I Golden State Warriors sono sicuramente la squadra migliore degli ultimi 3 anni. Un processo di crescita costante, e da un certo punto in poi esponenziale, li ha proiettati nell’olimpo delle migliori squadre della storia della lega, grazie a scelte oculate, tanta fortuna e sapienza tecnica e tattica dei loro giocatori e dello staff tecnico. Uno degli autori principali del definitivo salto di qualità che la franchigia della baia è stata in grado di compiere è senza dubbio Steve Kerr, capace di imprimere una filosofia e un sistema offensivo e difensivo che ha reso Golden State una macchina da pallacanestro quasi perfetta.
Il tassello mancante per la consacrazione definitiva è arrivato nella scorsa estate quando Kevin Durant ha deciso di firmare con i californiani, reduci dalla stagione delle 73 vittorie, ma anche della cocente sconfitta in finale contro i Cleveland Cavaliers. Un Kevin Durant che al secondo anno in maglia Warriors avrebbe avuto un opzione per portare il proprio stipendio a 36 milioni di dollari annui, ma che ha deciso volutamente di rinunciare a questa clausola e tagliare il proprio stipendio per l’anno venturo a “solo” 25 milioni, facendo risparmiare 9 preziosissimi milioni di dollari a Golden State che hanno dato più spazio di manovra per operazioni che possono essere raggruppate in 2 voci: innanzi tutto un rinnovo mastodontico (201 milioni in 5 anni) per Stephen Curry, altro Alfa della squadra campione in carica, costretto da anni ad uno stipendio stagionale di 11 milioni, sicuramente non noccioline, ma che per gli standard NBA odierni rappresenta un contratto da giocatore di medio livello, che Curry certamente non è. L’altra voce riguarda il rinnovo di elementi fondamentali della panchina, vera arma in più dei Warriors, capace di dare un contributo fondamentale in ogni singola partita dei playoff e non solo, costituita, tra gli altri, da Shawn Livingston e Andre Iguodala, che Golden State è riuscita a trattenere anche grazie alla scelta di Durant.
Riguardo a questa scelta di KD35 ha speso parole di encomio proprio Steve Kerr che ha dichiarato: “È stato un gesto rimarchevole, gli ho detto che mi ha ricordato Tim Duncan che nel momento chiave della sua carriera ha rinunciato al massimo salariale per aggiungere giocatori al roster”. “Per come funziona la lega è spesso necessario che le superstar si taglino lo stipendio in certi momenti. Che sia giusto o sbagliato non lo so, ma so che Tim aveva capito che così facendo avrebbe aiutato in modo decisivo anche la sua carriera oltre che la squadra e KD ha fatto lo stesso ragionamento”. “Alla fine farà comunque una fortuna nella sua carriera, l’ha già fatta e speriamo possa vincere ancora tanti titoli, perché è questo ciò che gli interessa”. Kerr ha anche menzionato i nuovi accordi stipulati con Curry e Iguodala: “KD ha avuto un ruolo decisivo in queste operazioni”.
Al momento Golden State è riuscita nella prima impresa che era chiamata a compiere, ovvero mantenere intatto quel nucleo di giocatori imprescindibile che gli ha permesso di arrivare sul tetto del mondo, oltre che di effettuare qualche interessante innesto. Uno dei motivi principali di questo successo estivo è proprio da ricercarsi nella scelta intelligente di Kevin Durant, che ha anteposto le maggiori possibilità per un ulteriore traguardo sportivo, a un massimo salariale che tuttavia, di fronte al Larry O’Brien Trophy, assume un significato marginale.