Partiamo da un presupposto fondamentale. Anche per la stagione 2017/18 i Los Angeles Lakers non hanno grandissimi traguardi per quel che riguarda i risultati prettamente sportivi. Nessun obiettivo playoff, nessun traguardo dichiarato, se non quello di rispolverare il più possibile il marchio in vista della prossima estate. Nessuna novità, in apparenza, rispetto a quanto fatto nell'ultimo paio di stagioni, dove la franchigia gialloviola non solo ha mancato l'accesso ai playoff - e non di poco - ma soprattutto non è riuscita fattivamente ad iniziare quel processo di ricostruzione che tutti si auspicavano. Tempo di voltare pagina, con la scelta di puntare tutto sul ritorno di Magic Johnson come capo delle operazioni, e di Rob Pelinka suo braccio destro, a iniziare a dare i primi frutti. Scelte diametralmente opposte a quelle del passato fatte da Mitch Kupchak e dal suo staff fino alla primavera scorsa, quando le prospettive di vedere nuovamente i Lakers protagonisti sembravano essere affondate assieme alle ultime operazioni fatte sul mercato. 

L'obiettivo della definitiva ricostruzione dei Lakers è stato spostato qualche mese fa all'estate del 2018, con la Free Agency che metterà a disposizione di Magic giocatori del calibro di LeBron James, Russell Westbrook (forse) e Paul George, in grado di cambiare volto e marcia alle speranze della sponda più gloriosa di LA. Di conseguenza, le scelte fatte dalla dirigenza losangelena vanno tutte in tal senso, ovvero quelle di iniziare a testare il polso di giovani e meno giovani che, nel corso della stagione che sta per iniziare dovranno dimostrare - assieme a coach Walton - il loro valore e di essere utili alla causa in una squadra potenzialmente protagonista negli anni a venire. In tal senso vanno viste le scelte di puntare - per un anno con diritto di riserva per i prossimi - su giocatori già affermati come Kentavious Caldwell-Pope, Brook Lopez ed in ultima battuta Andrew Bogut, i quali si affiancheranno a mo' di chiocce ai giovani di belle speranze che completano il roster a disposizione di coach Walton, ma che al contempo dovranno mettersi in luce e palesarsi come degni comprimari di un roster di altro livello. L'intento comune del gruppo dovrà essere quello di riuscire a mettersi in mostra, più e meglio della passata annata, e di dimostrare una crescita d'insieme oltre che individuale all'interno della quale inserire le superstar che dovranno trascinare i Lakers del futuro verso i playoff e, possibilmente, l'anello. In caso contrario e di mancata conferma, la disponibilità del Salary Cap gialloviola sarà ancor più cospicua. 

Tutte le fiches estive, con annesse speranze di dirigenza, staff tecnico e tifosi per il futuro, sono state puntate su Lonzo Ball, esponente massimo dello showtime che Magic intende riportare sul parquet dello Staples Center da qui agli anni a venire. Le sue capacità tecniche, unite a quelle di una personalità spiccata, lasciano ben sperare, anche se al primo anno in un contesto tecnico e tattico del tutto nuovo, con un campionato ed un mondo tutto ancora da scoprire, confermare le enormi aspettative non sarà affatto facile. Il diciannovenne di Anaheim dovrà prima di tutto dimostrare alla NBA di poter far parte di questo gioco non solo da comprimario, bensì da assoluto protagonista, ed inoltre avrà l'enorme fardello sulle spalle di dover trascinare la squadra verso una crescita esponenziale che dovrà rappresentare nella prossima estate una sorta di assicurazione e garanzia per le superstar che vorranno accettare la destinazione californiana. Pressione eccessiva per un rookie? 

