Il day after è quello dell'amara consapevolezza. Un'ottima stagione è finita, e coach Mike D'Antoni, come l'intero ambiente degli Houston Rockets, è ancora "sotto choc". Dopo aver dominato gara-1 di semifinale playoff all'AT&T Center di San Antonio, i "razzi" dell'ex Baffo sono stati eliminati in sei partite dai sempiterni Spurs di Gregg Popovich, che nella serie hanno perso via via giocatori del calibro di Tony Parker e Kawhi Leonard. Ma è l'uscita di scena, in una gara-6 surreale per mancanza di intensità ed aggressività, ad aver lasciato l'amaro in bocca a D'Antoni e al suo staff. 

Mike D'Antoni e James Harden. Fonte: John G. Mabanglo/EPA 

Una resa incondizionata, che ha acceso i riflettori sulla prestazione di un abulico James Harden, subito additato come principale responsabile della disfatta contro i neroargento. E proprio del Barba ha parlato D'Antoni nelle exit interviews di fine stagione, ammettendo che il suo miglior giocatore è arrivato in debito di ossigeno al momento cruciale della serie con i San Antonio Spurs: "Tutti i grandi giocatori pensano di riuscire a fare e gestire qualunque cosa - dice il coach di Houston in conferenza stampa (parole riportate da Tim MacMahon di Espn) - ma magari hanno bisogno di prendersi una gara di riposo qua e là. La soluzione è andare da loro e spiegare che quando sono un po' giù dal punto di vista fisico forse è meglio non giocare. E' qualcosa di cui dovremo parlare, anche se è un argomento delicato, non facile da affrontare. Mi spiace per lui e per come è finita la stagione, perchè ha disputato un'annata incredibile. Ha fatto qualcosa di storico. E' inaccettabile guardare l'ultima partita e trarre delle conclusioni, come succede nelle follie da social network. Ma sono certo che migliorerà in tutto. Ne parleremo insieme, intendo aiutarlo. Il nostro attacco migliorerà. Proverò a tenerlo un po' di più lontano dalla palla, per farlo riposare in alcuni momenti della partita, affidandomi ad altri trattatori di palla. Patrick Beverley può tranquillamente gestire il pallone per noi, ma abbiamo anche altre soluzioni".

D'Antoni e Harden. Fonte: Dan Hamilton-USA TODAY Sports

A D'Antoni fa eco il general manager degli Houston Rockets, Daryl Morey: "Ieri James ha disputato una brutta partita - dice l'architetto dei Rockets - ma vederlo tanto criticato mi sembra una barzelletta. Non saremmo arrivati fino a questo punto senza di lui. Ed proprio lui ad essere il più duro e critico nei confronti di se stesso. Quest'anno gli abbiamo dato tante responsabilità, ma abbiamo un cuore giovane, tanti ragazzi che possono crescergli accanto. Il nostro obiettivo è il titolo. So bene che generalmente in una contender ci sono più superstars, ma prima non funzionava così, si diceva che era impossibile. Noi abbiamo diversi giocatori validi. Penso a Clint Capela, per esempio. Non voglio dire che diventerà sicuramente un All-Star, ma avrà la sua chance. Se guardate a che razza di miglioramenti ha fatto in un lasso di tempo molto limitato, e che giocatore è adesso, potete essere certi che avrà una possibilità di essere un All-Star, se non meglio. Anche James ha fatto progressi anno dopo anno. E' una delle cose che più amo di lui: in questa stagione è migliorato nell'utilizzo della mano destra ed è diventato un leader. Ogni anno cerca di aggiungere qualcosa al suo gioco. So che lo farà ancora, è lui la nostra pietra angolare". Torna infine sulla prossima stagione Mike D'Antoni: "Possiamo fare ancora meglio in attacco, James ha messo insieme numeri storici quest'anno, ma siamo certi di poter fare ancora di più. Ovviamente dovremo sederci a parlare, discutere del suo minutaggio, allo scopo di farlo giocare di meno, di preservarlo e di gestirlo meglio. Ce ne occuperemo insieme, perchè una sola gara non può cancellare nove mesi di lavoro".