Una Slovenia devastante ha battuto ieri la Spagna in semifinale a EuroBasket 2017, garantendosi così la possibilità di giocarsi la medaglia d'oro domenica alla Sinan Erdem Arena di Istanbul, sede della rassegna continentale di pallacanestro, contro la vincente della gara tra Serbia e Russia, in campo stasera. Una vittoria nettissima, quella degli uomini di Igor Kokoskov, abilissimi ad alzare il ritmo per mettere in difficoltà il quintetto pesante delle Furie Rosse di Sergio Scariolo, costrette ad alzare bandiera bianca già dal terzo quarto.

Una Roja pallida, che di furioso ha avuto ben poco, a differenza di una Slovenia trascinata dall'onnipresente Luka Doncic e da un Goran Dragic frenetico ma comunque fondamentale nel momento del bisogno (a Miami Pat Riley ed Erick Spoelstra pagherebbero di tasca loro per vedere un Dragic sempre così aggressivo). E' stato il ritmo - tambureggiante - a decidere la prima semifinale di EuroBasket. Correre, per fiaccare la resistenza dei fratelli Gasol, sfruttare la transizione offensiva ed evitare missmatch sfavorevoli a difesa schierata. Questo il piano partita di Kokoskov, che ha funzionato alla perfezione, e che ha previsto una sfida aperta anche ad alcuni esterni della Spagna. Come nel caso di Ricky Rubio, battezzato apertamente al tiro da fuori (1/6 per il nuovo giocatore degli Utah Jazz), il playmaker di Badalona in difficoltà dal primo all'ultimo minuto, in una nazionale costruita per eseguire a basso ritmo, soprattutto in post. Ecco perchè è apparso più funzionale alle esigenze della Selecciòn l'esperto Chacho Rodriguez, unico a salvarsi nel naufragio dell'ex Invincible Armada. Schierato in quintetto un crepuscolare Juan Carlos Navarro, Sergio Scariolo ha dovuto presto fare i conti con i problemi di falli di Marc Gasol, mai davvero in partita nè in grado di giocare con continuità a due con il fratello Pau, al contrario ultimo ad arrendersi in casa Spagna. Troppa la differenza di foga agonistica e di velocità di esecuzione rispetto alla Slovenia: chiedere all'esperto San Emeterio, ridicolizzato dal diciottenne Doncic, oppure a Juancho Hernangomez, in bambola per tutto l'arco della sfida. Per non parlare del fratello Willy, ancor meno a suo agio contro una squadra che ha corso e attaccato presto nell'azione per tutti i quaranta minuti sul parquet turco di Istanbul. 

Una Slovenia indemoniata, impostata ancora una volta sulle caratteristiche migliori di Goran Dragic e Luka Doncic. Il primo ha cominciato con qualche palla persa di troppo, senza però mai abbandonare la voglia di aggredire ferro e partita, uscendo infine alla distanza, mentre il secondo ha dominato in lungo e in largo contro qualsiasi avversario, chiudendo a un passo dalla tripla doppia (23 punti, 12 rimbalzi e 8 assist). Davvero impressionante la prestazione del ragazzino del Real Madrid, promesso sposo NBA (sarà eleggibile al prossimo Draft), che ha confermato di possedere un talento unico, non solo atletico (è rapidissimo ed estremamente elastico), ma soprattutto tecnico. A doti realizzative ancora da affinare, Doncic affianca qualità di passatore fuori dal comune, che lo rendono a tutti gli effetti il secondo playmaker della squadra dopo Dragic. Alcune sue palle sparate dal gomito in angolo per i tiratori hanno ricordato la miglior versione di LeBron James (ci scusi il Re per l'accostamento). Per non parlare della forza a rimbalzo, della capacità di correre in transizione, di capire il gioco e di giocare sugli errori degli avversari. Un padrone, Doncic ha smantellato la Spagna sui due lati del campo, assistito da una squadra che ha girato come un orologio. Non solo Dragic, perfetto per tempi scenici e in gran forma fisica, ma anche Anthony Randolph, cecchino dall'arco e attento in difesa, come l'esperto uomo ovunque Gaspar Vidmar. Tutti, da Ziga Dimec a Sasa Zagorac, hanno fatto il loro, nonostante una menzione speciale vada concessa di diritto a Klemen Prepelic e Aleksey Nikolic, primo tiratore e realizzatore seriale, secondo giocatore di ghiaccio nell'esecuzione dei momenti importanti (fondamentale anche l'impeto del titolare Jaka Blazic). Non ha steccato nessuno in una Slovenia da favola, alla prima finale continentale della storia della nazione, mentre è andato tutto storto alla Spagna del mix tra veterani e nuove leve, a cui è mancato tantissimo l'apporto di un esterno di livello come Sergio Llull, e che ora potrebbe salutare diversi pilastri dell'ultima gloriosa generazione.