La gara vinta dagli Houston Rockets al secondo supplementare contro i Lakers, nella mattina di Capodanno italiana, ha lasciato in eredità alla franchigia texana l'infortunio di James Harden, prima opzione offensiva dei razzi e miglior marcatore stagionale in NBA (32.3 punti ad allacciata di scarpe). Il Barba è uscito dal campo nel corso degli ultimi secondi del tempo regolamentare, dopo aver refertato 40 punti e distribuito 11 assistenze in favore dei compagni di squadra. The Beard, dolorante alla gamba sinistra, ha poi osservato i compagni di squadra vincere il match in volata dalla panchina, una vera e propria maratona dalle mille e più emozioni.

Gli esami strumentali ai quali si è sottoposto Harden hanno evidenziato uno stiramento di secondo grado al bicipite della gamba sinistra. Lo staff medico dei Rockets, attraverso i canali ufficiali della franchigia, rivaluterà il proprio giocatore tra due settimane e sono preventivabili tra i 15 e i 20 giorni di stop. C'è da aspettarsi, comunque, massima cautela da parte della franchigia texana nei confronti del suo recupero, un giocatore imprescindibile per Houston che nel corso della sua militanza in Texas non ha quasi mai saltato gare per problemi fisici. The Beard infatti quest'anno è sempre sceso in campo, e puntualmente offerto il suo enorme contributo alla causa, mentre nelle tre stagioni precedenti ha alzato bandiera bianca solo in due occasioni, a causa di lievi problemini smaltiti solo con un leggero riposo.

Senza Harden, toccherà a Chris Paul ora prendere in mano le redini dell'attacco dei Rockets. L'ex point guard dei Los Angeles Clippers, dopo aver saltato fino ad ora 17 gare di regular season, si è ristabilito dal punto di vista fisico e dovrà guidare Houston senza il suo 'compagno di merenda'. Sarà un'assoluta novità per coach Mike D'Antoni che dovrà giocoforza modificare - temporaneamente - il suo sistema di gioco in quanto non avrà a disposizione la sua prima opzione offensiva per almeno 6-7 partite, una di queste sarà la super-sfida del Toyota Center contro i rivali principali della Western Conference, cioè i Golden State Warriors di un ritrovato Steph Curry.