Le squadre vere, quelle con la S maiuscola, e gli uomini veri si riconoscono nei momenti difficili, in quelli peggiori, quando tutto sembra andare nel verso contrario. La sconfitta di gara-2 contro i Miami Heat di un sontuoso Dwyane Wade sembra aprire una ferita nel cuore dei giovani rampanti Philadelphia 76ers, i quali reduci da una striscia positiva di 17 vittorie - 16 nel finale di Regular Season più quella di gara-1 - riassaporano il sapore della sconfitta, in una serie playoffs che rappresenta il primo vero banco di prova per la maggior parte delle stelle nascenti del roster di coach Brown. La serie, spostatasi in Florida all'American Airlines Arena, lascia presagire un prosieguo di sciabola e guerra, più che di governo, terreno molto più fertile ed adatto alle caratteristiche battagliere degli uomini di Spoelstra.
Come se non bastassero la pressione sulle spalle di una delle squadre più in forma del lotto - candidata a questo punto della stagione anche ad un potenziale accesso alle Finals - anche l'infortunio e l'indisponibilità di Joel Embiid, le cui frustrazioni non sembravano infondere serenità all'ambiente Sixers, visibilmente scosso dopo il pareggio degli Heat. La reazione, invece, è quella delle grandi squadre, trascinate dai Campioni (maiuscola necessaria) in grado di caricarsi sulle spalle - chi alla prima partita di sempre ai playoffs, chi alla terza - tutte le pressioni e le critiche del caso: da una parte Ben Simmons, dall'altra lo stesso centro camerunese, uniti nell'animo e nello spirito, oltre che da uno smisurato talento individuale, da quella follia necessaria a compiere le imprese. E, nel momento necessario, forse decisivo della serie, la follia dei Sixers è quella che ha trascinato Philadelphia al successo in gara-3, con una prestazione di squadra - oltre che individuale di ogni singolo, da Belinelli a Saric - la quale ha portato al 2-1 Philly.
Miami ha provato fin dalle prime battute di gara-3, proseguendo per i novanta e passa minuti giocati in Florida, a mettere la partita sul piano fisico, andando spesso anche oltre i limiti consentiti. Philadelphia non solo non si è tirata mai indietro da questo punto di vista, reggendo sul piano psicologico alle continue stilettate dei padroni di casa, ma ancor più di fondamentale importanza ha saputo spostare l'attenzione della serie sulle questioni tecniche, sui duelli individuali vinti dagli esterni - Belinelli in gara-3, Redick e Simmons ieri sera - e dagli interni - Embiid e Saric nel primo appuntamento, Ilyasova qualche ora fa. Il tutto con una naturalezza ed una spontaneità quasi aliena, unica per chi ha appena messo piede in un mondo, quello dei playoffs NBA, sconosciuto e dominato per lo più da esperienza e carisma, cinismo e personalità. Paradossale che questo carattere sia proprio di giocatori che - fatta eccezione per Belinelli e Redick - sono vergini a questo tipo di palcoscenici: predestinati.
Dalla follia sportiva di gara-3, giocata a ritmi insensati per 48 minuti dai ragazzi di Brown, capaci di capitalizzare la metà delle conclusioni prese da oltre l'arco dei tre punti, al cinismo ed al carattere mostrato non più tardi di 12 ore fa. Due modi diametralmente opposti di vincere le partite, e mandare in ghiaccio una serie che si stava mostrando più che pericolosa, che fanno dei Philadelphia 76ers una contender vera e propria per quel che riguarda la Eastern Conference. Il tutto fuso e reso amalgamato dallo smisurato talento a disposizione del direttore d'orchestra Ben Simmons, braccio in campo della mente di coach Brown: la tripla doppia - prima dai tempi di un certo Charles Barkley - con la quale ha chiuso gara-4 sigillando il parziale che nell'ultimo periodo ha consentito ai Sixers di portare a casa anche questa sfida, è la fotografia del fenomeno assoluto che sta nascendo e si sta imponendo ai massimi livelli dopo nemmeno 100 partite giocate in carriera in NBA.
Il 3-1 nella serie fa dormire sonni relativamente tranquilli ai Sixers in vista di gara-5 che si giocherà a Philadelphia martedì sera. Entusiasmo e consapevolezza dei propri mezzi, ed un Embiid sempre più in condizione, non possono che agevolare il cammino dei giovani rampanti, i quali guardano con fiducia anche all'eventuale semifinale contro la vincente della sfida tra Boston Celtics e Milwaukee Bucks. Il futuro, recente e non solo, guarda verso Philadelphia: l'occasione è di quelle ghiotte ed il gruppo a disposizione di coach Brown sembra già maturo e pronto a raccogliere quanto seminato da Hinkie qualche mese fa. L'assalto alla Eastern Conference è pronto.