The Greek Freak, il mostro greco, un soprannome che Giannis Antetokounmpo si porta dietro da molti anni e che contribuisce a donare alla storia del giocatore di origini nigeriane un sapore che va oltre la mera pallacanestro giocata, considerando il suo vissuto travagliato fatto di fuga, povertà e di sogni realizzati grazie alla palla a spicchi. L’appellativo “Freak” ovvero mostro, scherzo della natura, nelle ultime stagioni ha incominciato a rappresentare altro rispetto alle sole doti fisiche di alto livello che hanno contraddistinto Giannis fin dagli albori della sua carriera, elevandosi ad una nuova e straordinaria versione in crescita esponenziale, stagione dopo stagione, mese dopo mese, partita dopo partita. Il titolo di most improved player della scorsa stagione è solo un piccolo step nella straordinaria escalation tecnica e  mentale di Antetokounmpo che da qualche tempo a questa parte viene definito sempre meno con il suo consueto nickname, essendosi fatto sempre più insistente l’appellativo di semidio greco, con chiaro riferimento al suo paese, patria della mitologia popolata da divinità antropomorfe dalle capacità che i comuni mortali possono solo sognare di possedere. E sicuramente è questa la sensazione che si ha quando si osserva il giovane leader dei Milwaukee Bucks che calca il parquet, una sensazione di onnipotenza tecnica, con la conseguente certezza che chiunque si trovi al suo cospetto sappia in cuor suo che, salvo miracoli, non riuscirà a difendere contro un monolite di 211 cm lanciato a canestro a velocita irreali per quelle dimensioni.

35 punti, 10.6 rimbalzi e 5.6 assist sono le medie inumane di questo fenomeno, che, come Ercole prima di lui, sta chiaramente bussando alle porte dell’olimpo della NBA, dove solo pochissimi possono risiedere e dove lo stesso Antetokounmpo sente di appartenere di diritto. Un ragazzo che a soli 23 anni non ancora compiuti sta allungando le mani verso la lega cestistica più importante al mondo, imponendosi come assoluto MVP di questo inizio di stagione, con perenne la sensazione che questa stagione sia, più di ogni altra cosa, quella della sua definitiva consacrazione, tutto ciò agli albori della sua quinta stagione da professionista negli Stati Uniti. Un atleta che setta un nuovo standard per la modernità cestistica, un giocatore che, come pochissimi altri nel panorama cestistico mondiale sconvolge completamente la tradizionale suddivisione in ruoli, grazie ad una polivalenza che lo rende capace di eccellere in quasi ogni aspetto del gioco offensivo e anche difensivo. Con l’assenza del compagno Jabbari Parker, principale suo partner designato, Milwaukee si aggrappa alla sua giovane stella che sta rispondendo benissimo alle tante responsabilità affibbiategli da Jason Kidd e dall’intera franchigia del Winsconsin.

L’estrema versatilità oltre che le doti atletiche straripanti nascondono un IQ cestistico di primissimo livello, necessario per un giocatore che oltre ad uno score da capocannoniere, mantiene medie alla voce assist da vera point guard navigata. Tutto questo con una sempre più chiara e definita consapevolezza dei propri illimitati mezzi, che lo rendono spesso e volentieri una delle forze più devastanti e meno marcabili della lega, dove gli atleti di livello assoluto spopolano. Miglioramento esponenziale il suo che in questa stagione si sta traducendo in un notevole miglioramento nel suo lavoro di piedi durante il palleggio: finte, esitazioni, eurostep, virate, danze sul piede perno e tanto altro eseguiti con una naturalezza disarmante per un giocatore di quelle dimensioni e con quel tipo di struttura fisica. Appare dunque marginale il fatto che il suo tiro dalla media e soprattutto dalla lunga distanza non sia ancora del tutto affidabile? Assolutamente no, ma la sensazione è che se Giannis riuscisse ad inserire nel suo bagaglio tecnico un’ulteriore anima da buon tiratore da dietro l’arco, diventerebbe la più devastante macchina da pallacanestro mai vista.

Un androide che già così com’è, a questo punto della sua carriera, rappresenta un matchup quasi impossibile per chiunque, nonostante la deriva small ball a ritmi forsennati che la lega e gli atleti che la rappresentano hanno intrapreso, dove un giocatore con le sue lacune al tiro potrebbe sentirsi spaesato. Troppo alto per le guardie, troppo veloce e versatile per i lunghi, Giannis da molti punti di vista potrebbe rappresentare una possibile evoluzione del gioco, oltre che la rivincita di una pallacanestro europea (e africana indirettamente) che vede in questo ragazzone greco la sua stella più splendente oltre oceano. Una superiorità in termini fisici e tecnici palese, della quale in molti si stanno accorgendo da qualche tempo, come lo stesso Kobe Bryant, che sfidò Antetokounmpo tramite un Tweet, ad ergersi come MVP della lega nella stagione corrente, sfida che Giannis pare aver colto con una certa serietà e determinazione. La stessa franchigia di Milwaukee pare essersi adeguata alla crescita esponenziale del nativo di Atene, strutturando un gioco che vede Giannis maggiormente con la palla in mano, circondato da tiratori di livello pronti a ricevere puntualmente i suoi scarichi. Una scommessa, che al momento paga dividendi, portata avanti dallo stesso Jason Kidd, head coach di Milwaukee e grande mente cestistica, che ha portato i Bucks da essere la squadra con minor utilizzo del tiro da tre punti, a triplicare i suoi tentativi dall’arco, con i vantaggi che ne conseguono considerando il ruolo principe che il tiro dalla distanza ricopre nel basket contemporaneo. Da questo punto di vista i vari Snell, Middleton, Brogdon, Dellavedova e molti altri rappresentano il fit perfetto alle caratteristiche del greco, altrimenti imbrigliato in un gioco di squadra eccessivamente monodimensionale e per ciò più semplice da contrastare per gli avversari. Una franchigia che quindi segue di pari passo i miglioramenti del suo giovane leader per massimizzare l’efficacia del suo gioco e catalizzare la pericolosità che un giocatore potente e versatile come Giannis può portare sul parquet contro qualsiasi antagonista.

Tre vittorie e due sconfitte per Milwaukee in questo inizio di stagione con Antetokounmpo protagonista assoluto, in una stagione che, da molti punti di vista, rappresenterà il crocevia della carriera di questo giovane fenomeno planetario che a soli 22 anni è già pronto per entrare, di diritto, tra i migliori giocatori della lega di pallacanestro più importante e seguita al mondo.