"Esercitare  la calma  significa che quando tutto intorno a te sembra crollare, tu rimani capace di rimanere calmo, di raccogliere le poche idee chiare rimaste e di farti forza; così facendo non ci si butta nella prima decisione presa d’impulso e si rimanda ogni genere d’intervento in un momento successivo, quando si è riusciti a recuperare la naturale lucidità".

Uno noto detto popolare italiano recitava: "La calma è la virtù dei forti, il panico il limite dei deboli, la sincerità la qualità dei giusti". Lo avrà pensato e ripensato LaMarcus Aldridge durante le sue giornate cupe, grigie, durante le quali tutto gli sembrava andare per il verso sbagliato, in quelle lunghe giornate nelle quali nè in allenamento, nè tantomeno in partita, con la maglia degli Spurs non gli riusciva quasi nulla. Niente di quello che aveva fatto innamorare il front-office degli speroni e spinto ad acquisirlo dai Portland Trail Blazers. La superstar tanto decantata, era diventata tutto ad un tratto un flop, un peso, una zavorra che non faceva altro che rallentare la corsa di SA verso i vertici della lega.

Fuori dagli schemi di Popovich, un pesce fuor d'acqua. Nei primi due anni di militanza in Texas, all'ombra dell'Alamo, non è riuscito a disfarsi da quella patina di polvere che gli ha evitato di potersi esprimere ai suoi livelli. Una patina che via via è diventata sempre più spessa, opaca, a tratti terribilmente incandescente. I numeri, d'altronde, parlano chiaro: nell'ultima stagione ha viaggiato a 17,3 punti e 7,3 rimbalzi di media ad allacciata di scarpe. Un rendimento molto al di sotto delle proprie potenzialità. Numeri così 'poco corposi' li ha fatti registrare solo durante il suo primo anno in NBA, da rookie. Un pò lo ha frenato il suo carattere, molti lo accusano di essere soft, anche durante gli allenamenti, ma la realtà delle cose è ben diversa: Aldridge ha perso fiducia in sè stesso perchè la presenza di Kawhi Leonard, giocatore all-around tra i migliori della Lega, lo ha oscurato.

"Voglio essere uno dei leader della squadra". Queste le sue parole appena messo piede all'AT&T Center. Certo, le motivazioni c'erano tutte, ma come sempre 'tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare', e così alle parole, LMA non ha fatto seguire i fatti. Man mano ha avuto sempre più un ruolo marginale negli schemi d'attacco della squadra, e soprattutto non è stato in grado di reggere alle pressioni e spesso si è sciolto, scomparendo dal parquet specie nei momenti clutch delle partite.

Quest'anno però sembrano essere cambiate tante cose e l'Aldridge che ha approcciato l'attuale regular season è di tutt'altra pasta rispetto alla versione precedente. Sarà forse stato favorito dall'assenza di Leonard - che si protrarrà ancora per qualche giorno, o nella peggiore delle ipotesi una manciata di settimane - ma il lungo 32enne ha dimostrato in queste prime quattro uscite di aver cambiato passo ed essere diventato quel tipo di giocatore che tanto bene aveva fatto in Oregon. Quattro gare giocate da vero leader. Al centro dell'attacco, presente a rimbalzo ed anche in difesa ha finora sempre detto la sua. Sono già due i match chiusi in doppia doppia con almeno 25 punti refertati e 10 rimbalzi catturati. Ultima, ma solo in ordine di tempo, la strabiliante performance compiuta a South Beach, in casa dei Miami Heat: 31 punti per Aldridge, infarciti da 7 rimbalzi ed una presenza costante, marcata, su entrambi i lati del campo, pronto ad assumersi responsabilità, ma anche ad accorrere verso il compagno che di volta in volta necessita di un aiuto.


Dunque, da 'outsider', Aldridge sta studiando per diventare realmente la prima opzione degli Spurs, ora da solo, poi coadiuvato da Leonard. Il percorso di apprendimento non è ancora concluso, passare dai mille e più isolamenti ai Blazers alla circolazione della palla parsimoniosa, ma tremendamente efficace di SA richiede un periodo di assestamento, ma ora, presentatosi tirato a lucido al trining camp, LMA sta bruciando le tappe, voglioso di essere insignito, una volta per tutte, 'superstar' della lega, ma non più a chiacchiere, bensì facendo parlare il parquet, proprio come in questa prima piccola porzione di stagione. All'ombra dell'Alamo si sfregano già le mani, felici di aver rivisto il vero Aldridge, quello in grado di prendere per mano la squadra e condurla nei porti sicuri della vetta della Western Conference.