La Finale della Western Conference si è aperta col botto. Due grandi squadre, il meglio che l'Ovest attualmente offre, a battagliare per gli interi 48' minuti. Triple, crossover, step back, pick&roll, infortuni e presunte scorrettezze. Non è mancato nulla. Golden State e San Antonio ci hanno regalato due ore e mezza abbondanti di lucente pallacanestro. Gara caratterizzata da grossi parziali e spettacolari remuntade. Insomma, più partite in una. Il 113-111 in favore degli Warriors ha aperto una serie che si preannuncia emozionante, appassionante. Una serie che assicura scintille, da gustare tutta d'un fiato. Lusingante. San Antonio si è presentata all'Oracle Arena senza timori reverenziali, prendendo ben presto il comando delle operazioni su entrambi i lati del campo. Difesa da Spurs, ed attacco incentrato sulla tecnica sopraffina dei primi due violini offensivi neoargento, Kawhi Leonard e LaMarcus Aldridge. Proprio quest'ultimo, autore di 11 punti nei primi 12' minuti di gioco, ha indirizzato l'inerzia del match verso la sua squadra (rivedere la sfavillante schiacchiata dell'ex Texas University con cui ha mandato in archivio il 30-16 di fine primo quarto).

Golden State compassata, l'atteggiamento iniziale messo in campo dai 'Guerrieri' non è stato quello ideale, da esibire in una finale di Conference. Kevin Durant lo ha ammesso nel dopogara, a caldo: "Siamo entrati in campo troppo rilassati. Invece di prendere in mano la gara, ci siamo limitati ad osservare i nostri avversari. Contro una squadra come gli Spurs, non possiamo permetterci di avere pause". SA martellante, ha contestato perfino i sospiri agli Warriors nella prima metà di gara, costretti a prendersi la prima tripla dal campo a 5' minuti dal termine del secondo quarto, quando il divario tra le due squadre superava i venti punti. Tripla mandata a bersaglio da Curry, chi altrimenti?! Ciò però è stato solo un atto estemporaneo, perchè San Antonio ha continuato a difendere come sa, Leonard ha esondato. Sistematicamente, ha battuto in palleggio sia Curry che Durant, a dimostrazione che la sua caviglia era ok. All'intervallo, si è assistito ad una scena che nessuno si sarebbe aspettato: 62-42 in favore degli Spurs, con Golden State tenuta al 35% dal campo, con già 10 turnovers all'attivo. Alla pausa lunga, le statistiche avanzate di ESPN attribuivano solo l'11% di possibilità di vittoria agli Warriors.

Gara a senso unico, sussistevano tutti i presupposti per affermare questo. Fino a quando, però, lo sfortunatissimo Kawhi Leonard è stato costretto ad alzare bandiera bianca per essersi procurato l'ennesimo infortunio alla caviglia sinistra, bizzosa, che ha continuato a dargli noia. Il killer neroargento nel ricadere in terra, dopo essersi preso un tiro in sospensione, ha poggiato il suo piede su quello di Zaza Pachulia. Volontario o no il fallo del georgiano? Lasciamo a voi libera interpretazione. Resta il fatto che Kawhi ha accusato un movimento innaturale dell'articolazione. Dolore lancinante. Ancora infortunio, altro stop. Questo, l'episodio che ha cambiato letteralmente il match. Gli Warriors in un battibaleno si sono trasformati da un manipolo di ragazzetti in scampagnata pomeridiana sulle rive della Baia, in feroci sanguinari.  Dopo l'infortunio di Kawhi, Golden State ha cambiato registro, ed ha dominato. Si è assistito ad un'altra gara. Parziale di 58-33 in favore dei padroni di casa, tirando con il 58.3% dal campo, con gli Spurs tenuti al 37,1% al tiro (compreso 0/7 dall’arco) e demoliti 24-13 a rimbalzo.

LaMarcus Aldridge, che in gara 6 a Houston è stato decisivo, ad Oakland ha fallito nelle vesti di primo violino. Dei 28 punti refertati, solo 8 sono giunti dopo l'infortunio di Leonard, spadellando 3/11 dal campo. Gli Spurs, per fronteggiare al veemente ritorno in carreggiata dei rivali, sospinti da un sublime Kevin Durant - 34 punti per lui, di cui 12 nel solo ultimo quarto - e da Steph Curry in versione MVP, si sono appoggiati in post basso proprio sull'ex Blazer, ma proprio il suo tiro dal mid-range, che tanta fortuna aveva prodotto a SA nella serie contro Houston, ha tradito, segno che nel clutch time paga, ancora, mancanze a livello di leadership. Sua anche la tripla sbagliata, con i piedi per terra, del possibile 113 pari che avrebbe spedito le contendenti all'overtime. Spurs ardimentosi, ma contro la valanga Golden State non si possono regalare due pedine fondamentali, imprescindibili del roster. Resta lo spettacolo selvaggio che gara 1 ci ha regalato, in cui entrambe le squadre hanno fatto di tutto per provare a vincere. Lo show del primo atto è ormai agli archivi, ora si attende gara 2, ancora nella Baia.