Le semifinali di Conference sono al via e fra queste c'è l'interessantissima sfida fra Golden State Warriors e Utah Jazz. L'ultimo scontro ai playoff fra queste due squadre risale al 2007, quando i secondi ebbero la meglio, ma erano tempi completamente diversi. Adesso Golden State parte da favorita in qualità di seed n.1 nella Western Conference mentre i Jazz sono arrivati soltanto quinti. Ci saranno tutti, a partire da Curry e Durant per finire con Hayward e Gobert, ma i ragazzi della Baia dovranno fare i conti con l'assenza del loro coach, Steve Kerr. L'allenatore infatti potrebbe non tornare ad allenare i gialloblu nella post-season.

IL CAMMINO

Il primo posto acquisito in scioltezza da parte dei Warriors li ha condotti ad affrontare i Portland Trail Blazers al primo turno. Eccetto qualche insidia giunta in gara 1, Golden State non ha avuto mai problemi contro Lillard e compagnia, dominando la serie e chiudendola con un repentino 4-0, necessario per recuperare le energie. In particolare è stato fondamentale recuperare Kevin Durant in vista delle prossime gare, dato che aveva saltato gara 2 e 3 per un piccolo infortunio, che adesso dovrebbe essere smaltito. Utah ha iniziato la regular season con ottimi risultati ma qualche picco di discontinuità li ha condotti a perdere il treno delle prime. Nel finale di stagione, si è fatta rubare la quarta posizione dai Clippers, che hanno quindi guadagnato il fattore campo nei loro confronti. Il primo turno contro Los Angeles si è concluso soltanto due giorni fa, con una vittoria per 4-3 giunta in gara 7 in trasferta. La serie è stata molto combattuta e caratterizzata da due infortuni chiave per le due squadre. Il primo per Gobert, che però è tornato a giocare per i suoi Jazz; il secondo per Blake Griffin, che invece ha spinto i suoi verso il baratro dell'eliminazione.

Derek Fisher durante le finali di Conference del 2007
Derek Fisher durante le semifinali di Conference del 2007

I SISTEMI DI GIOCO

Ormai sappiamo benissimo su cosa si basa il basket di Golden State, studiato allo sfinimento dagli esperti. La palla è sempre in movimento e non sta ferma nelle mani di un giocatore per più di pochi secondi, mentre gli altri quattro corrono per il campo portando blocchi e sfruttandone altri a tutta velocità. Di solito il gioco parte dalla punta in cui Green (o il centro di turno) aspetta i movimenti dei compagni e quindi l'assist decisivo. La forza dell'attacco sta proprio nella capacità da parte di giocatori come Curry e Thompson di portare e sfruttare blocchi contemporaneamente, per cui un difensore si trova disorientato non sapendo mai chi si aprirà per ricevere palla mentre l'altro potrebbe tagliare verso il ferro. La maggior parte delle loro azioni parte però dalla difesa: infatti, non appena c'è la possibilità di correre in transizione questa viene subito sfruttata. L'aggressività dei Warriors costringe spesso a palle perse o tiri fuori ritmo, che si tramutano subito in contropiedi e punti facili. La loro idea di basket è di giocare al massimo della velocità, ma attenzione, GSW è sicuramente tra le squadre più attente nei fondamentali e nella messa in opera degli schemi.

Dall'altra parte gli Utah Jazz si presentano in modo quasi opposto. La fase offensiva è caratterizzata allo stesso modo da un ottimo giro palla, che però inizia di solito col pick and roll con il centro. Da una parte, Rudy Gobert (o Favors) costringe l'avversario a seguirlo sotto canestro altrimenti potrebbero arrivare due punti facili, una delle sue specialità. D'altro canto Utah ha giocatori capaci di superare l'uomo se il blocco non ha avuto sbocchi positivi, ma soprattutto di resettare l'attacco e ripartire da zero, anche con pochi secondi rimasti sul cronometro. Infatti Snyder punta tutto sul pieno utilizzo del cronometro dei 24 secondi, così da poter abbassare il ritmo a piacimento. Grazie alle straordinarie prestazioni nella serie contro i Clippers, sta avendo un maggior numero di possessi anche Joe Johnson col suo Isojoe. Il suo isolamento porta maggiore staticità nella fase offensiva dei Jazz ma i risultati sono stati più che positivi, per cui ci aspettiamo che venga impiegato spesso, soprattutto nei possessi chiave. Il ritmo molto basso è molto importante per i Jazz perché permette di fermare le transizioni avversarie e controllare il più possibile l'attacco nemico. Il tiro da tre punti non è l'arma principale ma rimane comunque molto usata, soprattutto in uscita dai blocchi per Gordon Hayward, il cui tiro in sospensione è a dir poco efficace.

LE CHIAVI DELLA SERIE

Le statistiche parlano chiaro, stiamo parlando del miglior attacco della stagione (GSW) con 115.9 punti a partita, contro la miglior difesa con 96.8 punti subiti. Da una parte, Golden State farà di tutto per correre in qualsiasi occasione e portare la gara ad un ritmo più elevato. Dall'altra ci saranno i Jazz che al contrario vorranno giocare con più calma e ragionamento per rallentare Curry e compagni. Quale delle due scuole di pensiero avrà la meglio? I vice campioni in carica sono i favoriti e in quanto tali avranno tutti gli occhi addosso, ma la sfida fra queste due non è affatto scontata. Se gli isolamenti di Johnson e le penetrazioni di Hayward sembrano più facili da fermare, Golden State dovrà lavorare molto sulla limitazione di Rudy Gobert. Il centro francese potrebbe essere un vero e proprio crack grazie al suo atletismo fuori dal comune, che gli permette molti rimbalzi anche offensivi. Per arginarlo, i Warriors avranno bisogno del miglior McGee per quei minuti che gli verranno concessi, ma anche dell'apporto di Zaza Pachulia, seppur molto differente per caratteristiche tecniche.

E' molto difficile pensare che Utah riesca a trovare un modo per arginare con continuità il talento dei ragazzi della Baia, se non grazie a qualche infortunio. Uno di essi in realtà è già avvenuto e, come detto, porta il nome di Steve Kerr, il quale con ogni probabilità non rivedrà il campo per questi playoff (sicuramente per la serie). In panchina al suo posto siederà Mike Brown, che, pur preparatissimo, non sarà certo ai livelli del collega ex Chicago Bulls. Snyder dall'altra parte dovrà tentare di sorprendere il secondo allenatore con qualche mossa inaspettata, senz'altro necessaria se si vorrà avere qualche chanche di vittoria contro Golden State. Detto in parole povere, Utah potrà vincere la serie se: costringerà gli avversari a un ritmo basso, Gobert annienterà i rivali sotto canestro, Hayward diventerà un vero e proprio campione e la difesa sugli esterni funzionerà alla perfezione; non facilissimo per intenderci. I gialloblu invece accederanno alla finale di Conference se terranno alta la concentrazione, così come il ritmo, senza subire parziali di troppo, e si confermeranno la seconda miglior difesa dell'NBA, arginando il lento giro palla avversario.