I Cleveland Cavaliers avanzano alle semifinali della Eastern Conference, ed ora attendono la franchigia vincente che uscirà dal confronto, interessantissimo, tra i Toronto Raptors ed i Milwaukee Bucks. Indiana spazzata via al primo turno, 'sweeppata' con un netto 4-0. Di anno in anno, 365 giorni dopo, la musica non cambia: lo scorso anno i Pistons, ora i Pacers, al primo turno playoff i Cavaliers sono ingiocabili, letteralmente irresistibili, seppur nelle quattro gare disputate contro Indy, il 'gentil' cappotto rifilato ai Pacers ha avuto un margine totale di appena 16 punti (è stato lo sweep col più ridotto scarto nel punteggio di sempre), sinonimo che la serie è stata più equilibrata di quanto si possa pensare.
LA STELLA POLARE - Un uomo al comando, Lebron James, ad oggi il giocatore più dominante della lega. Non è stato risparmiato da coach Tyronn Lue in questa serie: 43.8' minuti in campo di media, il 'Cavalier' più utilizzato, colui che con i suoi canestri, le sue accelerazioni ed anche la sua strabiliante difesa, ha spostato gli equilibri. Nei momenti di maggiore difficoltà sul parquet, Cleveland si è aggrappata allo smisurato talento del Re, il quale ha risposto in bello stile, facendo registrare numeri di primissimo livello, dimostrando - qualora ce ne fosse ancora bisogno - che la post season è la sua dimensione preferita, in cui l'extraterrestre che è riposto nei suoi muscoli scultorei, si trasforma in 'supersayan'. Numeri da capogiro. Indiana dilaniata da King James: 32.8 punti, 9.8 rimbalzi, 9 assist, 2 stoppate ed il 54% dal campo di media a gara. Un ossesso, un'iradiddio, capace di trovare la via del canestro da qualsiasi posizione. Dal mid-range, dall'arco dei 7 metri e 25, in palleggio arresto e tiro dopo favolosi coast-to-coast ed anche in schiacciata, riuscendo a sfruttare il suo immenso, sconfinato atletismo. Nulla di nuovo. Quando serve, LeBron James risponde sempre presente, e fa il LeBron, e contro gi uomini di coach Nate McMillan é stato lui a guidare - tanto per cambiare - i compagni di squadra. È stato già costretto agli eroismi LBJ, seppur in una serie contro un avversario non del tutto irresistibile. Questo è stato solo l'antipasto, e suona come avviso ai futuri concorrenti che incroceranno la sua strada, un avviso verso tutti coloro che si frapporranno nelle prossime settimane tra lui e l'anello.
SECOND UNIT EXTRA LUSSO - Certo, intorno a LeBron James gravitano due campioni del calibro di Kyrie Irving e Kevin Love, per i Cavaliers fonti sicure di punti, assist, rimbalzi, giocate sopraffine e tanto altro che non rientra nelle statistiche ufficiali dell'NBA. Ma decisiva, nella serie giocata e vinta trionfalmente contro Indiana, è risultata essere la second unit dei campioni in carica. Una panchina totalmente stravolta nel corso della regular season, rivoltata come un calzino dall'ottimo lavoro del general manager David Griffin. Il tallone d'Achille di inizio anno, si è via via trasformato in uno dei punti di forza di Cleveland. L'aver contrattualizzato i vari Deron Williams, Derrick Williams, Kyle Korver ed Edy Tavares, oltre a Channing Frye ed Iman Shumpert che già facevano parte del roster della franchigia dell'Ohio ad inzio stagione, ha permesso a Lue di avere più opzioni, sia in attacco che in difesa e quindi far rifiatare maggiormente i suoi titolarissimi (ad eccezione del Prescelto). In gara 3, la second unit dei Cavs si è dimostrata efficacissima, rivelandosi essenziale nel recuperare lo svantaggio - con i canestri di Deron Williams, Kyle Korver e Channing Frye - e consentire alla propria squadra di trionfare alla Bankers Life Fieldhouse, in una gara spigolosa, che stava scappando di mano a James e soci. Anche in gara 4, quella che ha certificato, reso dolce realtà ai Cavs lo sweep, l'apporto della panchina è stato fondamentale, cardinale, per contenere le sfuriate degli avversari a cavallo tra il terzo ed il quarto quarto, quando Indiana ha dato tutto, gettando il cuore oltre l'ostacolo. La produzione offensiva dei 'gregari', sia agli albori del match, ma soprattutto in coda, è stata linfa vitale, nutrimento di primario bisogno per i Cavs.
DIFESA, QUESTA SCONOSCIUTA - Da qualsiasi parte la si veda, la difesa dei Cavaliers è un colabrodo. Zavorra nell'ultimo mese e mezzo di regular season, anche contro Indiana si è rivelata il tallone d'Achille dei campioni in carica. Un pesante fardello da portare in spalla, in questo lungo cammino, tortuoso, della post season. Le partenze, nella scorsa offseason, di due signori difensori quali Mattew Dellavedova e Timofey Mozgov, hanno lasciato in eredità enormi lacune, in seno al roster dei Cavs, privandolo di veri difensori, fatta eccezione di Tristan Thompson e JR Smith. Cleveland ha sommerso Indiana 4-0, ed in tutte e quattro le gare ha concesso più di 100 punti agli avversari. Dato preoccupante. Poca disciplina difensiva di diversi membri della squadra, poca propensione al sacrificio, e soprattutto carenza strutturale del roster (solo Thompson come rim protector, Bogut sfortunatissmo, Sanders impiegato con il contagocce) hanno inciso, pesantemente, sul rendimento di squadra dal punto di vista difensivo, che a dire il vero, non é mai stato il fiore all'occhiello della creatura del presidente Massimiliano Curto. Addirittura, dopo la pausa per la disputa dell'All Star Game, Cleveland ha avuto la penultima difesa, migliore solo di quella dei Los Angeles Lakers e nel primo atto dei PO ha confermato questo trend negativo. Male nei cambi difensivi, non benissimo le rotazioni sul lato debole, e piuttosto migliorabile la difesa perimetrale. Tanto lavoro per l'head coach Tyronn Lue in questi pochi giorni di riposo che Cleveland godrà, nell'attesa di conoscere i loro prossimi avversari. Si sa, l'attacco vende i biglietti, ma è la difesa a far vincere le partite. Se contro Indiana i problemi sono stati mascherati dai soliti Big Three e dai colpi ad effetto della second unit, tra un mese, il sensazionale attacco, l'infinita artiglieria offensiva, potrà anche non bastare. Resta pochissimo tempo per poter correre ai ripari, urge cambiare registro in fretta. Cleveland avvisata, mezza salvata.