Al suo fianco si inserisce il discorso legato a Brandon Ingram, altra seconda scelta al Draft dei Los Angeles Lakers che, dopo un anno in sordina, sarà chiamato a fare numerosi passi in avanti sia tecnicamente che mentalmente, ed altresì di personalità. Se lo scorso anno le difficoltà tecniche ed emotive del gruppo intero potrebbero averne frenato l'esplosione, quest'anno saranno poche le giustificazioni sul suo conto: l'ex Duke dovrà necessariamente confermare di essere un buon difensore, sulla palla e non solo, ma è nella metà campo offensiva che i miglioramenti dovranno essere di rilievo, sia al tiro che in quanto ad incisività e decisione. In tal senso la presenza di Ball potrebbe sgravarlo da qualche sollecitazione esterna: la sfrontatezza e l'irruenza del figlio di Lavar sposterà e catalizzerà l'attenzione di quasi tutti i media al seguito dei Lakers, consentendo ad Ingram di vivere con relativa serenità il suo processo di crescita e maturità. Condizionato da un carattere molto più introverso rispetto a quello di Ball, il ventenne di Kinston sarà comunque costretto a mostrare i muscoli e mettersi in mostra per confermare di essere pronto a far parte di una rosa di primissimo livello. 

Come detto, accanto ai giovani prospetti in rampa di lancio, la scelta della dirigenza è stata chiara, netta, ovvero quella di puntare su giocatori che in un anno, in un solo tentativo, dovranno dimostrare di valere la maglia ed una squadra di contesto superiore. Se le riserve sul conto di Andrew Bogut sono quasi solo ed esclusivamente fisiche, quelle che riguardano invece Kentavious Caldwell-Pope e Brook Lopez, ai quali ci aggiungiamo di diritto anche Julius Randle e Jordan Clarkson, sono invece di natura tecnica, tattica e di mentalità. Un quintetto di interpreti che sarà chiamato a ritagliarsi spazio ed immagine nell'ottica dei Lakers che verranno. L'ex guardia dei Pistons sarà utilissima nel sistema offensivo di Walton, in quanto la sua capacità di aprire il campo alle penetrazioni di Ball risulterà fondamentale al pari di quella di Jordan Clarkson, il quale rispetto a Caldwell-Pope ha tuttavia maggiori necessità di trattare la palla, motivo per il quale sarà il go to guy della second unit.

Diverso invece il discorso per quel che riguarda i lunghi. Se il fatturato e la presenza di spirito di Randle, alla quarta stagione in NBA, dovesse essere lo stesso altalenante delle stagioni precedenti, difficilmente il prodotto di Kentucky verrà confermato nelle stagioni a venire e, con ogni probabilità, la sua strada sarà simile a quella presa da D'Angelo Russell in estate. La voglia di Brook Lopez invece è quella di chi è conscio di giocarsi l'ultima possibilità di far parte di un roster di altissimo livello: dopo una decade a Brooklyn trascorsa a rimpinguare i propri bottini personali, il centro nativo di Hollywood torna a casa, forse, per restarci e dimostrare di non essere soltanto una meteora in grado di far parte di quella cerchia di squadre destinate al tank e senza alcune velleità di successo. 

A fare da contorno alle portate principali tanti giovani - fatta eccezione per Corey Brewer - che saranno chiamati a scoprire le rispettive carte e giocarsi le proprie chance di dimostrare la loro presenza al mondo NBA oltre che alla dirigenza losangelena: parliamo di Tyler Ennis, Vander Blue, Larry Nance Jr, Kyle Kuzma ed Ivica Zubac, i quali chi più chi meno avranno pochi minuti a disposizione da parte di coach Walton per esprimersi, ma che pian piano potrebbero ritagliarsi uno spazio nelle gerarchie dell'ex assistant coach dei Warriors. A tal proposito, anche su Walton ci saranno notevoli riflettori puntati: bene ma non benissimo la sua prima stagione ad Hollywood, abile nel cavalcare l'ondata di entusiasmo del primo periodo stagionale per poi farsi travolgere nel marasma generale del tanking e non solo nella seconda. Oltre a dare una impronta alla squadra, offensiva, il compito dell'ex ala dei Lakers sarà quella di dover far emergere tutte le qualità del roster a sua disposizione e valorizzarlo al meglio possibile, nell'intento di rendere sempre più appetibile la piazza in vista dell'estate che sarà.