La notte scorsa, durante l'intervallo della gara di regular season vinta contro i Los Angeles Lakers, i Miami Heat hanno ufficialmente ritirato la maglia numero 32 di Shaquille O'Neal, centro che con la franchigia della Florida ha giocato per tre stagioni e mezzo, contribuendo alla conquista del primo titolo della storia della squadra di South Beach. In linea con la personalità del protagonista, la cerimonia è stata divertente e piena di colpi scena.
La mamma di Shaq, la signora Lucille, ha fatto infatti la sua entrata trionfale sul parquet della American Airlines Arena su un Tir, soprannominato Diesel, come da nickname di O'Neal. E' stata poi la volta di Erik Spoelstra, assistente allenatore ai tempi del primo titolo di Miami, raccontare alcuni degli episodi più divertenti dell'avventura di Shaq in Florida (come la sua abitudine di correre nudo per il campo durante gli allenamenti). Introdotto da Alonzo Mourning - altro Hall of Famer e giocatore simbolo di quegli Heat - O'Neal ha ringraziato Pat Riley, presidente della franchigia e anche allenatore nell'anno del titolo (quando subentrò a Stan Van Gundy): "Molte persone credono che io e Pat abbiamo dei problemi - ha detto il mattatore della serata - ma non è così. Ti voglio bene e ti rispetto, così come rispetto questa franchigia. Quando prendesti la guida della squadra, sapevo che avremmo vinto il titolo. Senza la tua spinta non saremmo mai riusciti a fare ciò che abbiamo fatto". Shaq ha poi tranquillizzato i tifosi degli Heat: "Pat Riley farà qualsiasi cosa per riportare in alto questa franchigia".
Sul titolo del 2006: "Eravamo un gruppo di giocatori che erano stati dei punti di riferimento in altre squadre nelle rispettive carriere. Io, Pat e Dwyane Wade abbiamo solo tenuto il gruppo insieme. La cosa migliore che Pat abbia mai fatto per noi è stata spostare l'inizio dell'orario di allenamenti a mezzogiorno. Prima si cominciava alle dieci, poi ho parlato con Pat e gli ho detto che se l'avesse spostato, noi giocatori avremmo potuto continuare a uscire la sera, andare sulla spiaggia e fare le quattro del mattino. In quel modo avremmo comunque avuto sei-sette ore di sonno. Quello è stato il primo passo verso il titolo, il mio quarto complessivo, ma il mio secondo preferito. Il primo - con i Lakers e con Kobe Bryant - è stato e rimane speciale, ma lo è anche quello del 2006, innanzitutto perchè nessuno pensava che ce l'avremmo fatta. In secondo luogo, perchè io non giocai al mio livello in quelle Finals, ma Dwyane Wade fu straordinario a darmi il cambio, da vera superstar. Grande merito anche ad Alonzo Mourning: entrava dalla panchina e dominava in difesa e sotto i tabelloni".
Ha preso poi la parola ovviamente anche Pat Riley, tuttora presidente degli Heat, che nel 2004 acquisì O'Neal dai Los Angeles Lakers, in una trade che vide coinvolti Caron Butler, Brian Grant, Lamar Odom e due scelte al draft: "Shaq è stato un giocatore di quelli che passano una volta nella vita. Uno di quelli che non sono entrano nella storia dell'Nba, ma che cambiano il destino di una franchigia. Il suo arrivo ha significato molto per noi. Con lui abbiamo trascorso tre anni e mezzo fantastici, nonostante tutto ciò che ancora si dice sul suo addio nel 2008". Già, perchè nel febbraio del 2008 Riley spedì O'Neal ai Phoenix Suns di Mike D'Antoni (e Steve Kerr), in cambio di Marcus Banks e Shawn Marion. La chiusura del rapporto tra i due fu tempestosa (Shaq avrebbe poi concluso la sua carriera vestendo infine le maglie dei Boston Celtics e dei Cleveland Cavaliers), al punto che lo stesso O'Neal ha recentemente dichiarato di essere rimasto sorpreso dall'omaggio ricevuto con il ritiro della maglia all'American Airlines Arena. Un matrimonio burrascoso dunque, durato relativamente poco, con un titolo conquistato in maniera rocambolesca. Sotto 2-0 contro i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki (allenatore Avery Johnson) e in netta difficoltà in gara-3 (quella del tiro allo scadere di Gary Payton), i Miami Heat riuscirono infatti a rimontare i texani, trascinati da un fantastico e giovane Dwyane Wade, aggiudicandosi il primo titolo della storia della franchigia.