Secondo le previsioni degli addetti ai lavori NBA, quella tra Portland Trail Blazers e New Orleans Pelicans sarebbe dovuta essere una delle serie più combattute del primo turno di playoffs. Invece, lo 0-2 maturato in favore di NOLA dopo le gare di apertura al Moda Center consegnano ad Alvin Gentry una squadra matura, ben amalgamata e perfettamente in grado di mettere in evidenza i punti deboli degli avversari. Due vittorie in trasferta sembrano aver già messo un'ipoteca sulla serie, ma ora i Pelicans dovranno completare l'opera sul parquet amico dello Smoothie King Center, proseguendo sulla falsariga di quanto fatto sinora. Questi i punti chiave della sfida, per quanto emerso nei primi due episodi disputatisi nell'Oregon.
- Jrue Holiday, un padrone. Tra le point guard più sottovalutate dell'intera NBA, Holiday sta letteralmente dominando contro i Trail Blazers. E non solo per la produzione offensiva, come testimoniato dai 33 punti messi a referto in gara-2, ma anche e soprattutto per il lavoro svolto nella propria metà campo. E' lui il primo eversore di Lillard, in realtà spesso raddoppiato, in generale un difensore che difficilmente si fa battere sul primo o sul secondo palleggio. Tosto, sempre in equilibrio e sotto controllo, ha sinora fatto impazzire la difesa di Stotts, arrivando al ferro con una facilità disarmante.
- Anthony Davis, "tradizionale". L'infortunio di DeMarcus Cousins ha modificato gli assetti offensivi dei Pelicans, facendo tornare Anthony Davis al suo ruolo naturale, quello di lungo che domina sotto canestro e che, solo sporadicamente, si apre dall'arco per tirare da tre. The Brow è cercato in situazione dinamica dai suoi compagni di squadra, devastante per atletismo e coordinazione, pur contro un centro verticale come Jusuf Nurkic. Pochissimi gli isolamenti, ora Davis gioca di flusso, ed è ancora più devastante.
- Nikola Mirotic, l'uomo che mancava. Il montenegrino naturalizzato spagnolo sta facendo la differenza per New Orleans. Rispetto a Cousins ha un gioco spalle a canestro molto più limitato, ma apre il campo perfettamente. Le sue triple sono state sinora fondamentali per bilanciare l'assetto dei Pelicans, consentendo a Davis di tornare a giocare secondo natura, senza dover preoccuparsi di dividere attenzioni e palloni con il compagno di reparto. Migliorato anche in difesa, in questa serie Mirotic è un fattore a rimbalzo.
- Rajon Rondo, la leadership. Le triple e i jumper vanno e vengono, come sempre accaduto nella carriera del texano, ma la leadership, la capacità di vedere il gioco sono quelle dei tempi belli. Un anno fa era il protagonista dello 0-2 dei Bulls sui Celtics, poi il suo infortunio ruppe l'incantesimo per la squadra di Fred Hoiberg. Ora è un trascinatore in modalità silenziosa: se non deve produrre punti, è ancora in grado di spostare ad alti livelli. Palle recuperate, rimbalzi, assist, deviazioni: tutto il meglio di Rondo nelle prime due gare al Moda Center.
- Damian Lillard, stordito. L'idolo di Rip City si attendeva ben altro impatto con i playoffs 2018, dopo aver trascinato i Trail Blazers al terzo posto nella Western Conference, alle spalle di corazzate come Houston Rockets e Golden State Warriors. A Lillard i Pelicans stanno riservando un trattamento alla Curry: costantemente raddoppiato, Dame non è ancora riuscito a far nascere qualcosa dalla superiorità numerica che ne deriva. Anzi, ha finito per forzare tiri su tiri: ai playoffs non funziona così, neanche per un fenomeno come lui.
- Stotts, schieramento cercasi. In gara-2 coach Stotts le ha provate tutte. Prima con Evan Turner confermato in quintetto, senza apprezzabili risultati (l'ex Bulls e Celtics non è un tiratore e ha bisogno della palla in mano), poi con Mo Harkless, Pat Connaughton e Zach Collins, tra i più positivi in uscita dalla panchina. Harkless ha garantito energia (esattamente come Ed Davis) e qualche tripla, un po' come Al-Farouq Aminu, uomo barometro dei Blazers, mentre il rookie da Gonzaga ha ricevuto diversi minuti, probabilmente per aprire il campo in attacco, a scapito di un Nurkic, che sta evidenziando i limiti di personalità di cui si è discusso nei suoi primi tre anni di NBA.
- Le prospettive. Da un punto di vista tecnico, New Orleans è molto più avanti di Portland, forse anche oltre lo 0-2 del Moda Center. Gentry è sinora riuscito a far fronte a una panchina corta (Solomon Hill, Darius Miller, Cheick Diallo, Ian Clark nelle rotazioni) anche grazie all'utilizzo del doppio playmaker, con uno tra Rondo e Holiday sempre in campo, per evitare di fermare la palla. La continuità offensiva è la chiave del successo parziale di NOLA, quella che invece sta mancando clamorosamente ai Blazers. Detto di Lillard, anche C.J. McCollum, splendido realizzatore, ha trovato il canestro solo su grandi giocate personali. Se non riusciranno a muovere la difesa avversaria, a risolvere la trappola (in realtà attesa) dei raddoppi su Lillard, gli uomini di Stotts rischiano di andare in vacanza molto prima del previsto.