“In un universo infinito, deve esserci altra vita. Non vi è dubbio più grande. E’ tempo di impegnarsi per trovare una risposta”.
Il cosmologo, fisico, matematico ed astrofisico britannico Stephen Hawking si è sempre chiesto, da svariati anni, di cercare di capire se potesse esserci altra vita, al di fuori di quella umana, lontano dal nostro pianeta. E' un dubbio, una titubanza che ci assale, da sempre. In molti sotengono che non esiste alcuna prova di vita extraterrestre, non ci sono prove definitive dell'esistenza di altre forme di vita al di fuori della terra, ma a noi appassionati di NBA, dal 25 ottobre scorso, ci è tutto più chiaro. Gli alieni esistono, noi ne abbiamo una prova provata: l'alieno in questione ha un nome ed un cognome: Russell Westbrook; è stato catapultato sul pianeta Terra, mandato in missione sul nostro pianeta per approcciare il rapporto tra umani e creature di altri mondi.
Stupefacenza, sbalorditività, hanno lasciato ben presto il posto ad una totale normalità. Le prestazioni fuori dal comune dell'alieno Westbrook ormai non fanno più rumore, ci siamo noi tutti abituati a convivere, a risvegliarci, insomma, ad essere testimoni delle eccellenti prestazioni che Big Russ continua a sciorinare sui parquet americani da cinque mesi abbondanti a questa parte. Le triple doppie sono diventate ormai il suo pane quotidiano, tanto da essere forgiato da tutti come il nuovo 'Mister Triple Double' : quella messa a referto ad Orlando ieri notte, la sua 38^ tripla doppia stagionale, ha un sapore ancora più dolce, melodioso, sia perchè avvicina Big Russ ulteriormente ad Oscar Robertson ed al suo attuale record di 41 triple double in stagione, ma anche perchè è quella con più punti segnati nella storia dell'NBA.
Westbrook ha segnato 57 punti all'Amway Center, impreziosendoli con 13 rimbalzi ed 11 assist, risultando essere decisivo nella vittoria della sua squadra, team alle prese con la conquista del miglior seed possibile in ottica playoffs. Anche in casa dei Magic, è stato coperto dagli ormai consueti cori: MVP! MVP! "Decisamente non prendo questo tipo di prestazioni come una cosa normale o dovuta, tutto quello che provo a fare è entrare in campo ogni sera e dare sempre il mio massimo, per me stesso ma anche per i miei compagni che mi mettono in condizione di potermi esprimere al top. Questa è sicuramente una benedizione e una cosa di cui posso andare molto orgoglioso, sono fiero di quello che sto facendo in campo. Provo in tutti i modi ad aiutare la mia squadra" questo quanto dichiarato dal terribile 'zero' dei Thunder subito dopo l'ennesima strabiliante prestazione stagionale, confezionata in Florida, in casa dei derelitti Magic.
A dir poco mostruosi i suoi numeri: in 74 partite disputate fino ad ora in regular season (non ha saltato alcuna gara, percorso netto finora) il nativo di Long Beach non ha mai dato segnali di cedimento, mantenendo un livello prestazionale che ha sempre rasentato la perfezione: 31.8 punti, 10.6 rimbalzi e 10.4 assist, tripla doppia di media che lo potrebbe proiettare di diritto nella storia, infatti è proprio dalla stagione 1961/1962 che non si verifica tutto ciò: fu Oscar Roberson l'unico giocatore del massimo torneo americano di palla a spicchi a chiudere la RS in tripla doppia di media, quando proprio l'ex Superstar militava nei Cincinnati Royals e terminò la stagione con 30.8 punti, 12.5 rimbalzi e 11.4 assist a partita, numeri che però non gli valsero la gioia di portare il suo team agli spareggi. Proprio "Big O" ha osannato nei giorni scorsi l'alieno Westbrook:"Ammiro molto quello che sta facendo Russell Westbrook, sta giocando da inizio stagione un basket sensazionale, letteralmente magnifico vederlo scorazzare da una parte all'altra del campo con irrisoria facilità. L’idea che sia riuscito a caricarsi l’intera squadra sulle spalle dopo la partenza di Durant rende eccezionale la sua impresa, sta compiendo qualcosa di inimmaginabile, è lui l'uomo in missione per salvaguardare Oklahoma City dall'anonimato". Primo per punti segnati, terzo per assist alle spalle di James Harden e John Wall, il dato che impressiona maggiormente è il suo nono posto alla voce rimbalzi totali. I 744 catturati dalla point guard di OKC fino ad ora, infatti, sono secondi soltanto a quelli di Andre Drummond, DeAndre Jordan, Hassan Whiteside, Rudy Gobert, Karl-Anthony Towns, Dwight Howard, Anthony Davis e Marcin Gortat, tutti 'lunghi' che di mestiere fanno appunto questo, cercare di essere il più dominante possibile sotto le plance, sfruttando le rispettive stazze da corazzieri.
Una furia, una forza della natura che punta il canestro avversario con la stessa fame con cui uno squalo si avventa su una preda. Un'iradiddio, a cui le 29 difese avversarie non hanno ancora elaborato la combinazione segreta, il codice magico per arginarne lo smisurato impeto, la nutrita irruenza che emana ogni qualvolta mette piede nei suoi 28 metri preferiti, quelli in cui ama sguazzare liberamente. Il suo habitat naturale, il campo di gioco. Si, è proprio lui la testimonianza che gli alieni esistono, lui che riesce a rendere ordinario ciò che è straordinario, lui che ha avuto il merito di non abbattersi dopo la partenza di Kevin Durant, lui che da solo sta trascinando la sua squadra verso i playoff, lui che è il favorito numero uno nella lotta al titolo di MVP a suon di eccellenti prestazioni. Il prodotto di UCLA è sempre più vicino a guadagnarsi un biglietto di sola andata nella direzione più bella, riconosente, gratificante che ci possa mai essere: la leggenda dell'NBA. Siatene certi, gli extraterrestri esistono, ma non abbiate paura, lui è di animo buono ed è sceso sulla Terra non per farci del male, ma solo ed esclusivamente per farci divertire, e rendere le nostre notti insonni, ricche di NBA, ancora più coinvolgenti, eccitanti. La storia lo attende....e Russ è pronto ad iscrivere il suo nome negli almanacchi della Lega.