Partire o restare. Carmelo Anthony detta le regole, quantomeno ci prova, nonostante sia spalle al muro. Il desiderio, costante, di mettersi il passato alle spalle, togliersi dal busto la canotta dei New York Knicks dopo l'arrivo nella Grande Mela nel 2011 e di approdare in una franchigia che gli possa consentire di lottare per il titolo: in cima ai suoi desideri, come è oramai risaputo, gli Houston Rockets, ma nelle ultime ore, pressato dall'incessante inizio della preseason e, tra un mese, della stagione regolare, l'ala nativa di New York ha teso la mano verso la sua dirigenza allargando il ventaglio delle opzioni a disposizione della società per trovare un accordo di scambio anche ad altre due squadre, ovvero i Cleveland Cavaliers e gli Oklahoma City Thunder. Sullo sfondo restano persino i Portland Trail Blazers, destinazione però non molto gradita ad Anthony nonostante le enormi lusinghe del duo Lillard-McCollum. 

Difficile, ma non impossibile, nonostante il pochissimo tempo a disposizione. Come riportato nelle scorse ore da Adrian Wojnarowski, ci sono stati pochissimi approcci tra le società chiamate in questione per imbastire una trade, nessuna delle quali avrebbe dato i frutti sperati. Troppo alte le esigenze della dirigenza newyorchese, troppo poco tempo per i Cavaliers per trovare degli asset giusti - in parte come successo anche agli Houston Rockets - per imbastire una trattativa degna di tal nome. Il tempo nel frattempo scorre, con i New York Knicks che sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco con la stampa, con Scott Perry - uno dei due presidenti delle operazioni della squadra della Grande Mela - il quale si dice certo della professionalità del giocatore nel caso in cui non si dovesse trovare una soluzione: "E' una cosa che ho sempre rispettato di lui, è un professionista e se dovesse tornare qui come sembra, rispetterà i patti, sarà una guida per i giovani e si metterà a disposizione della squadra e, nel caso, guarderemo al nostro futuro con lui". 

Nel frattempo la tensione sale. La frustrazione tra le parti cresce sempre più, frutto dell'impossibilità di trovare una soluzione al caso: da una parte come detto la pochissima voglia del giocatore di restare dopo un'estate trascorsa a pressare per la sua cessione, dall'altra quella della società che si trova con le mani bloccate e non può - necessariamente - abbassare le pretese in sede di scambio per un giocatore di questa portata. Lunedì si parte, il media day fissato per l'inizio della settimana prossima rappresenta una enorme spada di Damocle sulla testa dei protagonisti in causa. Anthony spera di risolvere la questione il prima possibile, ma la sensazione è che lunedì dovrà presenziare alla conferenza stampa con la canotta dei Knicks ancora sulle spalle.