Se c'è una squadra NBA che in questi ultimi anni sta comprendendo fino in fondo il significato del concetto di rebuilding, quella sono i Brooklyn Nets. Dopo aver giocato a poker - e perso tutto - nella famigerata trade con i Boston Celtics del 2013 (presi Kevin Garnett, Paul Pierce, Jason Terry in cambio di Kris Humphries, MarShon Brooks, Keith Bogans, Kris Joseph, Gerald Wallace e diverse prime scelte ai successi Draft), la franchigia di proprietà di Mikhail Prokhorov ha infatti vissuto anni travagliati, che l'hanno condotta nei bassifondi della lega cestistica più importante al mondo.
A quattro anni di distanza da quell'operazione di mercato, rivelatasi disastrosa per i nuovi padroni del Barclays Center, lungimirante per i Celtics, i Nets provano finalmente a ripartire, anche grazie al lavoro di un nuovo general manager, Sean Marks, neozelandese ex San Antonio Spurs, in carica da una stagione e mezza. A Marks il compito di fornire nuova linfa e competitività a Brooklyn, che attualmente fa gara con i New York Knicks come franchigia gestita in modo più bizzarro dell'intera NBA. Qualche segnale di cambiamento si è già notato negli ultimi mesi. Una nuova linea tecnica e salariale: via i giocatori di esperienza e di maggior talento, spazio a flessibilità e a qualche giovane. Si spiegano così le mosse relative all'addio di Bojan Bogdanovic (finito a Washington lo scorso inverno, ora a Indiana) e soprattutto di Brook Lopez, presunta stella della squadra, scambiato con i Los Angeles Lakers per ottenere D'Angelo Russell e Timofey Mozgov. Ma non solo. I Nets hanno provato a ingaggiare anche Otto Porter, restricted free agent dei Wizards, a cui è stato offerto un contratto quadriennale da 106.5 milioni di dollari, poi pareggiato dalla franchigia della capitale federale. Non ingaggiato Porter, Marks ha virato con decisione su DeMarre Carroll, ala piccola in uscita dai Toronto Raptors, scambiato con i canadesi per Justin Hamilton e due scelte al prossimo Draft. Infine, il colpo Allen Crabbe, guardia tiratrice di sicuro avvenire, acquisito dai Portland Trail Blazers per Andrew Nicholson. Insomma, qualcosa si muove nella Brooklyn NBA, squadra reduce da quarantuno vittorie complessive in regular season, a fronte di centoventitrè sconfitte (record di poco superiore al 30%). Conseguenze? Playoffs guardati con il binocolo e vacanze già prenotate per metà aprile.Impossibile ricostruire in una sola stagione, e neanche in un paio. Ecco perchè il nuovo progetto di Brooklyn andrà giudicato nel lungo periodo. Si parte dall'allenatore, Kenny Atkinson, ex assistant coach di Mike Budenholzer agli Atlanta Hawks, che fa del corri e tira il suo credo cestistico (tante le gare dei Nets ad alto punteggio, la maggior parte perse, eccezion fatta per un decente finale di stagione).
Spetterà ora ad Atkinson amalgamare il nuovo roster messogli a disposizione da Marks, tornato ad essere di buona qualità per quanto riguarda gli esterni, molto meno nel reparto lunghi. Nel ruolo di point guard, ecco Jeremy Lin, che negli ultimi dodici mesi ha trascorso più tempo in infermeria che sul parquet, ma soprattutto D'Angelo Russell, seconda scelta assoluta al Draft del 2015, scelto dai Los Angeles Lakers. In gialloviola Russell non ha mai trovato continuità, un po' a causa di un contesto instabile (cambio ai vertici della società, linea tecnica poco chiara), un po' a causa di personali caratteristiche di gioco. Gran tiratore, nel suo biennio a LA, Russell ha alternato lampi di talento a lunghe pause, dando ragione a chi non lo credeva ancora pronto per l'NBA. Il prossimo obiettivo è riscattarsi ai Nets, dopo essere stato "scaricato" da Magic Johnson per Lonzo Ball. Con lui, ecco Allen Crabbe, non solo un tiratore, ma giocatore di energia in attacco, come dimostrato nei primi anni di carriera a Portland, oltre ai giovani Isaiah Whitehead e Caris LeVert (quest'ultimo molto interessante), elementi tutti da disciplinare. Nel backcourt c'è sempre la variabile impazzita rappresentata da Sean Kilpatrick, giocatore di ritmo ma non di continuità, mentre nello slot di small forward Carroll è una garanzia, pronta ad assicurare contributo in difesa e tiri da tre punti. E' invece il reparto lunghi a costituire la principale incognita dei nuovi Nets: Timo Mozgov prenderà il posto di Lopez, con Trevor Booker e Quincy Acy nel ruolo di portatori d'acqua. Tutta da verificare invece l'evoluzione del ventiduenne Rondae Hollis-Jefferson, utilizzato con il contagocce nei primi scampoli di avventura NBA, e del rookie Jarrett Allen. Il resto del roster si chiama per ora Joe Harris (shooting guard) e Spencer Dinwiddie (point guard), a completare una squadra che non può avere ancora ambizioni playoffs. A Brooklyn si prova a ripartire, nella speranza che i nuovi arrivi trovino quella continuità mai dimostrata in passato, in un ambiente nuovo, stanco di essere considerato il fanalino di coda della lega.