Cinquantello. Al bar, al campetto con gli amici, al palazzetto per prendere in giro allenatore e compagni, così si indica il miraggio (per quasi tutti i comuni mortali) della realizzazione di cinquanta punti nell'arco della stessa partita. Sebbene diverse firme NBA oramai siano abituate a navigare in questo mare, mai come quest'anno il "club dei cinquanta" è stato variegato e numeroso: ben otto diversi interpreti provenienti da altrettante diverse franchigie. A suo modo, già questo dato rappresenta un record eguagliato. Ma andando ad analizzare tutte le singole prestazioni, possiamo scoprire sfaccettature non banali. Un piccolo spoiler? Non ci sono LeBron James e Steph Curry, e nemmeno Kevin Durant.

1. Anthony Davis, 50 (Denver Nuggets - New Orleans Pelicans, 26/10/16)

The Eyebrow, il monociglio, ha fissato in alto l'asticella già alla prima uscita della stagione, a fine ottobre contro i Nuggets. Una sinfonia di giocate in post, schiacciate e tiri dalla media degna del miglior violinista. Nonostante questo, per i Pelicans arriverà comunque la prima di una lunga serie di sconfitte destinata a macchiare tutta la prima parte della regular season e solo parzialmente riscattata successivamente. Comunque, con questa prestazione Davis ha messo subito in chiaro le cose: una stella come lui può continuare a brillare ancora per poco dalle parti di New Orleans senza un supporting cast solido e di livello. Front-office avvisato, mezzo salvato, diremmo noi.

2. Russell Westbrook, 51 (Phoenix Suns - Oklahoma City Thunder, 28/10/16)

Appena il tempo di riprendersi dallo shock dell'apertura di stagione, che a farsi notare è uno che tende a rispondere per le rime dentro e fuori dal campo: Russell Westbrook piazza una tripla doppia da 51 punti, 13 rimbalzi e 10 assist (la più prolifica da quella di Kareem Abdul Jabbar del 1975), per schiantare i Phoenix Suns all'overtime. Una splendida prestazione, maturata però in 45 minuti in campo e con la bellezza di 44 tentativi a canestro. Sicuramente un fattore: leadership. Senza Durant, insomma, in Oklahoma le partite le vince (o le perde) sempre lo 0.

3. Klay Thompson, 60 (Indiana Pacers - Golden State Warriors, 05/12/16)

Sicuramente la prestazione dell'anno, quantomeno per quanto riguarda le percentuali al tiro. Nella serata in cui i suoi Warriors asfaltano i Pacers davanti al pubblico amico (142-106), Thompson è assoluto mattatore con 21 canestri segnati su 33 tentati, 8/14 da tre. Alla sirena saranno sessanta punti, in una notte in cui il prodotto di Washington State vedeva il canestro grande come un tinello. La peculiarità? Il tutto in soli ventinove minuti giocati, in una squadra che ha Curry e Durant come altri - modestissimi - violini. Coach Kerr ha deciso di togliere il suo numero 11 a un minuto dalla fine del terzo quarto, lasciandolo fuori dal parquet per tutta l'ultima frazione in una partita già ampiamente in ghiaccio. Qualora avesse giocato anche quei 12 minuti, probabilmente staremmo parlando di una delle prestazioni più prolifiche della storia della lega.

4. John Wall, 52 (Orlando Magic - Washington Wizards, 06/12/16)

Altra prestazione tanto folle quanto inutile ai fini del risultato: la sera dopo l'uragano Thompson a scatenarsi è stato John Wall. Cinquantadue punti, purtroppo non supportati adeguatamente dal resto dei Washington Wizards, costretti a chinare la testa (124-116) in casa contro gli Orlando Magic. Career-high per il classe 1990, a segno con un 18/31 dal campo grazie ad un exploit nel secondo tempo, e capace di flirtare anche con la doppia doppia grazie ad otto assist.

