In ginocchio, ad un passo dal tracollo, emotivo prima ancora che tecnico. L'Olimpia Milano si è trovata ieri sera al Forum ad un passo da quello che poteva essere il primo momento di sbandamento stagionale, ed ha reagito da grande squadra. Se due indizi non fanno una prova, il quarto appuntamento di Eurolega - il campionato fa testo ma fino ad un certo punto - è giunto puntuale per iniziare ad emettere una prima sentenza: l'Armani di Pianigiani è una squadra e lo si può urlare a voce altissima. Lo ha dimostrato nelle prime gare, così come nel primo turning-point dell'annata, in quella che potrebbe essere tranquillamente riconosciuta come una prima sliding doors da girare a proprio vantaggio.
Sotto di quindici lunghezze contro il Barcellona di Sito Alonso di uno scatenato Juan Carlos Navarro, priva del miglior giocatore e realizzatore di squadra - Tony Goudelock costretto ai box - e soprattutto dopo un avvio di stagione in Europa con tre sconfitte in altrettante gare rimediate contro CSKA Mosca, Fenerbahce e Real Madrid, i meneghini avrebbero quasi avuto le giustificazioni adatte per mollare la presa, ed invece hanno trovato la forza di rialzarsi, di lottare con ogni forza residua e di portare a casa una vittoria oltre che meritata di enorme importanza per il prosieguo stagionale. L'Olimpia ha dimostrato, dopo essere uscita a testa alta ma a bocca e classifica asciutta dalle tre partite contro le big europee, di iniziare a costruire qualcosa di reale e concreto su delle solide basi, quantomeno caratteriali e di personalità.
Il gioco ha latitato per gran parte della sfida, anche nei momenti migliori. Inevitabile da una parte, considerando l'assenza della bocca da fuoco principe, uno sfogo naturale che desse fiato agli schemi di Pianigiani. Milano ha dovuto fare di necessità virtù, trovando le briciole per strada e risalendo la corrente contro le numerose avversità. In questi aspetti si nota la personalità degli interpreti singoli, così come di squadra, si costruisce il futuro e si prova ad instaurare una mentalità positiva. Milano lo ha fatto, aggrappandosi ai muscoli di Tarczewski ed a quelli di Gudaitis nel finale, scavando ripetutamente nella spazzatura con la grinta di Cinciarini e quella di Kalnietis, affidandosi ai canestri di Bertans nel finale ed alle sapienti mani ed al talento di un Jordan Theodore che è già leader carismatico ed emotivo della squadra.
Milano si è stretta attorno a questi fattori, oltre ad una sapiente gestione tecnica e tattica di Pianigiani che nell'ultimo quarto ha schierato un quintetto da combattimento con quattro piccoli e Micov da ala grande soltanto nominale. Il serbo, scostante ed irritante a tratti per fisiologica indole è tuttavia risultato decisivo difensivamente, asfissiando con Tarczewski tutti i pick&roll di Heurtel e Ribas che fino a quel momento avevano devastato Milano. Insomma, segnali di unione, di comunione di intenti e di volere, di abnegazione e resilienza. L'Olimpia manda messaggi positivi al resto del gruppo europeo e, dopo aver chinato il capo con onore al cospetto delle tre maggiori forze del Vecchio Continente, lo rialza con orgoglio e personalità. Il messaggio è chiaro.