Termina il viaggio di Vavel Italia tra i talenti della Ncaa March Madness 2018 e lo fa con quello che con ogni probabilità verrà chiamato per primo da Adam Silver nel prossimo NBA Draft: DeAndre Ayton. "Il prossimo unicorno della Lega", "Il classico one-and-done". Sono tante le etichette appiccicate addosso al centro di Arizona e tutte gli stanno addosso perfettamente, perché se c'è uno che entrerà nell'NBA con i pesi della potenziale leggenda, quello è definitivamente lui.
Il classe '98 nativo delle Bahamas è sulle prime pagine dei giornali di basket collegiale da due anni, ovvero da quando gli scout lo hanno collocato al primo posto tra i centro talenti delle high school e di conseguenza i più grandi college hanno iniziato a fargli la corte. Ayton, però, ha sorpreso tutti scegliendo di andare ad Arizona e lo ha fatto di proposito, come da lui stesso dichiarato: "Una delle ragione per cui sono qui è per provare che non sono la persona che tutti pensano - molti dicevano che non avrebbe mai scelto un college minore -. Io voglio solo essere il primo figlio di mia madre ad andare al college". La spiegazione sull'hype che c'era attorno a questo ragazzo ci ha pensato, ancora una volta, lui stesso a darla e lo ha fatto nelle prime undici partite della sua carriera nei Catz: nove doppie-doppie e dieci con oltre il 50% dal campo.
Un giocatore così dominante in Ncaa non si vedeva da anni. I suoi 216 centimetri per 114 chilogrammi, con appena il 10.7% di grasso corporeo, sono certamente un fattore sotto le plance, sia in attacco che in difesa, ma Ayton è molto più che un centro statico. E, come sempre, lo è per suo volere: "Non sono un centro tipico. Sono un centro mobile e non sto provando a diventare più grosso (122kg il peso che gli è stato consigliato). Mi piace come sono: abbastanza mobile per correre avanti e indietro sul parquet". Il colosso di Nassau viaggia 20.3 punti di media conditi da 11.5 rimbalzi, 1.6 assist e 1.9 stoppate a partita, dati che certificano il dominio del diciannovenne nel pitturato. Volendo alzare l'asticella, il classe '98, è il perfetto mix tra i lunghi anni '90 e i lunghi recenti - alla Davis, per intenderci.
Sotto le plance il nativo delle Bahamas non si tira mai indietro, combatte contro tutti e spessissimo ha ragione lui, ma ha mostrato ottime capacità anche dalla media distanza, senza disdegnare qualche conclusione dall'arco se ne capita la possibilità. La vera minaccia per le difese avversarie resta il fatto che Ayton è pericoloso allo stesso modo sia se attacca fronte al canestro, sia se lo fa con le spalle al tabellone, anche se quest'ultima opzione è quella che maggiormente preferisce. Se state cercando un punto debole a questa forza della natura nata nei Caraibi e pensate che potrebbero essere i liberi..beh, ecco, cercate da un'altra parte. Il numero 13 di Arizona viaggia al 73% di conversione dalla linea della carità, cifre che rendono inutile e dannoso il possibile hack e che nascono da una meccanica di tiro praticamente perfetta.
Parlando di difetti, se proprio ne vogliamo trovare, bisogna concentrarsi più sullo smistamento del pallone. Qui, Ayton può e deve migliorare, perché molte volte il centro ha preferito una conclusione egoista - magari raddoppiato o anche triplicato - ad un assist verso il compagno libero sul perimetro. Visione di gioco dunque da migliorare per poter fare ancora più male al piano superiore, ma la numero uno sembra essere al riparo da assalti esterni - Doncic permettendo - ed anche il futuro da centro dominante sembra abbastanza assicurato.