5. DeMarcus Cousins, 55 (Portland Trail Blazers - Sacramento Kings, 20/12/16)

DeMarcus show. Senz'altro la prestazione individuale più chiacchierata ed istrionica di questa prima parte di regular season è andata in scena poco prima delle feste natalizie, al Golden 1 Center di Sacramento. Cousins ha attirato su di sé tutti i riflettori con una prestazione da 55 punti con cinque triple e 17 tiri segnati, arrivando ad un solo punto dal record di carriera in NBA. Ma ciò che ha fatto il giro del mondo è stata la curiosissima scena di fine partita: Cousins subisce fallo e fa canestro, arriva l'esultanza e lo "sputo" (sulla cui volontarietà si discute tuttora) del paradenti verso la panchina avversaria. Gli arbitri decidono per un fallo tecnico, l'ennesimo della carriera del big man da Kentucky, salvo poi aiutarsi con l'instant replay per richiamarlo indietro dagli spogliatoi annullando la decisione. Risultato? Partita vinta per 126-121 e sfogo nelle interviste del post-partita degno di un consumato attore hollywoodiano, al grido di "it's ridicolous!". Siamo tutti tuoi sudditi, DeMarcus.

6. Isaiah Thomas, 52 (Miami Heat - Boston Celtics, 30/12/16)

Come tutte quelle citate finora, anche il sigillo da 52 punti di Isaiah Thomas è arrivato davanti al pubblico di casa dei suoi Boston Celtics. Smaltiti i dolci di natale, il piccoletto da Tacoma (poi autoproclamatosi giocatore del mese di dicembre per la Eastern Conference) ha letteralmente fatto impazzire la difesa di coach Spoelstra con le sue penetrazioni e le cannonate dall'arco. Con un quarto quarto da 29 punti che stabilisce un nuovo record di franchigia, scalzando quello di Larry Bird, oltre che indirizzare la partita nelle mani dei Celtics (avanti 117-114 all'ultima sirena). E pensare che qualcuno diceva che un uomo di 175 centimetri di statura non avrebbe neanche potuto pensare di competere in NBA...

7. James Harden, 53 (New York Knicks - Houston Rockets, 31/12/16)

"È stato come vivere un sogno". Così si esprimeva James Harden al termine della prestazione della vita, dopo una serata in cui è stato capace di abbattere ogni tipo di record personale e di piazzare qualche pietra miliare nella storia della lega. I 53 punti suonano totalmente sovrumani se accostati ai 16 rimbalzi ed ai 17 assist: nessuno mai nella NBA aveva sfondato il muro dei 50+15+15 nella stessa partita, e solo Wilt Chamberlain era stato capace di infilare una tripla doppia con tutti quei punti. Per il barba è stato record personale non solo in questa voce, ma anche in quella delle triple segnate (9!), senza contare il career-high di assist eguagliato. Un esempio di strapotere totale per uno dei più seri candidati al titolo di MVP. Quest'anno più che mai i Rockets sembrano cuciti sulle sue spalle, e lui sembra goderne sera dopo sera, innalzando sempre di più il suo livello non solo come stella ma anche come uomo squadra. Se il livello resta questo, a primavera ne vedremo delle belle.

8. Jimmy Butler, 52 (Charlotte Hornets - Chicago Bulls, 02/01/17)

Anno nuovo, cinquantello nuovo. Stavolta il protagonista è forse meno sospettabile: Jimmy Butler sta finalmente facendo vedere tutto il suo potenziale dopo un inizio di stagione non brillante, oscurato anche dal ritorno a casa di Wade e dalle tante storie che gravitano attorno a Rajon Rondo, finito fuori dal quintetto titolare dopo essere stato anche sospeso per una gara. Nel momento del bisogno, ecco che Butler batte un colpo: prima i 40 con tanto di buzzer beater per vincere la partita contro Brooklyn prima di capodanno, poi i 52 con 12 rimbalzi e tre palle rubate per avere ragione degli Charlotte Hornets allo United Center. La bellezza di diciassette punti negli ultimi quattro minuti hanno permesso ai suoi Bulls di avere la meglio in una partita tiratissima (118-111), sperando in un 2017 più ricco di gioie in quel dell'Illinois.