#TrustTheProcess: questo è l'hashtag che sta spopolando su Twitter, soprattutto tra i tifosi dei Philadelphia 76ers. Il loro centro è stata la terza scelta assoluta al Draft del 2014, ma di fatto è all'esordio nella NBA, a causa di due operazioni chirurgiche per una frattura da stress al piede destro che lo hanno tenuto lontano dai campi da gioco per due anni. A dispetto del minutaggio limitato - adesso salito a 28 - e ad alcuni turni di riposo dovuti ai back-to-back, il camerunense è diventato subito il leader di una franchigia che solamente nove mesi fa ha faticato a vincere 10 partite di regular season. Il suo rendimento nelle ultime cinque partite giocate - 24.4 punti, 9.4 rimbalzi e 3.2 stoppate di media - basterebbe già a capire la portata di questo giovane campione, ma in realtà dietro c'è molto di più.
Con Simmons e Bayless fermi ai box, con i problemi fisici di Noel e quelli di adattamento alla Association di Rodríguez, Joel ha preso in mano la squadra, che è progressivamente salita di livello, come dimostra il record di 9 vinte e 4 perse nel mese di gennaio. Forte di una difesa che in questo mese è la seconda per punti subiti ogni 100 possessi, Phila sta iniziando a credere di più nei propri mezzi, con i compagni - Ilyasova in primis - che stanno seguendo l'esempio di colui che ormai è diventato il leader dei social media, come dimostra l'hashtag di cui sopra. Alla base degli ottimi risultati in difesa dei Sixers c'è proprio il numero 21, fulcro degli schemi offensivi di Brett Brown, ma anche perno della retroguardia di Philadelphia. "Voglio che sia il gioiello della nostra difesa", ha detto il coach parlando della sua importanza. Con la sua fisicità, infatti, Embiid protegge il ferro in maniera incredibile, consentendo alle ali di fare close out e riuscendo spesso a stoppare chiunque gli si presenti davanti, mostrando una verticalità e un timing degno dei migliori al mondo. Dotato di una buona lettura delle situazioni, di ottimo footwork e di una buonissima capacità di rimanere "basso" con le gambe, Joel riesce a marcare qualsiasi avversario con buoni risultati, nonostante debba ancora migliorare quando si trova sul lato debole, tendendo ancora a guardare troppo il portatore di palla.
I problemi di Philadelphia nascono soprattutto quando lui non è in campo, come si è visto nelle ultime due partite, che non lo hanno visto protagonista a causa di un indolenzimento del ginocchio. Viste anche le croniche difficoltà di Rodríguez in fase di impostazione e un back-court da rinnovare, quando Embiid non è in campo l'attacco stenta a decollare - il 99.4 di offensive rating, il peggiore della Lega, è lì a dimostrarlo. Con lui accanto, invece, i suoi compagni si sentono più tranquilli e tutti giocano con maggiore entusiasmo, tranne forse Jahlil Okafor, il quale probabilmente verrà scambiato da qui alla deadline per le trade, datata al 23 febbraio alle 21 (ora italiana). A ulteriore dimostrazione di questo, c'è l'imminente rientro di Ben Simmons, che dovrebbe tornare a disposizione al massimo nel giro di un mese. Ciò nonostante, Brown ha voluto sottolineare i miglioramenti che il numero 3 del Draft 2015 ha compiuto in questi mesi: "Jahlil è un ottimo giocatore, ha 21 anni e la sua difesa sta migliorando, a rimbalzo va sempre meglio e il suo posizionamento e la consapevolezza offensiva stanno crescendo. Quando pesi il tutto e dici “questo è il quadro di Jahlil Okafor”, è davvero interessante constatare che ha solo 21 anni.” Tuttavia, quello che è evidente è che, quando accanto a Embiid non ci sono né Okafor né Noel (il quale, se Okafor dovesse rimanere, sarebbe pronto a partire), "The Process" ha un rendimento migliore, così come tutta la squadra. Le sette vittorie su otto gare delle scorse settimane si sono verificate anche grazie a questa circostanza.
A questo punto, il quesito più importante - almeno a breve termine - riguarda dunque le ambizioni dei 76ers per il prosieguo della stagione. La questione è di difficile risoluzione, con l'ottavo posto che, al momento, dista "solamente" cinque partite. Un distacco non incolmabile, soprattutto se i guai di Embiid al ginocchio dovessero essere di poco conto come sembra e se il front office di Philadelphia dovesse riuscire a sistemare il roster nei prossimi 20 giorni. Nulla è da escludere. L'obiettivo delle 35 vittorie - traguardo che da queste parti non si taglia dal 2012 - è sicuramente raggiungibile, ma l'impressione è che quello che importa di più sia costruire una squadra competitiva per le prossime stagioni. In altre parole, trust the process.
Articolo di Gabriele Ferrara