La March Madness NCAA, si sa, è da sempre il momento più imprevedibile della stagione del college basketball americano e non solo. I cosiddetti upset, i ribaltoni, con squadre di università minori che eliminano dal grande ballo le avversarie ben più quotate, sono all’ordine del giorno, ma anche poste queste considerazioni l’impresa di Loyola Chicago rischia di avere dell’incredibile. Dopo aver eliminato la testa di serie numero 6 Miami, al primo turno, con una tripla sulla sirena, infatti, i Ramblers si sono ripetuti con il secondo giant-killing consecutivo, stavolta ai danni di Tennessee, di nuovo con un canestro allo scadere. Stavolta il salvatore della patria è Clayton Custer, autore di 10 punti, mentre sono decisivi i 16 di Jackson in uscita dalla panchina. Ai Volunteers non bastano i quattro uomini in doppia cifra: 14 per Schofield, 12 per Williams, 13 per Bone e 10 per Turner in uscita dalla panchina.
Ad inaugurare la gara sono subito i ragazzi di Pruitt con otto punti nei primi tre minuti, metiro delle due bombe di Admiral Schofield, che si ripete poco dopo dall’arco, prima di scippare la palla sul passaggio Custer ed andare ad inchiodare la schiacciata: inizio di gara monopolizzato dal nativo di Zion, nonostante i tentativi a segno di Richardson e Williamson è già 15-6 con un parziale aperto di sette punti a zero.
Loyola prova a rientrare con la circolazione, ottima, in attacco, e dal pitturato arrivano punti importanti da Custer e Jackson, prima che Krutwig sigli il layup che accorcia definitivamente sul -1.
Da qui in poi si segna molto meno, continuando a viaggiare sui binari dell’equilibrio, ed entrambe le squadre trovano con più continuità i canestri da distanza ravvicinata rispetto al tiro dall’arco. I Ramblers prendono fiducia e con quattro punti consecutivi di Jackson e poi di Townes aprono il mini-parziale: 29-23 prima che Jordan Bone accorci le distanze sul finale di primo tempo.
Nella ripresa il ritmo torna ad alzarsi sin da subito, si corre di più ed i contatti si fanno più intensi: magia chiama magia, al layup in caduta di Townes fa seguito lo splendido floater di Bone, mentre il solito Clayton Custer, dall’arco, chiude trenta secondi da urlo. Donte Ingram partecipa alla festa regalando un sogno ai suoi sul 38-29, con due bombe consecutive, e Loyola inizia a crederci davvero. Ovviamente i volunteers alzano la voce per rispondere, ma oramai gli underdogs volano sulle ali dell’entusiasmo tanto nella metà campo offensiva. Comunque, con la schiacciata di Bowden a fondo campo e la tripla da distanza siderale di Lamonte Turner, Tennessee si riporta a contatto (40-39) prima di altri cinque punti in un amen dell’università con sede a Chicago.
La forbice si riallarga, arrivando di nuovo a +9 con Loyola che sbaglia pochissimo dal campo, ma i Volunteers hanno più vite di un gatto: Williams e Bone aprono la rimonta, Hackson ci mette una pezza con quattro punti, ma le triple di Schofield, Bowden e Turner incendiano i T’s presenti all’American Airlines Center di Dallas. Ultimi due minuti tiratissimi dunque, con soli due punti di distacco tra le due squadre: sbagliano con spazio Townes e Schofield, i Volunteers agganciano il pari con il canestro in avvicinamento di Williams, che prende fallo e di conseguenza porta avanti i suoi grazie al libero supplementare con 20 secondi sul cronometro. Come già accaduto contro Miami, però, Loyola Chicago ha gli dei del basket dalla sua parte: Clayton Custer vola, marcato strettissimo, e spara un jumper impossibile, che il ferro controlla ed ingoia. È 63-62, è un clamoroso sogno che continua per i Ramblers.