La notizia era nell'aria da giorni (se non da settimane), ma solo ora è diventata ufficiale. Gordon Hayward, stella degli Utah Jazz, ha deciso ieri di declinare la player option prevista in suo favore nel contratto che lo legava alla franchigia di Salt Lake City, lasciando sul tavolo 16.7 milioni per la prossima stagione, con la prospettiva di sondare il mercato dei free agents. A riportare l'addio del prodotto da Butler University agli Utah Jazz, Marc Stein di Espn

Gordon Hayward. Fonte:Rick Bowmer/Associated Press 

Scadeva infatti ieri il termine ultimo per fornire una risposta ai Jazz, e Hayward ha deciso di dire no, scegliendo di uscire dal contratto, divenendo a tutti gli effetti un unrestricted free agent. Dove finirà ora l'ala piccola diventata lo scorso anno addirittura un All-Star, in una crescita impetuosa ma costante, che lo ha condotto ad essere uno dei migliori della lega nel suo ruolo? In prima fila ci sono Boston Celtics e Miami Heat. Saranno infatti queste le prime due franchigie a cui Hayward concederà udienza una volta scoccata la mezzanotte di oggi, 30 giugno, ultimo giorno della stagione 2016-2017. Sia Heat che Celtics hanno a loro disposizione lo spazio salariale per accogliere Hayward nei rispettivi roster, e fargli firmare un quadriennale da circa 130 milioni di dollari (127, secondo quanto riportato da Espn). Per quanto riguarda Utah, ci sarebbe ancora la possibilità di firmare nuovamente il giocatore da Butler, ipotesi attualmente considerata però remota da esperti e addetti ai lavori. Ecco perchè Miami e Boston si daranno battaglia per accaparrarsi le prestazioni sportive del giocatore, che ha chiuso l'ultima annata con 21.9 punti di media e il 39.8% al tiro dall'arco. Ciò che però i numeri non raccontano è l'incidenza che Hayward ha avuto in questi anni non solo nell'attacco, ma anche nell'intero sistema di gioco dei Jazz. Leader silenzioso, ottimo trattatore di palla, il ventisettenne nativo dell'Indiana è cresciuto esponenzialmente, di pari passo con la sua squadra, fino ad approdare ai playoffs nell'ultima postseason, in cui Utah ha sconfitto al primo turno (in gara-7) i Los Angeles Clippers, salvo arrendersi in quattro episodi nella serie contro i futuri campioni NBA dei Golden State Warriors.

Gordon Hayward. Fonte: Gene Sweeney Jr./Getty Images

Secondo quanto riportato ancora da Stein, Danny Ainge, presidente dei Celtics, sarebbe preoccupato dalla corte che i Miami Heat di Pat Riley stanno facendo ad Hayward, nella consapevolezza di avere però un asso nella manica da giocarsi nella corsa al giocatore. Si tratta di coach Brad Stevens, che ha allenato Hayward al college, arrivando in finale NCAA con i Butler Bulldogs nel 2010. La prospettiva di ritrovare il mentore dei tempi dell'università, per di più in una squadra che pensa di avere tutte le carte in regola per competere per il titolo, potrebbe essere un elemento a favore dei biancoverdi, che comunque non avrebbero intenzione di fermarsi al solo Hayward, da ieri free agent. L'altro grande obiettivo della franchigia del Massachusetts continua infatti ad essere Paul George degli Indiana Pacers, sotto contratto fino al 2018. George, altro All-Star che gioca nella posizione di small forward, è al momento inseguito anche dagli Houston Rockets, dai Cleveland Cavaliers e dai Los Angeles Lakers, squadra per la quale PG13 ha da tempo espresso il suo gradimento. Per convincere i Pacers del presidente Kevin Pritchard sarà però necessario offrire contropartite tecniche adeguate e futuribili. Scartato Kevin Love, Indiana è stata negli ultimi giorni inserita in discorsi di trade a tre (con i Cavs e i Denver Nuggets), mentre nelle ultime ore è forte il pressing dei Rockets, che vorebbero "liberarsi" del contratto di Ryan Anderson (19 milioni a stagione, a salire) per fare spazio a George. Sullo sfondo i Lakers, a cui il giocatore si sarebbe promesso per la prossima estate. Più staccati invece i Los Angeles Clippers e i San Antonio Spurs. Intanto Utah, che a Hayward avrebbero potuto offrire un quinquennale da 180 milioni di dollari, si prepara anche al probabile addio di George Hill, point guard in scadenza, che alla fine della postseason aveva dichiarato che il suo futuro sarebbe dipeso da quello del suo più giovane compagno di squadra.