partita ormai. Nella serata chiuderà in doppia doppia (11 pts, 10 reb) tirando però in maniera pessima (1 su 3 da tre oltre la linea dei tre punti, e 2 su 11 generale).
James, invece, domina il primo quarto del suo team segnando 14 punti (con un sei su sette dal campo) sui 23 totali dei Cavs in questo primo spicchio di gara. Dall’altro lato non è certo simile l’atteggiamento difensivo, Indiana crea sempre ottima densità in area, grazie soprattutto alla presenza fisica di Myles Turner ed in sua assenza a quella di Domantas Sabonis; quest’ultimo molto presente anche in fase realizzativa: 22 punti nella partita, con 5 rimbalzi e 2 assist. In fase di attacco i Pacers non fanno altro che sfruttare l’assenza di aiuti degli avversari, aspettando il giusto passaggio per un tiro da tre, oppure battendo l’uomo e nella maggior parte dei casi concludendo praticamente indisturbati. Tutto ciò permette alla squadra di Nate McMillan di chiudere davanti il quarto con un parziale di 25-23.
Nel secondo quarto i Pacers continuano a colpire, soprattutto con Sabonis in serata di grazia, e con le triple del solito Bogdanovic. I Cavs cercano un’opzione in Kyle Korver, mattatore in uscita dal blocco e tiro immediato, alla visione a dir poco perfetto; chiuderà la gara con 19 punti e 6 rimbalzi, forse da considerarsi la vera arma in più della squadra di James. Love, cercato in assenza di LeBron sul parquet, risponderà ancora negativamente, perdendo anche alcuni palloni sul lavoro dal post. Negli spogliatoi si va con i Pacers avanti di sei lunghezze: 56-49. Al rientro in campo Cleveland cala la pigrizia e aggiusta anche l’intensità difensiva, cosa che produrrà il recupero e addirittura il vantaggio Cavaliers. La scelta è sempre quella del raddoppio su Oladipo, con conseguenti rotazioni ad anticipare il passaggio; Victor spesso non abituato a questo genere di difesa in regular season si è fatto spesso cogliere impreparato nel leggere le situazioni.
Le ripartenze prodotte da questa aggressività generano punti facili se a portare su il pallone è LeBron James, infermabile anche fisicamente, nonostante McMillan scelga di mettere Sabonis spesso in marcatura sul “King”, risultato: vado su come se non lo sentissi. Il solito Korver risponde agli scarichi che gli arrivano e Calderon conclude a retina un paio di triple, il mix porta ad un 17-32 nel terzo quarto che mette le cose in discesa per i Cavaliers (non sarà così). Nel quarto quarto la gara si fa entusiasmante. I Pacers non sono disposti a mollare e spingono, mentre i Cavaliers abbassano un po’ i giri rispetto al quarto precedente. A meno di un minuto dal termine la squadra di casa è sopra di due punti ma il solito Sabonis pareggia i conti con un tiro dalla lunetta, lasciato praticamente solo dalla difesa. Nel possesso successivo LeBron perde palla malamente e concede agli avversari l’opportunità di andare sopra; in questo momento tutta la Quicken Loans Arena è con il fiato sospeso. Indubbiamente la palla va a finire nelle mani di Oladipo, il quale però non ha brillato nella gara: 12 punti tirando 2 su 15 dal campo (13.3%).
Di certo è mancata la sua incisione nella giornata, ma l’ultimo pallone può ribaltare completamente le cose. Il “single coverage” viene affidato a James il quale in partenza sembra perdere il “4” di Indiana, veramente velocissimo sul cambio di velocità, ma in elevazione recupera e legge l’intenzione dell’avversario stoppandolo a tabellone. Ora è Cleveland ad avere l’opportunità di rompere l’equilibrio e di conquistare questa gara cinque. Tre secondi sul cronometro e rimessa Cavs. Il pallone finisce nelle mani del giocatore che fino a quel momento ha dominato il parquet con 41 punti, 10 rimbalzi e 8 assist.
Un leone nella foresta sa di essere il re, ed è esattamente quella la sensazione che ci scaturisce LeBron con quel pallone tra le mani. Al canestro non possono far altro che alzarsi tutti e gioire per il King di Cleveland che, ancora una volta, ha dimostrato la sua grandezza. Un’altra giocata spettacolare, un’altra prestazione fuori dal normale, un’altra giocata che sembra essere fatta con una semplicità disarmante, ma che in realtà richiede un lavoro dietro enorme. E che altro possiamo fare se non inchinarci a LeBron James. Gara cinque è dei Cavaliers.
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